Il mondo è ufficialmente sull’orlo di un sesto evento di estinzione di massa, principalmente a causa nostra miopia che ci impedisce di credere davvero al pericolo che si sta preparando e non ci fa rinunciare ad una quantità di cose di cui potremmo fare a meno, permettendoci di diminuire in modo importante le emissioni di gas serra. Sono ormai molti gli scienziati che stanno tentando di avvisarci che è necessario apportare cambiamenti urgenti al modo in cui gestiamo le risorse della Terra se vogliamo prevenire una crisi di biodiversità veramente apocalittica. Questa esortazione è contenuta in un editoriale pubblicato sulla rivista Science la scorsa settimana.
Sostanzialmente, l’editoriale sostiene che è necessario tornare a condividere parti più grandi del pianeta con i nostri coinquilini: piante e animali. Ignorare questo avviso potrebbe portare conseguenze nefaste per tutti.
L’editoriale, scritto dal capo scienziato della National Geographic Society Jonathan Baillie e dal biologo dell’Accademia cinese di scienze Ya-Ping Zhang, spiega che i governi di tutto il mondo si stanno incontrando al Convegno sulla diversità biologica a Pechino per discutere degli obiettivi di biodiversità. Se vogliamo evitare il collasso della fauna selvatica del mondo, bisogna restituire il 50% della terra e degli oceani del mondo a flora e fauna e a proteggerli entro il 2050.
“In parole povere, abbiamo raggiunto il limite di spazio ed energia disponibili sul pianeta, dobbiamo decidere quanto siamo disposti a condividerli con gli altri abitanti per preservare l’ambiente“, scrivono Zhang e Baillie.
“Se vogliamo veramente proteggere la biodiversità e fruire dei benefici degli ecosistemi, i governi di tutto il mondo devono stabilire un programma molto ambizioso per ampliare le aree protette, assicurandosi che vi siano le risorse necessarie a realizzarlo.
“Sia da un punto di vista etico che funzionale, il depauperamento in corso degli ecosistemi naturali è estremamente preoccupante.”
La maggior parte delle stime effettuate dagli scienziati dimostra che è necessario proteggere tra il 25 e il 75 per cento di ogni ecosistema per salvaguardare la biodiversità. Zhang e Baillie ammettono che si tratta di una sfida colossale per tutta l’umanità.
“Fissare obbiettivi troppo bassi potrebbero avere importanti implicazioni negative per le generazioni future e per tutta la vita sulla terra, pertanto ogni stima deve essere errata per eccesso“, spiegano.
Non a caso, la nuova ondata di estinzioni di massa arriva in un momento di crescita esponenziale della popolazione umana. Ad inizio 2018, c’erano 7,4 miliardi di esseri umani sul pianeta, ma questo numero potrebbe salire ad oltre 10 miliardi entro il 2050. Gli esseri umani costituiscono circa il 36% della biomassa totale dei mammiferi sulla Terra. Un incredibile 60% è il bestiame utilizzato dagli esseri umani, e solo il restante 4% è costituito da mammiferi selvatici.
La massiccia presenza umana ha, inevitabilmente, un effetto distruttivo sull’ambiente e sui suoi abitanti, sia attraverso la distruzione diretta degli habitat, sia attraverso l’introduzione forzata di specie invasive dovuta alla riduzione degli spazi vitali. Dobbiamo fare qualcosa e dobbiamo farlo presto.
“Quanta parte del pianeta dovremmo lasciare alle altre forme di vita? Questa è la domanda con cui l’umanità deve ora cimentarsi“, concludono i dei scienziati.