La scoperta di alcune ossa fossili dell’antichissimo uccello elefante del Madagascar ha dato adito all’ipotesi che la loro estinzione sia stata causata dall’intervento dei nostri antenati preistorici che, probabilmente, li hanno cacciati senza sosta, fino alla loro completa estinzione.
L’ipotesi sembra essere suffragata dal fatto che le ossa ritrovate presentano quasi sempre rivelatrici tracce di armi da taglio. Secondo gli scienziati, queste ossa costituirebbero la prova che L’uccello elefante del Madagascar sia stato sottoposti a caccia spietata per utilizzarlo come cibo.
Le ossa fossili ritrovate sono state datate a circa 10.000 anni fa. Fino ad ora, si pensava che i primi esseri umani fossero approdati in Madagascar in un periodo compreso tra i 2.500 ed i 4.000 anni fa.
“Questa scoperta spinge indietro la data dell’arrivo degli esseri umani su quest’isola di almeno 6.000 anni”, ha spiegato il dott. James Hansford, della Zoological Society di Londra, nel Regno Unito.
Gli Aepyornis sono un genere di giganteschi uccelli vissuti in Madagascar, appartenenti alla famiglia degli uccelli elefante (Aepyornithidae), che comprende anche i Mullerornis, più piccoli, anch’essi estinti.
Si ritiene che fossero i più grandi uccelli mai esistiti. Potevano misurare fino a 3 metri e più d’altezza, per un peso di oltre mezza tonnellata. Le loro uova avevano una circonferenza di oltre un metro ed una lunghezza di più di 35 cm; il loro volume era circa 160 volte quello di un uovo di gallina. Il DNA dell’Aepyornis è stato estratto con successo dai resti di gusci d’uova da un gruppo di ricercatori australiani.
Come i loro parenti ancora viventi, gli Aepyornis erano inadatti al volo, ma le loro ossa non avevano midollo. Siccome il Madagascar si staccò dal continente africano tempo prima della nascita dei ratiti, si pensa che gli Aepyornis abbiano perso la capacità di volare e raggiunto dimensioni enormi in situ, per un fenomeno di gigantismo insulare; questi animali cominciarono probabilmente a differenziarsi dallo struzzo 85 milioni di anni fa, quando il Gondwana era unito da un istmo all’isola.
Tuttavia, il DNA mitocondriale dei resti fossili di quest’animale non è ancora stato sequenziato ed analizzato, quindi al riguardo vi possono essere solo ipotesi.
L’estinzione dell’uccello elefante del Madagascar
Si è sempre ritenuto che l’estinzione di questi animali sia stata causata da fattori umani, poiché essi erano un tempo diffusi su tutta l’isola, ed ovunque abbastanza comuni.
Le ricerche effettuate prima dell’ultimo ritrovamento di ossa fossili segnate da armi da taglio e il ritrovamento di numerosi frammenti di uova di Aepyornis fra le ceneri di fuochi preistorici, fceva presumere che gli esseri umani si nutrissero delle uova di questi uccelli senza, però, dirimere il dubbio circa al possibilità che venissero anche cacciati per le carni o se su di essi vigesse un tabù (“fady”).
Gli ultimi ritrovamenti dirimono questo dubbio grazie ai chiari segni di macellazione. La data certa dell’estinzione di questi grossi uccelli è incerta e per ricavarla non si può fare conto sul folklore locale, nel quale le storie su questi animali si sono propagate per secoli dopo la loro scomparsa.
Oltre alla caccia da parte dell’uomo, all’estinzione di questi colossi avrebbero potuto contribuire le malattie portate dagli uccelli introdotti dall’Africa, come faraone e polli ed i cambiamenti climatici in atto, come la progressiva perdita di umidità del Madagascar nell’Olocene.
Oltre a sollevare interrogativi sulla storia umana, la scoperta suggerisce che è necessaria una “teoria dell’estinzione radicalmente diversa” per comprendere la perdita di questa fauna fauna unica al mondo.
In realtà, sembrerebbe che piuttosto che spazzare via questi grandi uccelli in un tempo piuttosto breve, gli esseri umani preistorici ci avrebbero vissuto accanto per migliaia di anni, prima che si estinguessero circa 1.000 anni fa.
“Gli esseri umani sembrano coesistere con gli uccelli elefante e altre specie ormai estinte da oltre 9000 anni, apparentemente con un impatto negativo più limitato di quanto pensassimo sulla biodiversità per la maggior parte di questo periodo, fatto che ci offre nuove prospettive per la conservazione della biodiversità oggi“, afferma il dott. Hansford.
Gli uccelli elefanti, una volta erano una vista comune in Madagascar. Pesavano almeno mezza tonnellata, erano alti circa 3 metri e deponevano uova giganti, più grandi di quelle dei dinosauri. Gli uccelli elefanti, Aepyornis e Mullerornis , vivevano insieme ad altre specie notevoli sull’isola, tra cui i lemuri giganti, anch’essi estinti. Ci sono un certo numero di teorie sul perché e quando questo sia accaduto, e su quanto gli esseri umani vi siano stati coinvolti.
“Non sappiamo da dove venissero gli uomini che colonizzarono il Madagascar e per scoprirlo avremo bisogno di massicce campagne di studio, a livello paleontologico e archeologico“, ha affermato la professoressa Patricia Wright della Stony Brook University, co-ricercatrice dello studio.
“Le domande che restano sono: chi erano queste persone? Da dove venivano? E quando e perché sono scomparsi? E perchè i grandi uccelli, e non solo quelli, con cui avevano convissuto per migliaia di anni, al’improvviso scomparvero?”
La scoperta di queste ossa dimostra che diecimila anni fa esseri umani preistorici risiedevano in Madascar, cacciavano i grandi uccelli e la fauna locale che, pian piano, fiaccata dalla lunga caccia, finì per estinguersi. Non sappiamo da dove arrivassero questi esseri umani, fino a ieri pensavamo fossero approdati nell’isola almeno 5000 anni più tardi e non abbiamo altre prove della loro presenza che i segni sulle ossa degli uccelli.
Nuovi studi su nuovi reperti ancora da ritrovare saranno fondamentali per rispondere alle domande che hanno aperto le ossa ritrovate.
Fonte: Science Advances.