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Asteroidi: useremo l’atmosfera della Terra per catturarli e metterli in orbita. Vantaggi e rischi.

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Ricordate l’articolo in cui si ipotizzava di catturare piccoli asteroidi e tenerli in orbita intorno alla Terra per utilizzarli in caso di bisogno contro asteroidi più grandi in rotta di collissione con il nostro pianeta

Dimenticatelo.

In un nuovo articolo apparso recentemente su Acta Astronautica, alcuni ingegneri spiegano di stare elaborando una strategia per deviare asteroidi verso la Terra, in modo che l’atmosfera del nostro pianeta possa rallentarli e permetterne il posizionamento in orbita dove potremmo sfruttarne le risorse. Secondo un ricercatore, Minghu Tan, dell’università di Glascow, Regno Unito, questa che potrebbe sembrare un’idea folle è, in realtà, una grande occasione di business.

Perchè business? Perché posizionare asteroidi in orbita terrestre potrebbe permetterci di sfruttarne facilmente le risorse come acqua e metalli preziosi, utili non solo sulla Terra ma anche a supportare le future missioni umane nello spazio. Bisogna, però, dire che diversi scienziati si sono espressi negativamente su questa idea.

Lo studio prevede l’utilizzo dell’aerobraking, cioè sfruttare la resistenza creata dall’atmosfera terrestre per rallentare il percorso di un oggetto in arrivo. L’aerobraking non è un’idea nuova: ogni astronave in fase di rientro sulla Terra lo usa per rallentare prima di atterrare, e anche diverse sonde che abbiamo inviato su altri pianeti, come le missioni Venus Express e ExoMars dell’Agenzia spaziale europea, hanno utilizzato questa tecnica per rallentare dalla velocità di crociera ed immettersi correttamente in orbita.

Nel loro studio, Tan ed i suoi colleghi propongono di utilizzare l’aerobraking per rallentare piccoli asteroidi abbastanza da evitare che proseguano oltre la Terra e si immettano in orbita dove potrebbero diventare vere e proprie miniere orbitali di materie prime. Le risorse estratte dagli asteroidi potrebbero poi essere utilizzate sulla Terra o portate alle stazioni spaziali per rifornire future missioni o operazioni. L’acqua, scrivono, potrebbe persino essere scissa in idrogeno e ossigeno per ottenere propellente. Tutto ciò che servirebbe è un veicolo spaziale, con o senza equipaggio, in grado di dare all’asteroide un spinta calcolata con precisione. 

Se la manovra fosse realizzata abbastanza lontano dalla Terra, probabilmente basterebbe una spinta minima per ottenere la deviazione richiesta. Ovviamente l’astronave dovrebbe seguire il cammino dell’asteroide, pronta ad effettuare eventuali correzioni di rotta.

Secondo l’astronomo Sherry Fieber-Beyer, non coinvolto nello studio, una simile impresa sarebbe grandiosa ma il direttore dell’osservatorio di studi spaziali dell’università del North Dakota a Grand Forks il cui commento evidenzia che, sebbene l’idea sembri buona e sulla carta sembri perfetta, c’è un grosso problema: sebbene le traiettorie di molti asteroidi prossimi alla Terra siano relativamente ben note, la loro composizione non lo è. Il metallo e altri materiali densi reagiscono in modo diverso rispetto alle rocce più leggere, e masse ed densità potrebbero creare problemi ed imprevisti. Un asteroide composto di ferro solido difficilmente potrebbe essere rallentato a sufficienza attraverso l’aerobraking. Inoltre, a volte, quelli che sembrano asteroidi non non altro che mucchi di terra e sassi privi diqualsiasi valore.

Allineato con Feiber-Beyer è anche il fisico Ingo Mueller-Wodarg, che studia le atmosfere planetarie all’Imperial College di Londra. A suo avviso, un altro potenziale problema sta nel fatto che gli asteroidi non sono sfere perfette e che un oggetto con una forma molto irregolare potrebbe oscillare imprevedibilmente e andare fuori controllo.

In effetti, l’aerobraking delle sonde spaziali viene gestito anche grazie a piccoli razzi frenanti la cui azione permette di compensare oscillazioni o rotazioni impreviste e mantenerli in rotta.

Il rischio maggiore è, secondo Mueller-Wodarg e Fieber-Beyer, che un piccolo errore potrebbe far precipitare l’asteroide sulla Terra, causando morte e distruzione. 

La risposta di Tan a questa obiezione è che dovrebbero essere coinvolti in queste attività solo asteroidi di diametro inferiore ai 30 metri che, in caso di errore, si vaporizzerebbero attraversando l’atmosfera inferiore, anche se riconosce che sarebbe necessaria molta cautela nello spostare un asteroide costituito da un materiale più denso come il ferro, che potrebbe non bruciarsi completamente.

Insomma, il sistema indicato da Tan sembrerebbe avere il pregio di essere economico e vantaggioso anche logisticamente ma non lascia spazio neanche a piccoli errori, tanto è rischioso.

Esistono già aziende come Deep Space Industries e Planetary Resources che stanno progettando sistemi per catturare asteroidi per estrarne le risorse e potrebbero essere tentate di valutare progetti come quello di Tan e collaboratori. In effetti sono già noti oltre mille asteroidi che si adattano ai requisiti di tipologia e taglia previsti dal lavoro di Tan.

Certo, l’idea di dirigere intenzionalmente un asteroide di una certa dimensione verso la Terra per scopi economici potrebbe avere qualche detrattore e incontrare una certa opposizione.

Per informazioni, basta chiedere ai dinosauri.

Fonte: Science

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