Mentre la comunità scientifica discute l’audace congettura dell’astrofisico di Harvard Avi Loeb secondo cui il nostro sistema solare è stato visitato da una civiltà extraterrestre avanzata, la filosofa Susan Schneider, che detiene la Baruch Blumberg Chair, Library of Congress e NASA, ha alzato preventivamente la posta, suggerendo che l’intelligenza artificiale esiste nell’universo ed ha miliardi di anni.
Non credo che le civiltà aliene più avanzate siano biologiche
“Non credo che le civiltà aliene più avanzate siano biologiche“, afferma Susan Schneider dell’Università del Connecticut e dell’Institute for Advanced Studies di Princeton. “Le civiltà più sofisticate saranno postbiologiche, forme di intelligenza artificiale o superintelligenza aliena“. Schneider è uno dei pochi pensatori – al di fuori del regno della fantascienza – che ha considerato l’idea che l’intelligenza artificiale sia già là fuori, e che vi sia da eoni.
Il recente studio di Schneider per la NASA, Alien Minds, chiede “Come penserebbero gli alieni intelligenti? Avrebbero esperienze coscienti?” Schneider, scienziato cognitivo e filosofo, si chiede: “se dovessimo incontrare intelligenza e coscienza extraterrestri, come potrebbe “apparire” e saremmo in grado di riconoscerla?”.
Gli alieni sono IA superintelligenti?
Sebbene siamo consapevoli che la nostra cultura è antropomorfica, Schneider immagina che il suo suggerimento che gli alieni siano supercomputer possa colpirci come inverosimile. Quindi qual è la sua logica, alla base dell’idea che le civiltà aliene più intelligenti che potremo incontrare saranno IA superintelligenti?
Schneider offre tre osservazioni che, insieme, supportano la sua conclusione sull’esistenza della superintelligenza aliena.
La finestra breve
Il primo è relativa al “breve periodo di osservazione“: secondo la ricercatrice, una volta che una società sviluppa una tecnologia che potrebbe metterla in contatto con il cosmo, trascorrono sono solo poche centinaia di anni prima che cambi il proprio paradigma passando dalla biologia all’intelligenza artificiale. Questa “breve finestra” rende più probabile che eventuali alieni che incontreremo siano postbiologici.
L’idea della breve finestra di osservazione è supportata dall’evoluzione culturale umana, almeno fino ad ora. I nostri primi segnali radio risalgono solo a circa centoventi anni fa, e l’esplorazione spaziale ha solo una cinquantina d’anni, ma siamo già immersi nella tecnologia digitale, come telefoni cellulari e computer portatili.
Maggiore età delle civiltà aliene
Il secondo argomento di Schneider è “la maggiore età delle civiltà aliene“. I fautori del SETI hanno spesso concluso che dovrebbero esserci molte civiltà aliene più antiche della nostra“… tutte le linee di prova convergono sulla conclusione che l’età massima che potrebbero avere intelligenze extraterrestri sarebbe di miliardi di anni, in particolare si ritiene che la fascia di età entro cui potrebbero essersi sviluppate civiltà tecnologiche aliene vada da 1,7 miliardi a 8 miliardi di anni.
Siamo bambini galattici
Se molte civiltà extraterrestri sono milioni o miliardi di anni più vecchie di noi, molte saranno molto più intelligenti di noi o, almeno, più evolute. Secondo i nostri standard, molte sarebbero super intelligenti. “Siamo“, dice Schneider, “bambini galattici“.
Ma sarebbero forme di intelligenza artificiale, oltre a forme di superintelligenza? Schneider dice di sì. Anche quelle civiltà ancora biologiche sarebbero sicuramente dotate di miglioramenti cerebrali tecnologici, una specie di neuralink molto più avanzata, e la loro superintelligenza sarebbe raggiunta con mezzi artificiali, cosicchè potremmo considerarle “intelligenze artificiali”.
Non a base di carbonio
Ma la Schneider sospetta qualcosa di più forte e sconvolgente di questo: che le superinteligenze aliene non saranno a base di carbonio.
La tecnologia potrà permettere di caricare la personalità di una creatura su un corpo artificiale, un modo non sono di essere più intelligenti ma anche di avvicinarsi all’immortalità.
Un corpo artificiale consentirebbe di sopravvivere in una varietà di condizioni cui le forme di vita a base di carbonio non resisterebbero. Inoltre, il silicio sembra essere un mezzo migliore per l’elaborazione delle informazioni rispetto al cervello stesso. I neuroni raggiungono una velocità di picco di circa 200 Hz, che è sette ordini di grandezza più lenta degli attuali microprocessori.