In caso di pericolo le prede fingono la morte. Questo particolare comportamento chiamato tanatosi, dal greco “thanatos” (θάνατος), viene utilizzato con astuzia sia dai alcuni rettili, anfibi, pesci, uccelli e mammiferi che da diversi insetti.
Alcuni esseri viventi rimangono immobili, se in pericolo, per lunghi periodi di tempo. Questo comportamento è una strategia messa in atto da una preda quando viene colta di sorpresa o in situazioni in cui non ha vie di fuga.
In caso di pericolo le prede fingono la tanatosi immobilizzandosi per alcuni minuti e fino ad alcune ore, assumendo l’aspetto e la posizione di un cadavere.
Ad esempio, Charles Darwin registrò il comportamento di uno scarafaggio che rimase completamente immobile per 23 minuti, mentre l’Università di Bristol documentò il comportamento di una larva in un formicaio che si finse morta per 61 lunghi minuti.
Tra i mammiferi marsupiali che si fingono morti l’esempio più eclatante è quello dall’Opossum della Virginia (Didelphis virginiana): in caso di pericolo entra in una forma di coma, rimane sdraiato di lato, con la bocca e gli occhi aperti, la lingua che fuoriesce, ed emette un liquido verde e maleodorante dall’ano.
Il suo comportamento è tale che in inglese la parola “tanatosi” assume la forma di un modo di dire “playing possum”, cioè “fare l’opossum”.
Se le prede si fingono morte un predatore non sarà in grado di prevedere quando la potenziale preda si muoverà di nuovo, attirerà l’attenzione e diventerà così un pasto.
I predatori devono nutrirsi, e lo devono fare in fretta, non possono aspettare indefinitamente. Allo stesso modo, anche le prede potrebbero perdere la loro vita se rimangono immobili troppo a lungo.
Pertanto, la simulazione della morte o tanatosi potrebbe essere meglio interpretata come parte di un gioco mortale a nascondino in cui la preda potrebbe trarre il maggior vantaggio fingendo la morte se nei paraggi sono presenti altre potenziali vittime prontamente disponibili.
Le prede fingono la tanatosi: sopravvivenza
Uno studio, pubblicato sulla rivista scientifica Biology Letters, ha coinvolto la valutazione dei benefici della “tanatosi” o finta morte prendendo in considerazione un predatore che visita piccole popolazioni di prede.
I ricercatori hanno utilizzato simulazioni al computer che utilizzano il teorema del valore marginale, un modello classico di ottimizzazione.
L’autore principale dell’articolo, il professor Nigel R. Franks della School of Biological Sciences dell’Università di Bristol, ha dichiarato: “Immagina di essere in un giardino pieno di cespugli di frutti di bosco identici. Vai al primo cespuglio. Inizialmente raccogliere e consumare frutta è veloce e facile, ma man mano che spogli il cespuglio, trovare altri frutti diventa sempre più difficile e richiede più tempo.
“Ad un certo punto, dovresti decidere di andare in un altro cespuglio e ricominciare da capo. Sei avido e vuoi mangiare più frutta il più rapidamente possibile. Il teorema del valore marginale ti dice quanto tempo spendere per ogni cespuglio dato che quel tempo andrà perso spostandosi al cespuglio successivo.
“Usiamo questo approccio per considerare un uccellino che visita macchie di vistose fosse di formicaio e mostrare che le larve di formicaio che sprecano parte del tempo del predatore,”fingendosi morte” se vengono lasciate cadere, cambiano il gioco in modo significativo. il predatore andrà a cercare altrove “.
Il modello suggerisce che le larve di formicaio non guadagnerebbero in modo significativo se rimanessero immobili anche più a lungo di quanto non facciano effettivamente.
Ciò suggerisce che in questa corsa alla sopravvivenza tra predatori e prede, la finta morte è stata prolungata a tal punto che difficilmente può essere migliorata ulteriormente.
Quando le prede fingono la morte è un po ‘come tentare un gioco di prestigio. I maghi distraggono il pubblico dall’osservare i loro giochi di prestigio incoraggiandoli a guardare altrove.
Proprio come fanno le larve di formicaio che cercano di sfuggire al predatore. Il predatore guarda altrove. Sembra che fingere di essere morto sia un ottimo modo per sfuggire ai predatori e sopravvivere.
La tanatosi nei predatori
Più di rado a mettere in pratica la tanatosi sono i predatori a danno delle prede. È il caso, ad esempio, della volpe comune (Vulpes vulpes), che si finge morta per attirare i corvi: questi, scambiandola per una carogna, le si avvicinano, ma appena giungono alla sua portata vengono catturati e sbranati.
Lo stesso tipo di comportamento, per fare un altro esempio, lo adotta un pesce, il ciclide africano Nimbochromis livingstonii, che giacendo di fianco sul fondo sabbioso, finge di essere morto, per attrarre i saprofagi che poi divora.
Tra i rettili, alcuni colubridi, come la biscia dal collare (Natrix natrix), si fingono morti per difendersi. Se infastidite si distendono con il ventre verso l’alto, aprono la bocca e rilasciano dalla cloaca un liquido maleodorante simile all’odore di un cadavere. Riescono ad emettere sangue dalla bocca (autoemorrea), per rendere la finzione più credibile.
Alcuni tra gli anfibi esistono predatori che fingono la tanatosi, per esempio il rospo africano Bufo superciliaris se minacciato si distende pancia all’aria, con gli arti ripiegati, apparentemente privo vita.
Un comportamento simile è stato osservato anche in alcune specie europee, come la Rana dalmatina.