L’urlo di Munch è stato dipinto da Edvard Minch, figlio di un medico militare, Munch nasce nel 1863 a Løten, un villaggio non lontano da Christiania. È il secondo di cinque figli.
L’urlo di Munch ha rivelato un segreto, una minuscola scritta trovata nell’angolo in alto a sinistra del famoso e discusso dipinto di Edvard Munch. La misteriosa iscrizione dice: “Potrebbe essere stata dipinta solo da un pazzo!”
Dopo un lungo dibattito gli esperti hanno suggerito che la paternità dell’iscrizione nel dipinto l’urlo di Munch possa essere attribuita o a un vandalo insoddisfatto o allo stesso autore norvegese del dipinto.
Una nuova analisi calliugrafica sembra fare luce sulla misteriosa iscrizione che quasi senza dubbio sembra essere scritta con la stessa calligrafia dell’autore Edvard Munch.
La minuscola iscrizione, realizzata con un tratto di matita, è poco chiara ma ancora visibile ad occhio nudo.
“È stata molto difficile da interpretare”, ha detto in una dichiarazione Thierry Ford, il conservatore dei dipinti del Museo Nazionale norvegese. “Attraverso un microscopio, puoi vedere che le linee della matita sono fisicamente sopra la vernice e sono state applicate dopo che il dipinto era finito”.
Tuttavia non era chiaro né quando né perché.
Secondo il New York Times questa versione de “l’urlo di Munch”” era una delle quattro versioni dipinte dall’artista, ma l’unica a presentare la scritta vergata con una matita.
L’iscrizione fu notata per la prima volta da un critico d’arte danese nel 1904 quando il dipinto fu esposto a Copenaghen, circa 11 anni dopo che Munch lo dipinse. Il critico pensava, all’epoca, che un membro del pubblico avesse tracciato la scritta.
Per svelare il mistero de “l’urlo di Munch” , Mai Britt Guleng, curatore del Museo Nazionale di Norvegia e il team hanno scattato fotografie a infrarossi del dipinto. Le scansioni hanno mostrato molto più chiaramente i segni dell’iscrizione.
I ricercatori hanno confrontato le iscrizioni con la calligrafia di Munch dei suoi diari e nelle sue lettere e hanno analizzato i dettagli della prima mostra del dipinto in Norvegia.
I ricercatori ritengono che Munch abbia tracciato a matita la frase dopo che il suo dipinto “l’urlo di Munch” fu esposto per la prima volta a livello nazionale alla galleria Blomqvist in Norvegia nel 1893 (Munch aveva già esposto in passato il suo dipinto anche all’estero).
L’urlo di Munch, le critiche
Il dipinto di Munch in Norvegia attirò molte critiche, infatti un critico d’arte, tale Henrik Grosch scrisse che il dipinto era la prova che le persone non dovrebbero “considerare Munch un uomo serio con un cervello normale”.
All’epoca, la Student Society di Kristiania tenne un evento nel quale si discusse ampiamente dei dipinti del pittore Edvard Munch.
Durante l’evento alcuni partecipanti espressero diverse opinioni positive sulla sua arte, ma altri, come lo studente di medicina Johan Scharffenberg, mise in dubbio lo stato mentale di Munch.
Probabilmente Munch era presente al dibattito ed evidentemente prese a cuore quei commenti, poiché menzionò l’evento nelle sue lettere e annotazioni nel suo diario più volte nei decenni seguenti.
Munch non era certamente pazzo, ma era molto preoccupato, in generale, per le malattie ereditarie, poiché molti membri della sua famiglia soffrivano di disturbi mentali.
Inoltre la sua vita fu segnata fin dai primi anni da gravi lutti, da perdite che lasceranno un vuoto incolmabile nella sua esistenza.
Ancora bambino perde la madre e l’amatissima sorella maggiore Sophie, più tardi moriranno anche il fratello Andreas e il padre, con il quale il pittore ha da sempre un rapporto difficile.
La sorella minore Laura sarà invece consumata dalla malattia mentale.
Lo stesso Edvard Munch sperimenta più volte nella sua vita lo stato di malattia, sarà affetto da alcoolismo e crisi depressive.
“La teoria è che Munch l’abbia scritto dopo aver ascoltato il giudizio di Scharffenberg sulla sua salute mentale, nel 1895 o dopo il 1895.
È ragionevole presumere che l’abbia fatto subito dopo, durante o dopo la mostra a Kristiania”, ha spiegato Guleng. “L’iscrizione può essere letta come un commento ironico, ma allo stesso tempo come espressione della vulnerabilità dell’artista”.
Il dipinto sarà esposto al nuovo Museo Nazionale della Norvegia una volta che aprirà a Oslo nel 2022.