di Oliver Melis
Uno dei principali interrogativi che si sta ponendo la ricerca scientifica riguarda le origini della vita. Sono molte le ipotesi sulle quali si lavora alcune delle quali sembrano puntare sulla panspermia, ossia l’idea che la vita, o almeno i suoi mattoni fondamentali, sia giunta sulla Terra viaggiando a cavallo di comete e meteoriti precipitati sul nostro pianeta durante la sua fase primordiale mentre altre ipotesi sembrano convergere verso alcune reazioni chimiche che potrebbero essersi verificate spontaneamente generando i mattoni della vita come fenomeno particolare della Terra, rendendo l’esistenza della vita, di fatto, qualcosa di unico o, almeno, rarissimo.
Un’ipotesi sullo sviluppo della vita chiama in causa gli oceani, per la precisione i suoi fondali dove sono state scoperte molte sorgenti termali di origine vulcanica che ospitano un ecosistema di esseri viventi che possono proliferare nonostante la mancanza di luce. Alcuni batteri, sarebbero il primo anello di questa catena e forse sono stati i primi esseri viventi a essersi sviluppati, al riparo da sbalzi termici, dalle radiazioni del Sole e dal pesante bombardamento meteorico che ha imperversato sulla Terra per milioni di anni.
Ma la vita potrebbe anche essersi formata in luoghi lontani, impensabili, nello spazio ad esempio, o, secondo alcuni, sulle comete. Gli elementi fondamentali sarebbero stati portati sulla Terra proprio da questi corpi celesti, residui della formazione del sistema solare. E’ innegabile che la Terra neonata subì un intenso bombardamento di meteoriti, asteroidi e parti di comete. Queste ultime, come è stato dimostrato, contengono moltissimi composti organici che forse potrebbero aver resistito all’impatto con il nostro pianeta. Il problema che, però, sorge ancora, è capire come abbiano fatto questi composti a formarsi sulle comete.
Un’ulteriore un’ipotesi sulla nascita della vita prevede che possa essersi sviluppata nel sottosuolo, nell’argilla. La concentrazione di molecole prebiotiche sia negli oceani che in atmosfera sarebbe molto bassa per consentire adeguate combinazioni atte a formare un organismo vivente in grado di riprodursi. Invece certi cristalli contenuti nell’argilla potrebbero aver fornito una sorta di innesco. Una volta avvenuto l’innesco la vita si sarebbe trasferita negli oceani che avrebbe, nel corso dei miliardi di anni, generato la diversità biologica che oggi osserviamo.
Un esperimento effettuato da Stanley Miller, dimostrò che nell’atmosfera primordiale, che era composta da anidride carbonica, metano, ammoniaca, vapore acqueo e altri gas, lo scoccare di una scarica elettrica equiparabile a un fulmine, dava luogo alla formazione di una serie di molecole “prebiotiche“, gli amminoacidi e gli acidi nucleici, forse le basi da cui si è evoluta la vita, avvenuto in ambienti con grande presenza di un liquido come l’acqua, la vita sarebbe quindi nata nei mari.
Amminoacidi e acidi nucleici possono spontaneamente assemblarsi e l’Rna che può prendere la forma di filamenti di acidi nucleici è in grado di immagazzinare informazioni e avere una propria attività biologica. (l’RNA messaggero trasporta le informazioni dal DNA ai ribosomi che producono le proteine, l’RNA ribsomiale consente ai ribosomi di leggere quelle informazioni) Poiché queste attività si realizzano attraverso diverse reazioni biochimiche, alcuni ricercatori hanno ipotizzato che sia stato proprio l’RNA a innescare le reazioni da cui è sorta la vita. La tesi è di Charles W. Carter Jr. e Peter R. Wills, rispettivamente dell’Università di Aukland, in Nuova Zelanda, e dell’Università del North Carolina a Chapell Hill, negli Stati Uniti, che la illustrano in due articoli pubblicati su “BioSystems” e su “Molecular Biology and Evolution”.
Questa teoria, chiamata “mondo a RNA”, ha avuto molto successo, soprattutto dopo che è stato dimostrato, grazie a un RNA costruito artificialmente, in grado di autoreplicarsi anche se è stato sottolineato che l’attività catalitica dell’Rna è troppo bassa per innescare la produzione di complesse catene di proteine e Carter ha avanzato l’ipotesi che la vita sia emersa grazie a una combinazione di peptidi e Rna.
Diversi peptidi hanno la capacità di stimolare varie reazioni biochimiche con un’efficienza molto superiore a quella dell’RNA. Insieme, peptidi e RNA possono fare ciò che l’RNA da solo è estremamente improbabile che faccia: dare origine a catene proteiche.
Fonte: Cicap. Le scienze.