di Oliver Melis per Aenigma
Nel corso degli ultimi cento anni, con l’avvento delle comunicazioni radio, le nostre trasmissioni hanno cominciato a propagarsi nello spazio in tutte le direzioni. Questi segnali non vengono lanciati però volutamente e con ogni probabilità non hanno una potenza sufficiente per essere ascoltati e, se anche fossero ascoltati da esseri che abitano stelle a noi vicine, non sappiamo se questi segnali possano essere capiti.
Forse eventuali extraterrestri potrebbero registrare questi segnali come artificiali, ma per una traduzione forse ci vorrebbero anni, decenni. Il 16 novembre del 1974 parti un segnale dal radiotelescopio di Arecibo, a Puerto Rico, diretto verso l’Ammasso stellare M 13, distante dalla Terra circa 22.000 anni luce.
Frank Drake, astrofisico, fondatore del SETI, con alcuni collaboratori e con l’aiuto di Carl Sagan, notissimo astronomo e divulgatore, svilupparono il formato basandolo sui numeri primi, senza dubbio riconoscibili da civiltà tecnologiche in grado di ricevere il segnale.
Il messaggio è una sorta di sommario della nostra storia, c’è il sistema di numerazione decimale, i numeri atomici di carbonio, ossigeno, azoto, idrogeno, elementi alla base della nostra vita, un’immagine stilizzata di un uomo, una rappresentazione della Terra e del sistema solare e una raffigurazione del radiotelescopio, punto di origine del segnale.
Grazie ai numeri primi, forse qualche scienziato di uno sperduto pianeta orbitante attorno a una stella di M 13 potrebbe decifrare il messaggio ma per registrare una eventuale risposta ci vorrebbe molto tempo, infatti dobbiamo considerare che il messaggio raggiungere M 13 solo tra 22.000 anni e, anche pensando che sia possibile decodificarlo in tempi brevi e rispondere immediatamente, ci vorrebbero altri 22.000 anni per ricevere una risposta. ll tentativo di Arecibo pare a molti velleitario ma l’intento era sicuramente quello di attirare l’attenzione dei media su quello che il radiotelescopio era in grado di fare.
Lassù, su M 13, forse tra quasi 22.000 anni succederà qualcosa, un loro radiotelescopio o qualcosa di simile capterà un segnale e suonerà un allarme, i loro computer elaboreranno le prime informazioni e avviseranno il gruppo di ricerca che valuterà il messaggio in arrivo e forse, in capo a qualche mese, riusciranno a decifrarlo e capiranno che una forma di vita lontana nello spazio e nel tempo, basata sul carbonio ha mandato un messaggio, una sorta di “noi siamo qui” e decideranno il da farsi, forse parleranno con chi comanda per capire se è il caso di avvisare i loro simili della scoperta. Avranno paura o saranno stupiti? Non lo sappiamo, non è facile immaginare forme di vita che si sono sviluppate altrove, in condizioni probabilmente diversissime, ma se raccoglieranno il segnale e lo capiranno saranno intelligenti e curiose e forse avranno sentimenti e proveranno emozioni come le nostre.
Dal 1974 ad oggi sono stati lanciati nello spazio altri segnali, nel 2001 l’astronomo russo Alksandr Zaitsev e un gruppo di ragazzi russi trasmisero una serie di messaggi collettivamente conosciuti come il “messaggio dei teenager” verso sei stelle situate tra i 45 e i 68 anni luce di distanza, i messaggi includevano musica folk russa e brani di famosi compositori come Beethoven e Vivaldi.
Fu il primo messaggio radio musicale inviato agli extraterrestri.
Anche la NASA inviò un tipo di messaggio simile quando nel 2008 trasmise la canzone dei Beatles “Across the Universe” mirando alla Stella Polare.
Degli otto messaggi interstellari inviati a partire dal 1999, il primo a raggiungere l’obiettivo sarà il “Messaggio dalla Terra”, inviato verso il pianeta extrasolare Gliese 581 c nell’ottobre 2008. Dovrebbe arrivare nei primi mesi del 2029. La trasmissione venne inviata dalla oggi defunta RDF Digital, una controllata della società di produzione britannica proprietaria del format “Cambio moglie”. A formulare il messaggio contribuì anche Bebo, un social network fallito nel 2013. Le 501 fotografie e messaggi di testo trasmessi vennero selezionati da Bebo tramite un voto via web. In circa quindici anni, gli abitanti di Gliese 581 c, ammesso ricevano il messaggio e ammesso esista qualcuno lassù, riceveranno un mare di informazioni su pop star britanniche ormai scomparse.
A prescindere del contenuto del messaggio, in fondo, tra noi c’è qualcuno che vuole che lassù si sappia che esistiamo, che cerchiamo di metterci in contatto anche se siamo consapevoli che le enormi distanze interstellari non ci permetteranno mai una comunicazione in tempo reale.
Negli ultimi anni si è però sviluppato un serrato dibattito tra i fautori di questa forma attiva di ricerca di vita extraterrestre, il cosiddetto SETI attivo, e altri, tra cui il nobel per la fisica Hawking, che ritengono più prudente limitarsi ad ascoltare per essere noi i primi a sapere dell’esistenza degli altri e regolarci di conseguenza, mantenendo il SETI passivo e solo in ascolto.
Noi esseri umani abbiamo lasciato un’infinità di tracce sulla Terra che durano da migliaia di anni e abbiamo anche lasciato delle orme sulla Luna che dureranno altrettanto se non di più.
Abbiamo lanciato manufatti tra le stelle e un giorno forse, qualcuno di passaggio si stupirà di quanto dei fragili esseri umani siano riusciti a fare.