La Sessho Seki è una pietra gigantesca situata a Nasu, nella prefettura di Tochigi, in Giappone. Secondo le credenze locali si tratta di un oggetto maledetto dotato di un’aura negativa. Tradizione vuole che uccida chiunque osi toccarla. Si crede che la “killing stone”(come è conosciuta in ambiente anglofono) sia nata dal cadavere di una bellissima fanciulla di nome Tamamo no Mae, la quale in realtà era lo spirito di una volpe demoniaca (la kitsune). Secondo quanto è stato tramandato, Tamamo era al servizio di un perfido daimyo (feudatario) che tramava contro l’imperatore Konoe. Scopo del malvagio signorotto era uccidere il sovrano e prendere possesso del trono del Giappone.
L’origine della Sessho Seki
Secondo quanto narrato all’interno dell’Otogizoshi (una raccolta di circa 350 racconti scritti in prosa) Tamamo fu uccisa dall’eroe Miura no Suke. Il cadavere della donna volpe si trasformò dunque nella pietra maledetta. La Sessho Seki, sempre secondo il mito, era controllata da un’altra reincarnazione di Tamao, un demone chiamato Hoji. Un giorno, un bonzo coraggioso e molto devoto di nome Genno, venne minacciato da Hoji, ma il valoroso monaco non si scompose per lo spavento dinanzi allo spirito del male ed eseguì un esorcismo per purificare l’anima di Tamamo. Hoji doveva lasciare la pietra maledetta, Buddha glielo stava ordinando tramite Genno, e così fece. La Sessho Seki venne identificata dal poeta di epoca Edo, Matsuo Basho, proprio a Nasu, dove è possibile ancora ammirarla in tutta la sua imponenza.
Un film tratto dalla leggenda
La leggenda della Sessho Seki ebbe una certa fortuna nelle arti e nella cultura nipponica. Nel 1968 la Nihon Doga produsse un lungometraggio animato ispirato alla storia di Tamamo, intitolato Tobimaro e la volpe dalle nove code (Kyubi no Kitsune to Tobimaru in originale). Il film narra della storia d’amore tra Tamamo e un giovane ragazzo umano. Quest’ultimo però non sa che la fanciulla è in realtà un demone malvagio. La maledizione di Tamamo la condannerà infine a essere trasformata in pietra. La pellicola si conclude mestamente con il protagonista che invoca disperatamente il nome dell’amata. Negli anni ’70, il film fu trasmesso anche in Italia sulla Rai, presumibilmente doppiato nella nostra lingua.
L’Otogizoshi
Come abbiamo già precisato a inizio articolo, la leggenda della Sessho Seki è narrata minuziosamente nell’Otogizoshi. Questa raccolta di favole venne redatta presumibilmente nel periodo Muromachi. Non conosciamo il nome dell’autore. Le favole sono narrate con un linguaggio semplice, poiché erano racconti destinati a essere recitati dinanzi a una platea. L’Otogizoshi è stato diviso nelle seguenti categorie:
- Storie di aristocrazia
- Storie di argomento religioso
- Storie di combattimenti
- Storie ambientate in paesi al di fuori del Giappone
Curiosità: il termine “otogi” vuol dire “compagno” in giapponese, di conseguenza l’opera è anche conosciuta col titolo di Racconto compagno.
FONTI: http://Studioghibli.org