Il mal di schiena fa purtroppo parte della routine quotidiana di ognuno di noi. Questo succede perché è un disturbo che spesso viene sottovalutato e che può nascondere insidie importanti. In linea di massima alcuni tipi di mal di schiena possono essere causati da errori nella postura, ma perché assumiamo posture sbagliate?
La risposta a questa domanda è che la postura scorretta dipende da molti fattori, ed uno di questi, è la vista.
La postura interessa una associazione integrata di fenomeni biomeccanici, neurofisiologici e neuropsichici che si condizionano e si compensano reciprocamente. Questi fattori vengono a loro volta influenzati dai movimenti degli occhi, della testa, degli arti, da quelli compiuti durante la deambulazione, dal tipo di appoggio plantare, dalla posizione del capo, di quella assunta durante il riposo, seduto e sdraiato, dal tipo e profondità dei movimenti respiratori.
La postura dipende anche da altri fattori: l’importanza dell’informazione propriocettiva, la cui stimolazione è fondamentale per la maturazione dello schema corporeo, per quella delle funzioni cognitive, per la regolazione dell’equilibrio tonico oculare e posturale, ed infine, per l’esecuzione dell’attività motoria.
Altri fattori significativi riguardano l’importanza delle informazioni visive e uditive, entrambe costantemente in rapporto diretto con quella propriocettiva, grazie alle quali il sistema nervoso centrale ottiene preziose informazioni sulla percezione dello spazio extrapersonale. Lo sfasamento di questo sistema sarebbe la causa principale delle disfunzioni percettive e posturali con sfavorevoli ricadute anche sulle funzioni cognitive che riguardano l’apprendimento e lo svolgimento di attività intellettuali.
Il sistema cerebrale di un soggetto che soffre di dispercezione (disfunzione del processo percettivo), condiziona la postura e i movimenti dell’orgsnismo in modo viziato, attraverso l’asimmetria del tono muscolare che diviene responsabile della disposizione spaziale delle sue componenti (arti, bacino, spalle, testa e occhi) sia in circostanze statiche che dinamiche. Questo avviene nel tentativo di correggere la disfunzione percettiva, costringendo chi è coinvolto ad inclinare la testa e ad assumere posture scorrette che, nel tempo, procurano dolori dovuti alle contratture dei muscoli della schiena, del tratto cervicale, atteggiamenti scoliotici, cefalea, vertigini, maldestrezza e imprecisione nella stima dello spazio.
Per poter capire l’origine del mal di schiena e valutare se possa o meno dipendere dalla vista, sarà importante affidarsi ad uno specialista, in questo caso, il posturologo.
Il posturologo valuterà, attraverso i test e le valutazioni visuoposturali condotte sul paziente, i seguenti parametri:
• Valutazione dinamica dei movimenti condotti durante la rotazione e la flesso-estensione del capo, e l’anteroflessione del tronco. I movimenti sono condotti autonomamente dal paziente in seguito alla consegna ricevuta dall’operatore, o nei casi di mobilità ridotta, seguiti dall’operatore attraverso il semplice e leggero contatto con la punta delle dita e privo di forzature, al fine di ricavarne un feedback sulla qualità del movimento.
• “Manovra di convergenza podalica” (secondo Villeneuve e Parpay) Valutazione da parte dell’operatore della resistenza della muscolatura delle anche, in particolare dei rotatori esterni delle cosce, ottenuta attraverso la rotazione interna delle punte dei piedi del Paziente, posto in decupito supino, senza che la manovra possa provocare forzature o arrecargli dolore.
• Osservazione attività motoria: viene chiesto al Paziente scalzo in posizione eretta e con le braccia lungo il corpo, di ruotare spontaneamente la testa sulla spalla destra e sinistra, di estendere il capo spontaneamente alzando lo sguardo quanto possibile verso il soffitto, di compiere movimenti spontanei di lateroflessione verso entrambe i lati e di camminare normalmente avanti e indietro lungo la stanza in cui si svolge la valutazione.
• Valutazione Psicologica: indagine sulle abilità di lettura, copiatura di figure e loro riproduzione a memoria, analisi delle abilità di categorizzazione delle forme, di figura sfondo, di integrazione visuo motoria e visuo uditiva.
Valutazione del mal di schiena e trattamento osteopatico
Grazie all’approccio globale dell’osteopatia si possono valutare più distretti corporei aventi implicazione nella possibile genesi del nostro mal di schiena. L’osteopata inizierà la prima seduta con una serie di domande necessarie per raccogliere le informazioni anamnestiche per poter indirizzarsi verso delle possibili ipotesi sulla causa scatenante la sintomatologia dolorosa.
Seguirà l’esame manuale della zona dolente in cui si andrà a valutare la consistenza tessutale per capire se sono presenti restrizioni del movimento della fascia superficiale e profonda e dei segmenti vertebrali in oggetto.
Il tutto per capire lo stato di salute dell’area coinvolta e non è detto che, fatta questa valutazione, si riesca a trovare subito la causa primaria del malessere in questione.
Sarà necessario procedere con la valutazione dei distretti corporei vicini al rachide lombare:
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il bacino,
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l’anca,
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le articolazioni sacro iliache,
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il rachide dorsale.
Si proseguirà con la valutazione di alcuni muscoli chiave spesso in disfunzione e capaci di creare sovraccarichi articolari collegati direttamente e indirettamente al rachide lombare:
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l’ileo psoas,
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il diaframma,
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il piriforme,
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la fascia del pavimento pelvico (data la forte connessione anatomica, vascolare, organica e neurologica con il tratto lombare),
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i muscoli collegati alla fascia toraco-lombare.
Si dovranno anche valutare le tensioni addominali per capire se ci possono essere delle restrizioni di mobilità dei legamenti intestinali che mi possono causare un dolore riflesso a livello lombare, soprattutto nel caso in cui il paziente ci riferisca sofferenza di dolori intestinali ricorrenti, difficoltà di digestione, coliti, stipsi ecc.
Di fondamentale importanza sarà la valutazione del piede per trovare eventuali disfunzioni che potrebbero aver creato compensi ascendenti fino a determinare un sovraccarico lombare e conseguente mal di schiena da lombalgia.
Ogni paziente è unico e unica e individualizzata sarà pertanto la sua valutazione.
Terminata la valutazione il trattamento sarà indirizzato al ripristino della mobilità nei segmenti in restrizione. Per raggiungere lo scopo verranno impiegate una serie di tecniche manuali sia dirette sul segmento in disfunzione, ad esempio se viene riscontrata la limitazione della rotazione di una vertebra si lavorerà per ottenere tale rotazione, sia indirette su strutture più distanti, ma in connessione neurofisiologica diretta, come il rilascio di un’emicupola diaframmatica in spasmo usando una tecnica muscolare inibitoria al fine di ridurre la trazione che mi esercita sul corpo della seconda vertebra lombare sede del dolore in questo esempio. Anche per quello che riguarda il trattamento saranno scelte le tecniche più idonee per il paziente siano esse delle manipolazioni articolari più “aggressive” o delle tecniche fasciali dolci di rilascio delle tensioni superficiali o profonde.
In conclusione possiamo dire che l’osteopatia può aiutarci a risolvere molte lombalgie croniche e acute. Al fine di mantenere e stabilizzare nel tempo i risultati ottenuti durante il trattamento in ambulatorio riteniamo fondamentale abbinare al trattamento osteopatico l’esercizio terapeutico da far eseguire al paziente a domicilio fin dalle prime sedute se la sintomatologia lo permette oppure in una fase successiva in base alla reattività dei tessuti.