Avete presente quei fastidiosissimi fischi che ogni tanto ci sembra di udire e dai quali è difficilissimo distogliersi? Si chiamano acufeni e ne soffrono in tanti e in molti casi si tratta di rumori continui che finiscono per interferire sulla qualità della vita.
Un acufene (dal greco ἀκούω «udire» e ϕαίνομαι «manifestarsi», tinnitus in lingua latina), in medicina, è un disturbo uditivo costituito da rumori (come fischi, ronzii, fruscii, pulsazioni ecc.) che l’orecchio percepisce come fastidiosi a tal punto da influire sulla qualità della vita del soggetto che ne è affetto.
Esso non è classificabile come una malattia, ma è piuttosto una condizione che può derivare da una vasta pluralità di cause. Tra di esse si possono includere: danni neurologici (ad esempio dovuti a sclerosi multipla), infezioni dell’orecchio, stress ossidativo, stress emotivo, presenza di corpi estranei nell’orecchio, allergie nasali che impediscono (o inducono) il drenaggio dei fluidi, accumulo di cerume e l’esposizione a suoni di elevato volume. La sospensione dell’assunzione di benzodiazepine può essere anch’essa una causa. L’acufene può essere un accompagnamento della perdita dell’udito neurosensoriale o una conseguenza della perdita dell’udito congenita, oppure può essere anche un effetto collaterale di alcuni farmaci (acufene ototossico).
L’acufene è solitamente un fenomeno soggettivo, tale da non poter essere misurato oggettivamente. La condizione è spesso valutata clinicamente su una semplice scala da “lieve” a “catastrofico” in base agli effetti che esso comporta, come ad esempio l’interferenza con il sonno e sulle normali attività quotidiane.
Se viene individuata una causa di fondo, il suo trattamento può portare a miglioramenti. In caso contrario, in genere si ricorre alla psicoterapia. per il momento, non vi sono farmaci efficaci. La condizione è frequente, con una prevalenza che si attesta tra il circa 10% ÷ 15% delle persone, la cui maggioranza dimostra di tollerarla bene, dimostrandosi un problema significativo solo nell’1-2% degli individui.
Adesso, secondo quanto riporta l’ANSA, alcuni ricercatori dell’Università dell’ Illinois hanno scoperto che l’acufene cronico, il rumore come un fischio continuo che sente chi ne soffre, è associato ai cambiamenti in alcune reti nel cervello, determinando il fatto che questo rimanga sempre in modalita’ di attenzione senza poter andare in riposo. In sostanza e’ stato verificato non solo come questo continuo e fastidioso disturbo abbia una base organica ma e’ stato anche confermato e provato che incide negativamente sulla qualita’ della vita, impedendo al nostro cervello di mettersi in pausa. La ricerca, pubblicata su ”NeuroImage: Clinical”, ora apre alla speranza di poter sviluppare, in futuro, trattamenti efficaci per questo disturbo.
Utilizzando la risonanza magnetica funzionale per creare dei modelli sulla funzione e sulla struttura del cervello, il nuovo studio ha scoperto che l’acufene è in una regione del cervello chiamata precuneo.
Con le nuove tecniche e con questa particolare ricerca e’ emerso che il precuneo dei pazienti con acufene e’ modificato, più connesso alla rete di attenzione e meno connesso alla rete che lo mette in ‘pausa’. Tutto questo si traduce nel fatto che i pazienti con acufene non sono veramente riposati, anche quando si riposano, ”e ciò potrebbe spiegare perché molti riferiscano di essere stanchi più spesso”. Inoltre, in questo modo, il cervello rimane anche piu’ concentrato sul fastidioso fischio che accompagna ogni momento del giorno e della notte, con l’effetto paradossale di peggiorare la concentrazione.
Fonte: ANSA