Ancora oggi la storia di queste pietre millenarie è avvolta nel mistero. Una delle maggiori difficoltà per capire Stonehenge sta nel fatto che gran parte delle ricerche hanno considerato soltanto la parte centrale del monumento.
Questo manufatto, le cui prime tracce costruttive risalgono, secondo la datazione al radiocarbonio, al 3100 a.e.v., deve essere considerato all’interno delle civiltà che si sono succedute in quel lungo periodo storico che giunge fino al 1600 a.e.v. nella piana di Salisbury.
Non comprendere il profondo legame del cerchio centrale con il territorio ha fatto in modo che una grossa parte degli aspetti per così dire accessori del sito fossero, col tempo, dimenticati. Questo è dipeso dal fatto che molti tumuli sono andati persi nel tempo, mentre altri sono stati ritenuti non collegati al corpo principale. Per avere un’idea di cosa parliamo nel raggio di 4 km da Stonehenge ci sono almeno 23 tumulialcuni dei quali definiti come “colossali”.
Le file di pietre o le strade di accesso al sito hanno nomi diversi, qualcuno ritiene in base alla funzione che dovevano svolgere. I termini usati prevalentemente dagli archeologi sono essenzialmente tre: le “avenue”, cursus e row (fila di pietre).
Per avenue si intende uno spazio compreso tra due file parallele di pietre; per cursus si intende uno spazio compreso tra una coppia di argini paralleli che contengono all’interno un fossato e infine per row si intende una fila di pietre, anche di grandi dimensioni, spesso indicate come menhir.
Difficile, a tutt’oggi, sapere con certezza le funzioni di queste tre caratteristiche di Stonehenge. Sembra da escludere che le avenue avessero l’esclusiva funzione di luoghi fatti per camminarci sopra perché, per la maggior parte degli studiosi che hanno affrontato questo argomento, più che percorsi pratici erano cammini celesti che descrivevano un significativo incontro di stelle.
Secondo alcune teorie, i megaliti, in particolare quelli vicini fra loro, avrebbero costituito un unico vasto complesso monumentale e rituale, una vera e propria “geografia sacra”. Questa interpretazione, però, cozza contro l’improbabilità di un’unitarietà di culto e di pensiero che si sarebbe estesa per circa 1500 anni del Neolitico. Quello che si può asserire con certezza è che la funzione di monumenti simili a Stonehenge racconta di una correlazione mistica tra la Terra ed il Cielo, dimostrato dagli allineamenti celesti dei megaliti.
Tempio, luogo di cerimonie o cimitero Stonehenge incute, in chi lo visita per la prima volta, un senso di profondo stupore e di singolare bellezza. Alle origini, Stonehenge era probabilmente solo un cerchio composto da una palizzata di legno e un terrapieno. Dal 2500 a.e.v. si iniziano ad edificare le strutture in pietra, pietre per altro trasportate in situ da molto lontano. Le costruzioni continueranno per otto secoli adattandole alle esigenze ed agli stili del tempo.
Testimonianze preziose ci sono pervenute dalle centinaia di sepolture collocate nelle sue adiacenze, così come il potere fortemente accentratore del sito sottolineato dai numerosi tumuli che, come satelliti, vennero disposti nei dintorni.
È del diciannovesimo secolo la teoria secondo la quale Stonehenge fosse opera dei Druidi, una potente casta sacerdotale dell’età del ferro. Il cerchio del sito copre di un’area poco superiore ad un centinaio di metri ed il limite esterno era circoscritto da un fossato. Ancora oggi sappiamo molto poco su questo celebrato monumento, una delle poche cose acclarate è che prima delle costruzioni in pietra esisteva una Stonehenge di legno.
Il termine Stonehenge fu utilizzato per la prima volta nel 1932 per definire un particolare tipo di monumento, ossia una costruzione in gneiss a forma quasi circolare, formata da elementi lapidei verticali piantati nel terreno; le pietre per questo sito furono cavate da una collina distante circa 30 chilometri.
Stonehenge non è però l’unico monumento di questo genere e, ad oggi, sono stati studiati e catalogati oltre 300 siti simili, molti dei quali sono giunti a noi soltanto attraverso le impronte lasciate sul suolo perché le pietre alzate sono andate distrutte.
Fonte: I misteri dell’archeologia di C. Barandani.