La chitina, inizialmente studiata per costruire strutture ecosostenibili urbane, grazie alla sua durezza e all’elasticità, è diventata un materiale utilizzabile per la costruzione di habitat artificiali in ambienti ostili come Marte
L’ambizione umana di poter, un giorno, abitare Marte non conosce né limiti né ripensamenti. Il Pianeta Rosso è una meta ambita di tutti i governi mondiali che finanziano qualsiasi ricerca utile affinché questo progetto diventi tangibile il prima possibile.
Tra i tanti esperimenti, di particolare rilievo è stato il lancio del rover Perseverance, un veicolo spaziale delle dimensioni di una comune automobile che avrà il compito di perforare il suolo marziano per raccogliere campioni di roccia. Il robot è destinato ad esplodere per testare un metodo per produrre ossigeno dall’atmosfera marziana. L’ossigeno servirà per gli astronauti che vivranno e lavoreranno sul pianeta in futuro, perché si sa, per noi, la vita senza ossigeno, su Marte ad oggi non è proprio possibile.
Ma mentre si ragiona su questo annoso problema, si portano avanti altri progetti che invece interessano le eventuali abitazioni che dovranno ospitarci: uno dei materiali papabili potrebbe essere utile la chitina.
Si tratta di uno dei polimeri organici più comuni sulla Terra, una sostanza che viene prodotta e metabolizzata dagli organismi e può essere trovata ovunque: dall’esoscheletro degli insetti all’intera struttura dei funghi. A sostenerlo è uno studio dell’Università di Singapore pubblicato sulla rivista ad accesso libero Plos One.
Per poterla impiegare, è stato estratto il chitosano, successivamente combinato con con un minerale che simula le proprietà del suolo del Pianeta Rosso. Il materiale è stato utilizzato per costruire una chiave inglese e un modello di habitat marziano.
I risultati hanno dimostrato che questa singolare miscela garantisce la rapida fabbricazione di utensili e di rifugi che potrebbero in futuro essere le abitazioni dei terrestri.
Inizialmente ideato per la costruzione di strutture ecosostenibili urbane, grazie alla sua durezza e all’elasticità, la chitina è diventata un materiale adatto alla costruzione di habitat artificiali in ambienti ostili come Marte.
“La produzione ispirata al bio e ai materiali sostenibili – commenta Javier Fernandez autore della ricerca – non intende sostituire i polimeri sintetici ma è al contrario una tecnologia abilitante che definisce un nuovo paradigma nella produzione e consente di realizzare oggetti che non potrebbero essere prodotti dalle controparti sintetiche. Si tratta di materiali fondamentali per preservare l’ecosistema terrestre e per eventualmente raggiungere una nuova fase dell’evoluzione umana: la trasformazione in specie interplanetaria”.