I dirigenti della Nasa ritengono che, utilizzando i soli fondi pubblici, sia impossibile realizzare entro il 2030 quello che si propone il nuovo programma spaziale americano Artemis: avviare una base lunare permanente e un programma di sfruttamento minerario della Luna.
La Nasa ritiene indispensabile, per realizzare tutto questo, coinvolgere le grandi compagnie spaziali private (SpaceX, Blue Origin e Lockheed Martin) con le quali c’è giá un accordo per realizzare sistemi di trasporto per raggiungere la Luna e portare materiale lunare sulla Terra.
Il prossimo step sarà coinvolgerle nello sfruttamento del suolo lunare favorendo la realizzazione di robot automatici in grado di effettuare i prelievi e di mantenere i campioni sulla superficie lunare.
Già nel 2020 fu annunciata la costituzione di un incentivo economico destinato a chi raccoglierà la sfida di riportare campioni di suolo lunare sulla Terra, La NASA pagherà un premio simbolico tra i 15mila e i 25mila dollari per quantità comprese tra 50 e 500 grammi di regolite, che è l’insieme eterogeneo di sedimenti, polvere e frammenti di materiale che compongono lo strato più esterno della superficie dei corpi celesti.
Poca cosa, se si considera il fatto che una missione spaziale costa milioni di euro, ma le compagnie spaziali potrebbero, in questo modo, testare i propri progetti nello spazio ed è questo, a suo giudizio, l’aspetto che, maggiormente, dovrebbe attrarle.
Il materiale lunare appartiene a chi lo estrae
Tutto questo sancisce, definitivamente, il principio che i privati possano raccogliere e vendere materiale estratto su corpi celesti diversi dal nostro, sostenuto da sempre dagli Usa in maniera bipartisan attraverso atti firmati sia da Barack Obama che Donald Trump e confermati da Biden.
Di fronte a questa posizione, Russia e Cina si dicono contrarie e richiamano il contenuto del “Trattato sui principi che governano le attività degli Stati in materia di esplorazione e utilizzazione dello Spazio extra-atmosferico compresa la Luna e gli altri corpi celesti”, sottoscritto da un centinaio di paesi a partire dal 1967, il quale sancisce che nessun paese può accampare diritti di proprietà su qualsiasi corpo celeste.
Al contrario, il governo degli Stati Uniti, da qualche decennio, sostiene la tesi che qualsiasi materiale estratto dallo spazio sia di proprietà di chi lo ha ottenuto, e che questo non sia in contraddizione con il Trattato del 1967.
I vertici della NASA hanno più volte ribadito tale convinzione e respinto le critiche di colonialismo americano dello spazio, ricordando che il progetto Artemis della NASA si svolge in collaborazione o convenzione con molti altri stati ed è aperto ad aziende private di tutto il mondo e che quindi tutti i paesi potranno trarre beneficio dallo sfruttamento commerciale della Luna.