di Oliver Melis per Reccom Magazine
Pakal K’inich Janaab’ (23 marzo 603 – 28 agosto 683 d.C.), conosciuto anche come Pacal il Grande è stato il più celebre Re maya di Palenque. Salì al trono nel 615 d.C. in giovanissima età, aprendo un’epoca di ricchezza e sviluppo in campo artistico, culturale, sociologico, scientifico. La tomba di Pacal fu scoperta nel 1952 dall’archeologo messicano Alberto Ruz Lhuillier. Oggi lo scheletro e la maschera di giada che ne ricopriva il volto si trovano al museo di antropologia di Città del Messico.
La lastra del suo sepolcro attirò immediatamente la fervida immaginazione degli scrittori impegnati nell’allora nascente genere dedicato all’archeologia misteriosa che vedeva nei reperti del passato, tombe, monumenti o costruzioni, l’intervento di antiche civiltà dalla tecnologia pari se non superiore alla nostra o l’intervento di esseri alieni che, nel passato, avrebbero visitato la Terra e istruito i popoli se non addirittura creandoli attraverso una presunta ibridazione mescolando il loro Dna con quello dei nostri antenati ominidi.
Come ti divinizzo un Re
Ci riuscirono Eric Von Daniken e Peter Kolosimo che interpretarono il disegno raffigurato nella lastra sepolcrale come un mezzo volante, forse un razzo, con al suo interno il Re Pacal intento a manovrare delle leve o dei pedali con un qualcosa attaccato al naso che poteva essere un respiratore o una sorta di maschera ad ossigeno. Nella parte bassa invece sembravano esserci proprio delle fiamme che, apparentemente, secondo l’interpretazione, sembravano uscire proprio dai razzi che spingevano la nave.
Questa teoria negli ambiti della nascente ufologia piacque e venne considerata una ulteriore prova che nel passato di tante civiltà umane ci fosse il ricordo non molto velato, del passaggio di antichi astronauti di provenienza forse extraterrestre. Il Re Pacal divenne da allora “l’astronauta di Palenque”.
Il Re è il razzo
Ma quello che si vede nella lastra è davvero ciò che sembra? Una macchina in sezione con all’interno un uomo intento a manovrarla?
No, non ce ne vogliano i cultori degli antichi misteri ma si tratta solo di una interpretazione di oggetti e figure ignote con oggetti e figure che ci appartengono e che ci sono note. Ciò che è raffigurato sulla lastra tombale del Re Pacal è il risultato da una composizione di geroglifici Maya distinguibili e ben catalogati.
Nel 1974, un congresso di studiosi diede un’interpretazione completamente diversa della raffigurazione della stele di Palenque attribuendogli un significato spirituale ed identificando i diversi simboli che componevano la figura apparentemente, almeno secondo scrittori del mistero e appassionati, al comando di un mezzo meccanico: la figura umana centrale viene identificata come il sovrano-sacerdote Hanab Pakal II, con sopra la maschera del dio della pioggia, da cui si dirama un’albero cruciforme, l’albero della vita con un serpente a due teste e l’uccello sacro Quetzal.
L’elaborato bassorilievo sulla lastra è in realtà la fusione di sei raffigurazioni, rinvenuti anche singolarmente in altri siti archeologici e di cui gli esperti di civiltà precolombiane hanno stabilito oltre ogni ragionevole dubbio l’esatto significato.
Il glifo 1 è l’accesso al regno dei morti, il glifo 2 rappresenta il Dio della morte, il glifo 3 rappresenta l’albero della vita, il glifo 4 rappresenta il serpente a due teste Itzannà, il glifo 5 rappresenta l’uccello sacro Quetzal.
Oliver Melis è owner su facebook delle pagine NWO Italia, Perle complottare e le scie chimiche sono una cazzata
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