Secondo recenti studi scientifici evitare il consumo di carne e di latticini è uno dei migliori metodi per poter ridurre il proprio impatto ambientale.
Secondo un importante rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) delle Nazioni Unite, il passaggio ad una dieta a base di vegetali può aiutare a combattere i cambiamenti climatici. Inoltre il rapporto afferma che l’alto consumo di carne e latticini in Occidente sta alimentando il surriscaldamento globale.
Ci si pongono molte domande sull’alimentazione, ma qual’è la differenza tra i vari alimenti, tra la produzione di un pollo e di un manzo chi inquina di più? Una ciotola di riso produce più gas serra di un piatto di patatine con un impatto maggiore sul clima? Il vino è più ecologico della birra? In seguito elencheremo alcuni accorgimenti da poter adottare per minimizzare l’impatto ambientale dovuto dall’alimentazione.
Secondo uno studio dell’Università di Oxford la produzione alimentare è responsabile di un quarto di tutte le emissioni del gas serra, contribuendo così al riscaldamento globale. I ricercatori sono riusciti a scoprire che l’impatto ambientale dei diversi alimenti può variare molto. I risultati hanno dimostrato che la produzione di carne e altri prodotti di origine animale sono responsabili di oltre la metà delle emissioni di gas serra legate alla produzione alimentare, nonostante riescano a fornire solo un quinto delle calorie che si mangiano e bevono.
Su tutti i prodotti analizzati dallo studio, è stato riscontrato che la carne bovina e l’agnello sono quelle che hanno di gran lunga l’effetto più dannoso sull’ambiente.
La ricerca, attraverso i risultati ottenuti, cerca di dare raccomandazioni su come gli individui possono ridurre i cambiamenti climatici attraverso il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC). La IPCC afferma che bisogna diminuire la quantità di carne, latte, formaggio e burro nelle diete, ma sopratutto mangiare cibo stagionale di provenienza locale e ridurre al minimo gli sprechi.
La IPCC raccomanda di migliorare l’isolamento delle abitazioni per ridurre gli sprechi, prediligere gli spostamenti in treno o in autobus piuttosto che in aereo e utilizzare le videoconferenze piuttosto che i viaggi d’affari.
Secondo lo studio di Oxford pubblicato sulla rivista Science, riuscire a tagliare dalle diete il consumo di carne e prodotti lattiero-caseari potrebbe ridurre di due terzi l’impatto di carbonio che ogni individuo produce con il cibo.
Il ricercatore dello studio Joseph Poore ha dichiarato alla BBC News che “Quello che mangiamo è uno delle prime causa delle principali problematiche ambientali del mondo, come il cambiamento climatico o la perdita di biodiversità”.
Un cambio di dieta può fare molta differenza per quanto riguarda l’impatto ambientale che crea ogni singolo individuo, per un maggior risparmio idrico, per la riduzione dell’inquinamento e per diminuire la deforestazione.
Joseph Poore ha spiegato che “Bisognerebbe arrivare a ridurre la quantità di terra necessaria per produrre cibo del 75%, una riduzione enorme, sopratutto se la si considera a livello globale”.
Ci sono anche altri metodi per ridurre la produzione di carbonio, non solo modificare la dieta, ma anche evitare l’utilizzo di aerei, sopratutto se si vola regolarmente, e prediligere altre forme di trasporto. Infatti, l’impatto di carbonio di un passeggero di un volo di sola andata da Londra a New York è di circa mezza tonnellata di gas serra. Un altro modo per ridurre l’inquinamento è passare da un veicolo a carburante ad un’auto elettrica, risparmiando più del doppio nell’arco di un anno.
Un altro aiuto importante per l’ambiente è sapere come e dove viene prodotto il cibo, visto che lo stesso cibo può avere enormi differenze sull’impatto ambientale. Ad esempio, i bovini di carne allevati sui terreni ricavati dal disboscamento sono responsabili di emissioni di gas serra 12 volte superiori, rispetto a quelli allevati su pascoli naturali. La carne che viene prodotta ed esportata dal Sud America produce una quantità di gas serra tre volte superiore a quella prodotta in Europa, inoltre utilizza una quantità di terra 10 volte superiore.
Ma la carne e i latticini non sono gli unici alimenti in cui le scelte che vengono fatte possono fare molta differenza.
Il cioccolato e il caffè che vengono prodotti nelle foreste pluviali disboscate sono una causa di produzione di gas serra relativamente alta.
Altri accorgimenti da adottare riguardano ad esempio il pomodoro, per non incidere sul clima bisogna scegliere quelli coltivati all’aperto o in alternativa in serre con tecnologia all’avanguardia, anziché in serre riscaldate a gas o a petrolio. I consumatori di birra attenti all’ambiente dovrebbero sapere che la birra alla spina in confronto a quelle in lattina o peggio alle bottiglie di vetro, producono minori emissioni. Le opzioni di carne anche quelle più rispettose per l’ambiente e il clima, producono più gas serra rispetto alle fonti proteiche vegetariane, come fagioli o noci.
Come viene calcolato l’impatto ambientale?
Joseph Poore ricercatore all’Università di Oxford e Thomas Nemecek della Divisione di ricerca sull’agroecologia e l’ambiente a Zurigo, in Svizzera, hanno esaminato l’impatto ambientale di 40 dei più importanti prodotti alimentari, che rappresentano la stragrande maggioranza di ciò che viene consumato a livello globale. I ricercatori hanno valutato l’effetto che producono questi alimenti sulle emissioni di gas serra, prendendo ogni singolo aspetto, la quantità di surriscaldamento prodotto, la quantità di terra e acqua dolce utilizzata in tutte le fasi di produzione, compresa la lavorazione, il confezionamento e il trasporto, senza calcolare il processo di cottura.
Poore e Nemecek attraverso l’analisi di dati raccolti da quasi 40.000 fattorie, 1.600 trasformatori, tipi di confezionamento e rivenditori, sono stati in grado di valutare come le diverse pratiche di produzione a le diverse aeree geografiche hanno conseguenze difformi sul pianeta.
Che dire delle porzioni?
Lo studio ha preso in esame l’impatto ambientale che ha 1 kg di ciascuno dei diversi prodotti alimentari. Per valutare ogni tipo di alimento, e quindi valutare l’impatto ambientale, sono state preso in esame le porzioni della British Dietetic Association (BDA) e le porzioni di dieta sana di BUPA. Le dimensioni delle porzioni della BDA e della BUPA prese in esame sono risultate inferiori alle normali quantità di porzioni che si trovano comunemente nei ristoranti, quindi le cifre dell’impatto che ogni individuo produce restituite dall’analisi sono in realtà più alte.
L’impatto degli alimenti ricchi di proteine è stato calcolato utilizzando 100 grammi di proteine dettate dalla ricerca di Poore e Nemecek e dai dati sulle proteine per porzioni della BDA, per poter evitare differenze tra cibi cotti e crudi.