Sembra che secondo un rapporto di alcuni medici cinesi abbiano affermato che COVID-19, la malattia indotta dal nuovo coronavirus, potrebbe essere ancora più mortale per i pazienti che la prendono di nuovo.
Secondo quanto riportato dal Taiwan News, i medici che lavorano negli ospedali di Wuhan, epicentro dell’epidemia, hanno rivelato che alcuni pazienti sottoposti a cure mediche sono stati nuovamente infettati.
“È altamente possibile essere infettati una seconda volta“, avrebbe detto uno dei medici, che ha rifiutato di essere identificato.
Il medico ha affermato che i farmaci usati per trattare il virus possono avere effetti collaterali negativi sul tessuto cardiaco dei pazienti, rendendoli più suscettibili all’arresto cardiaco.
“Alcune persone si sono riprese dalla prima infezione grazie al proprio sistema immunitario, ma i farmaci in uso danneggiano il tessuto cardiaco e, in caso di reinfezione, gli anticorpi non aiutano ma peggiorano la situazione, portando facilmente a morte il paziente per insufficienza cardiaca ”, avrebbe detto il medico.
Il medico nell’intervista ha aggiunto che il virus ha “superato in astuzia tutti noi” dal momento che, sembrerebbe, che possa nascondere i sintomi della malattia fino a 24 giorni, cosa che va in contrasto con l’attuale convinzione che il periodo di incubazione possa durare al massimo due settimane.
Inoltre, sembra che spesso i pazienti infetti restituiscono falsi negativi ai test prima che alla fine venga diagnosticata la malattia.
Il nuovo coronavirus “Può ingannare il kit di test, ci sono stati casi in cui la TAC mostrava che entrambi i polmoni erano completamente infetti ma il test ha restituito risultati negativi per quattro volte“.
Ovviamente, si tratta di un’informazione priva dei crismi dell’ufficialità. I dati odierni parlano di un totale di 75.751 pazienti infetti confermati in tutto il mondo e di 2130 decessi. Il calo delle nuove infezioni giornaliere in Cina è sempre più marcato e molti osservatori ipotizzano che l’epidemia abbia ormai superato il picco.
Intanto, rilanciate dagli organi di stampa, continuano a rincorrersi voci contraddittorie sull’origine del virus.
Il coronavirus è emerso nella città cinese di Wuhan alla fine dello scorso anno, ma è nato come si è creduto all’inizio in un mercato in cui venivano venduti animali vivi insieme ai frutti di mare oppure c’è un’altra spiegazione che potrebbe essere collegata al principale istituto cinese che si occupa di virologia, patologia virale e malattie infettive emergenti?
I dibattiti sulla questione si sono scatenati online, e gli scienziati di tutto il mondo, come riportato da Science News la scorsa settimana, “si stanno scambiano dati e informazione, inclusi dettagli genetici sul virus“.
Le teorie della cospirazione nate dallo scoppio del coronavirus di Wuhan, ora chiamato SARS-CoV-2, ovviamente parlano di un’arma biologica cinese, deliberatamente o accidentalmente scaricata.
Il problema vero è la scarsa trasparenza mostrata anche in questa occasione da Pechino. Alcuni critici, pur non promuovendo necessariamente l’idea di un’arma biologica, mettono in discussione l’affermazione che la fonte sia partita dal mercato all’ingrosso del pesce di Wuhan.
Sui social si stanno sollevando domande su un possibile collegamento con il Wuhan Institute of Virology (WIV), situato a meno di nove miglia di distanza dal mercato.
In altre parole, il “paziente zero” non aveva precedenti di esposizione al mercato ittico.
Due terzi di questi 41 pazienti avevano un’esposizione al mercato, suggerendo che il mercato possa avere effettivamente funzionato come acceleratore dell’esplosione dell’epidemia ma potrebbe non esserne la fonte.
“Il virus è entrato nel mercato alimentare, prima di uscirne“, ha detto il senatore Tom Cotton (R-Ark.) Domenica a Fox News, indicando il rapporto su The Lancet .
“Quindi non sappiamo da dove sia nato. Ma sappiamo che dobbiamo andare fino in fondo“, ha detto Cotton. “Sappiamo anche che a pochi chilometri da quel mercato alimentare c’è l’unico super laboratorio cinese di livello 4 di biosicurezza che fa ricerca malattie infettive umane“.
“Ora, non abbiamo prove che questa malattia abbia avuto origine lì, ma a causa della duplicità e della disonestà della Cina, dobbiamo almeno porci la domanda per vedere cosa dicono le prove“, ha continuato. “E la Cina in questo momento non sta fornendo alcuna risposta credibile su questa domanda“.