Gli ospedali all’inizio del XIX secolo erano per lo più bui, sudici e mal areati. Ai nuovi pazienti venivano assegnati letti a cui non erano state cambiate le lenzuola del paziente precedente che magari vi era morto. Nei reparti di chirurgia si respirava un’aria mefitica di cancrena e di sepsi.
Spaventoso era il tasso di mortalità dei pazienti sottoposti ad amputazione a causa delle infezioni batteriche, allora chiamata genericamente malattia da ospedale, circa il 40% che saliva al 70% negli ospedali militari.
Le conseguenze della chirurgia del XIX secolo
Quando le infezioni batteriche falcidiavano eccessivamente certi reparti si provvedeva a chiuderli, si fumigavano i locali con candele di zolfo, si intonacavano le pareti e si lavavano i pavimenti. La situazione della cosiddetta malattia d’ospedale migliorava allora per un certo periodo prima di ritornare ai livelli precedenti l’intervento di sanificazione degli ambienti.
Alcuni chirurghi credevano che queste infezioni fossero il prodotto di miasmi che provenienti dalle fogne, per via aerea, appestavano i luoghi di cura.
Si può capire come questa balzana teoria trovasse fertile terreno perché le città dell’epoca erano luoghi sporchi e maleodoranti con un fetore insopportabile che saliva dai condotti di scarico delle acque e delle fogne.
E’ in questo contesto che operò Joseph Lister, primo Barone di Lister, nato nel 1827 da una famiglia quacchera dello Yorkshire.
Frequentò l’Università di Londra, una delle poche permesse ai quaccheri in quel tempo. Inizialmente studiò nella facoltà di Lettere, ma all’età di 25 anni si laureò con lode in medicina ed entrò nel “Royal College of Surgeons”.
Nel 1854 Lister divenne primo assistente ed amico del chirurgo James Syme di Edimburgo, considerato allora il miglior chirurgo di Inghilterra. Nel 1861 diventa professore e chirurgo della Royal Infirmary di Glasgow dirigendo un reparto di chirurgia di oltre 200 posti.
Nonostante il reparto fosse nuovo e ben attrezzato la malattia ospedaliera imperversava e Lister si convinse che la causa non fosse da ricercare nei miasmi ma in piccolissimi organismi che sfuggivano alla vista umana che si diffondevano attraverso l’area.
Questo convincimento si rafforzò quando il grande chirurgo inglese lesse una relazione di un eminente scienziato francese, Louis Pasteur che sosteneva in base ai suoi studi sull’inacidimento del vino e del latte che questi piccolissimi organismi, da lui definiti germi fossero presenti dappertutto.
Pasteur dimostrò anche come essi potevano essere eliminati attraverso la bollitura anticipando così la pastorizzazione del latte e di altri alimenti.
Non potendo “bollire” i pazienti, Lister decise di puntare sull’acido carbolico un prodotto ottenuto dal catrame di carbone fossile.
Lo utilizzò con successo come medicazione su un bambino di undici anni che aveva riportato una brutta frattura scomposta, trauma che spesso portava a terribili infezioni ed all’amputazione dell’arto e non raramente alla morte del paziente.
Nell’agosto del 1867 Lister iniziò ad usare l’acido carbolico come antisettico in tutte le procedure chirurgiche e non soltanto come medicazione post operatoria.
Nel decennio successivo migliorò ulteriormente i protocolli di applicazione di questo antisettico ed iniziò a convincere una riluttante classe medica ad utilizzare questa profilassi che si era rivelata molto utile nel contrastare la cosiddetta “malattia da ospedale”.
Il catrame di carbon fossile da cui Lister otteneva le sue soluzioni di acido carbolico era facilmente ricavabile dai prodotti di scarto dell’illuminazione a gas di strade ed edifici pubblici.
Lister riuscì finalmente ad ottenere il componente principale dell’acido carbolico, il fenolo, nella sua forma più pura a cristalli.
Questa molecola aromatica semplice formato da un anello di benzene a cui è unito un gruppo ossidrile fu per molto tempo il principale antisettico utilizzato in ambito ospedaliero prima di venire soppiantato da prodotti più efficaci e meno tossici.