Abbiamo già parlato di oggetti definiti “Ooparts”, acronimo inglese per definire oggetti o manufatti non collegabili alla tecnologia ed alla cultura dell’epoca cui sembrano appartenere. Oggi prenderemo in esame il caso del disco di scisto.
Il disco è stato trovato a Sabu, nella tomba denominata 3111 e avvalendoci delle in formazioni prese sull’ottimo sito “Mistero risolto” scopriamo che la Tomba 3111 era circondata originariamente da una costruzione realizzata con mattoni di fango con pareti e nicchie che ne indicavano a Sabu uno status sociale molto elevato.
La facciata della prima Dinastia in origine era intonacata e dipinta di giallo per imitare il legno. Nell’angolo sud della sovrastruttura era posta una piattaforma di blocchi di calcare rozzamente lavorati.
L’archeologo W.B. Emery suggerisce che questo poteva indicare forse una struttura temporanea o e utilizzata nel corso delle cerimonie funebri di Sabu.
In una sala c’erano diversi frammenti di vasellame di pietra e ceramica oltre al famoso disco di scisto che presentava un foro centrale rialzato e tre aperture.
Il Disco ha un diametro di 61 centimetri e un’altezza massima di 10 centimetri. Il disco al momento del suo ritrovamento era schiacciato e rovinato ma è stato restaurato e ora fa bella mostra di sé al museo del Cairo.
L’oggetto, ha fatto pensare che fosse utilizzato per qualche forma di culto, infatti è realizzato in scisto, proprio come molti altri oggetti di culto. L’oggetto risale al 3000 aC, età in cui venne raggiunta la massima maestria nella lavorazione della pietra dura.
Questo oggetto discoidale, come detto, presentava un foro centrale probabilmente utilizzato per essere adattato a un palo di sostegno. William Kay, ingegnere inglese, ipotizzò che l’oggetto fosse una lampada a olio a tre fiamme utilizzata in qualche rito.
La lampada era dotata di un sistema di stoppini che comprendevano sei fasci di giunchi, legati insieme, tenuti in posizione dalla forma dei lati e così mantenuti immersi nell’olio, questa visione nasce soprattutto dal ritrovamento di simili strumenti rituali come il palo-lampada a petrolio trovato a Deir el Medina, ed esposto al museo del Cairo.
Fin qui nulla di anomalo, ma su questo disco in passato sono state raccontate non poche bufale.
Molti siti di informazione alternativa hanno affermato che il disco di scisto potesse essere il prodotto di una tecnologia non umana, nonostante la “scienza ufficiale” negasse tale possibilità, oppure che potesse essere il prodotto di avanzatissime tecnologie detenute dagli egiziani e che era parte di un’avanzato e sconosciuto dispositivo che non si sa bene cosa fosse in grado di fare, ma si sa i siti cospirazionisti devono assolutamente attirare l’attenzione con storie oltre il limite.
Altri affermarono che l’oggetto fosse di metallo, altri ancora che l’oggetto in scisto fosse solo una copia realizzata a partire dall’originale in metallo.
Insomma, come sempre i cospirazionisti ne sanno più degli scienziati.
L’oggetto, come sappiamo non è affatto in metallo esso è di metasiltite, una roccia sedimentaria chiamata siltite, però poiché trasformata in roccia metamorfica ma con il tratto dei caratteri originari del protolite ancora visibili, il prefisso meta viene aggiunto al nome di roccia. L’oggetto non era quindi nulla di speciale, tutt’altro, era un oggetto piuttosto comune se consideriamo gli oggetti rituali egiziani risalenti a 5000 anni fa, ci sono foto e esposizioni al Metropolitan Museum.
Come abbiamo ricordato, il disco di scisto non è certamente un oggetto unico, semplicemente dopo così tanto tempo non è facile trovarne altri.
Gli egizi erano abili artigiani e abilissimi nella lavorazione delle pietre dure, quindi, tutto quello che i fantarcheologi non capiscono e non conoscono non deve necessariamente essere un prodotto di una civiltà misteriosa e avanzatissima o lasciato sulla terra dagli extraterrestri.
Fonte: Mistero risolto
OOParts: Il disco di scisto
Forse non andrebbe nemmeno definito un oopart, visto che per gli archeologi la sua origine e la sua funzione sono abbastanza chiari ma non sono pochi i ricercatori "alternativi" a ritenerlo un oggetto misterioso.
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