La serie televisiva Severance ci proietta in un futuro in cui la dicotomia tra lavoro e vita privata è portata all’estremo, con un intervento chirurgico che separa letteralmente le due sfere dell’esistenza umana.
Questo scenario, pur rimanendo nell’ambito della fantascienza, solleva interrogativi interessanti sulla natura della coscienza e sull’organizzazione del nostro cervello.
Severance e la scienza: una dissociazione della mente?
La premessa di Severance trova un sorprendente parallelismo nella realtà scientifica. Già dagli anni ’40, infatti, i neurochirurghi hanno scoperto che sezionando il corpo calloso, la struttura che collega i due emisferi cerebrali, era possibile ridurre drasticamente le crisi epilettiche. Questa procedura, nota come callosotomia, ha dato origine allo studio dei pazienti con “cervello diviso”.
Le ricerche condotte su questi pazienti hanno portato alla luce una serie di fenomeni inaspettati che sfidano la nostra comprensione dell’unità della coscienza. È emerso, infatti, che i due emisferi cerebrali, una volta separati, possono funzionare in modo quasi autonomo, elaborando informazioni e generando comportamenti indipendenti.
Questa scoperta ha sollevato interrogativi affascinanti sulla natura della mente e sulla possibilità che all’interno di un unico cervello possano coesistere più ‘consapevolezze‘. Un esempio lampante di questa dissociazione è la cosiddetta sindrome della mano aliena, in cui una mano sembra agire di propria iniziativa, quasi animata da una volontà autonoma.
Nonostante si basi su premesse scientifiche solide, la serie Severance introduce elementi di pura fantascienza che la distinguono nettamente dai casi reali di pazienti con cervello diviso. Un esempio evidente è la condivisione del linguaggio tra le due identità create dalla procedura: nell’universo narrativo, sia l’innie che l’outie possono comunicare in modo completo, suggerendo una separazione meno radicale delle funzioni cognitive rispetto a quanto osservato nei pazienti reali.
Inoltre, la ‘procedura di separazione‘ stessa sembra implicare una manipolazione neurologica ben più complessa della semplice sezione del corpo calloso, aprendo scenari speculativi sulle potenzialità e i limiti dell’ingegneria cerebrale.
Severance ci tocca nel profondo, costringendoci a interrogarci su chi siamo e cosa significa essere umani. La serie ci invita a riflettere sulla nostra coscienza, sulla nostra identità e sul rapporto tra mente e corpo. Se potessimo separare le diverse sfere della nostra esistenza, cosa ne rimarrebbe di noi? E fino a che punto è giusto farlo? Queste sono solo alcune delle domande che la serie solleva, invitandoci a un viaggio introspettivo che va ben oltre l’intrattenimento.
La serie Severance rappresenta un punto di incontro affascinante tra fantascienza e neuroscienze. Pur basandosi su evidenze scientifiche solide, introduce elementi di fiction che stimolano la nostra immaginazione e ci spingono a interrogarci sulla natura della mente umana.
Il cervello diviso: una realtà scientifica
Il caso di Neil, un adolescente che ha dovuto affrontare le conseguenze di un tumore alla ghiandola pineale, offre un esempio illuminante di come le funzioni cognitive possano dissociarsi. A seguito della malattia, Neil sviluppò una forma di amnesia che lo rendeva incapace di fissare nuovi ricordi e di apprendere nuove informazioni. Questa dissociazione si estendeva anche ad altre abilità, come la lettura e la denominazione degli oggetti.
Il ragazzo, infatti, pur conservando la capacità di scrivere e di rappresentare visivamente gli oggetti, non riusciva a decifrare le parole scritte né a pronunciarne i nomi. La storia di Neil ci mostra come il nostro cervello possa essere colpito in modo selettivo da lesioni, dando luogo a profili neuropsicologici estremamente complessi e variabili.
La capacità di Neil di proseguire gli studi, nonostante la sua grave amnesia, ha lasciato i ricercatori perplessi. Come poteva un ragazzo che non ricordava nulla di ciò che aveva appena appreso ottenere buoni risultati a scuola? Per comprendere meglio questo paradosso, gli scienziati hanno deciso di indagare sulla sua comprensione di un romanzo che stava studiando, “Cider with Rosie” di Laurie Lee.
Interrogato a voce, Neil non riusciva a ricordare nulla del libro, neanche il titolo. Tuttavia, quando gli è stato chiesto di scrivere tutto ciò che gli veniva in mente, ha prodotto una sequenza di parole evocative e suggestive, come “finestre di geranio iniettato di sangue”, “Cider with Rosie“, “Dranium odore di pepe umido” e “crescita di funghi“. Queste espressioni, chiaramente collegate al romanzo, dimostravano che, sebbene non in grado di accedere coscientemente ai contenuti del libro, Neil aveva in qualche modo interiorizzato e elaborato le informazioni a un livello inconscio.
Il caso di Neil e la rappresentazione della procedura di Severance in Severance ci introducono al concetto di memoria implicita. Entrambi i casi dimostrano che è possibile apprendere e memorizzare informazioni senza esserne consapevoli. Neil, ad esempio, era in grado di scrivere descrizioni dettagliate di un romanzo che non ricordava, mentre Irving riusciva a dipingere ambienti lavorativi dei quali non aveva alcun ricordo esplicito.
Questo tipo di memoria, non accessibile alla coscienza, sembra essere profondamente radicata nel nostro cervello e potrebbe spiegare come alcune abilità e conoscenze possano persistere anche in assenza di ricordi consapevoli.
La procedura di ‘licenziamento‘ in Severance sembra mirare a sezionare specificamente le connessioni neurali legate alla memoria episodica, ovvero al ricordo di eventi specifici come le giornate lavorative. L’ippocampo, una regione cerebrale cruciale per la formazione e il consolidamento di questi ricordi, potrebbe essere un bersaglio primario di questa procedura. È interessante notare che l’ippocampo è coinvolto anche nella rappresentazione spaziale.
In Severance, il passaggio tra l’identità lavorativa e quella privata avviene proprio al confine tra due spazi fisici distinti: le porte dell’ascensore. Questo potrebbe suggerire che la procedura sfrutti l’associazione tra memoria e spazio, tipica dell’ippocampo, per creare una sorta di ‘amnesia spaziale’ che impedisca all’innie di ricordare gli eventi dell’outie e viceversa.
L’ippocampo, una regione cruciale per la memoria, svolge un ruolo fondamentale nella segmentazione delle nostre esperienze in episodi distinti. Ogni volta che entriamo in un nuovo ambiente, l’ippocampo segnala l’inizio di un nuovo ‘capitolo’ nella nostra memoria, facilitando il ricordo di eventi specifici all’interno di quel contesto. Questo meccanismo potrebbe spiegare l’effetto ‘porta’, che ci porta a dimenticare temporaneamente il motivo per cui siamo entrati in una stanza.
In Severance, l’ippocampo potrebbe essere manipolato in modo da esagerare questo fenomeno, creando una netta divisione tra le esperienze dell’innie e dell’outie. Il passaggio attraverso le porte dell’ascensore, che segnano il confine tra i due mondi, potrebbe innescare un processo di segmentazione così profondo da rendere praticamente impossibile il trasferimento di ricordi tra le due identità.
Mentre è vero che l’ippocampo gioca un ruolo cruciale nella memoria episodica e spaziale, la separazione tra innie e outie coinvolge una gamma molto più vasta di funzioni cognitive. Oltre alla memoria episodica, la procedura sembra influenzare anche la memoria semantica (conoscenze generali sul mondo e sull’azienda Lumon) e la memoria emotiva (collegata alle ricompense e alle punizioni ricevute sul posto di lavoro).
Queste diverse forme di memoria sono supportate da reti neurali estese, che vanno ben oltre l’ippocampo. Pertanto, la separazione tra le due identità richiede probabilmente un intervento più complesso e diffuso a livello cerebrale.
Conclusioni
La memoria non è un’isola, ma è intrecciata in modo complesso con altri processi cognitivi come la percezione, l’attenzione e il linguaggio. La separazione netta tra innie e outie in Severance sembra presupporre una divisione artificiale di un sistema altamente integrato. Sebbene sia affascinante speculare su come tale separazione potrebbe essere ottenuta, è importante riconoscere che la memoria è un fenomeno multifattoriale che coinvolge numerose regioni cerebrali e circuiti neurali.