Il supervulcano di Yellowstone, da sempre oggetto di fascino e timori, potrebbe avere rivelato un suo segreto. Una recente ricerca ha infatti individuato la zona più probabile per le future eruzioni all’interno del parco nazionale.
Yellowstone: Il prossimo spettacolo pirotecnico potrebbe essere a nord-est
Mentre l’idea di un’imminente eruzione catastrofica continua a popolare l’immaginario collettivo, gli scienziati rassicurano: non c’è alcun pericolo imminente. Tuttavia, comprendere dove e come potrebbe verificarsi una futura eruzione è fondamentale per valutare i rischi a lungo termine e mettere in atto adeguate misure di monitoraggio.
Un nuovo studio ha svelato una realtà più complessa di quanto si pensasse in precedenza. Sotto la caldera di Yellowstone, il magma fuso non è concentrato in un unico grande serbatoio, ma è suddiviso in quattro sacche distinte. Queste sacche, pur comunicando tra loro, presentano caratteristiche e comportamenti differenti.
La scoperta più sorprendente è che le sacche magmatiche situate nella parte nord-orientale del parco sono quelle più attive e con maggiori probabilità di alimentare future eruzioni. La ragione di ciò risiede nel fatto che in questa zona il magma è a diretto contatto con le rocce del mantello terrestre, che lo mantengono costantemente riscaldato e fluido. Al contrario, le sacche occidentali, non essendo a contatto con il mantello, tendono a raffreddarsi e solidificarsi più rapidamente.
Per arrivare a queste conclusioni, i ricercatori hanno utilizzato una tecnica innovativa chiamata magnetotellurica. Questa tecnica sfrutta il campo magnetico terrestre per “vedere” sotto la superficie. Il magma, contenendo minerali magnetici, crea dei piccoli campi magnetici rilevabili dagli strumenti. Analizzando questi segnali, gli scienziati sono riusciti a mappare la distribuzione del magma fuso sotto Yellowstone con una precisione mai raggiunta prima.
Il futuro del supervulcano più famoso al mondo
È importante sottolineare che le eruzioni vulcaniche sono eventi che si verificano su scale temporali geologiche, ovvero migliaia o addirittura milioni di anni. Non c’è quindi motivo di allarme immediato. Tuttavia, comprendere i processi che avvengono all’interno di un supervulcano come Yellowstone è fondamentale per la sicurezza delle popolazioni e per la pianificazione a lungo termine.
I risultati di questa ricerca rappresentano un passo avanti significativo nella comprensione dei supervulcani e dei processi che li governano. Continueranno ad essere condotti studi e monitoraggi per affinare le nostre conoscenze e garantire la massima sicurezza.
Nonostante la presenza di un notevole volume di magma sotto Yellowstone, il rischio di un’eruzione imminente è considerato basso. Il magma, infatti, è distribuito in una rete di pori all’interno della roccia solida, un po’ come l’acqua in una spugna. Secondo gli studi, solo quando oltre il 40% di questi pori sarà riempito, il magma potrà fluire liberamente e innescare un’eruzione. Attualmente, la percentuale di pori riempiti è stimata essere inferiore al 20%, indicando una situazione di relativa stabilità.
Sebbene il riscaldamento continuo del magma nella regione nord-orientale possa aumentare la probabilità di un’eruzione in futuro, è impossibile prevedere con esattezza quando ciò potrebbe accadere. I processi geologici si svolgono su scale temporali estremamente lunghe, e molti fattori possono influenzare l’evoluzione del sistema magmatico di Yellowstone. È come cercare di prevedere il tempo meteorologico tra migliaia di anni: le variabili in gioco sono talmente numerose che una previsione accurata è praticamente impossibile.
Conclusioni
Yellowstone, con il suo fascino e la sua potenza, continua a essere uno dei luoghi più affascinanti e studiati del nostro pianeta. Grazie a questa nuova ricerca, abbiamo un quadro più chiaro del futuro di questo supervulcano. Anche se le eruzioni catastrofiche sono eventi rari e imprevedibili, la scienza ci fornisce gli strumenti per monitorare e comprendere i processi geologici che li governano, permettendoci di affrontare il futuro con maggiore consapevolezza e preparazione.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature.