Dopo i casi di peste polmonare registrati a Pechino, un nuovo caso di peste bubbonica è stato confermato ieri dalle autorità sanitarie cinesi, nonostante una precedente dichiarazione dei funzionari sanitari del paese che il rischio della presenza di un focolaio fosse minimo.
La commissione sanitaria della regione autonoma della Mongolia interna ha rilasciato un comunicato in cui si conferma la registrazione di un caso di peste bubbonica in un uomo di 55 anni cui è stata diagnosticata la malattia dopo aver mangiato carne di coniglio selvatico lo scorso 5 novembre.
La peste bubbonica è la forma più comune di peste che può, però, evolvere in un quadro peggiorativo, in peste polmonare, lo stesso tipo di patologia riscontrata ad inizio mese dalle autorità sanitarie cinesi, e denunciate all’OMS, in due persone provenienti dalla stessa regione e ricoverate in quarantena nelle strutture sanitarie di Pechino.
La commissione sanitaria della Mongolia Interna ha dichiarato di non aver trovato finora prove per collegare il caso più recente ai due precedenti casi a Pechino.
Il paziente è ora isolato e curato in un ospedale di Ulanqab, ha affermato la commissione sanitaria.
Un totale di 28 persone che hanno avuto uno stretto contatto con il paziente sono state isolate e messe sotto osservazione, e la commissione ha dichiarato che, finora, non sono stati riscontrati sintomi anormali in esse.
NON vi sono stati molti focolai di peste in Cina negli ultimi anni ma gran parte della città nord-occidentale di Yumen fu isolata nel 2014 dopo che un residente di 38 anni morì di peste bubbonica, quella stessa malattia che, nel medioevo era conosciuta come “Morte Nera“.
Per quanto ne sappiamo, il principale vettore di diffusione della peste bubbonica è un pulce che risiede sui topi e proprio le popolazioni di roditori sono aumentate negli ultimi anni nella Mongolia interna dopo lunghi periodi di siccità, aggravati dai cambiamenti climatici.
Un’area delle dimensioni dei Paesi Bassi è stata colpita da una “peste di ratto” l’estate scorsa, causando danni per 86 milioni di dollari USA, ha ha scritto l’agenzia stampa governativa cinese Xinhua.