Il mondo marino ha sempre affascinato scienziati e appassionati per la sua vastità e per la diversità delle creature che lo popolano e tra queste, una delle più misteriose è il calamaro Magnapinna, una creatura raramente avvistata nelle profondità degli oceani.
Di recente, è stato catturato un raro filmato di questo straordinario animale mentre “cammina” con i suoi lunghi e sottili tentacoli sul fondo della Fossa di Tonga, nel Pacifico sud-occidentale, a circa 3.300 metri di profondità.
Questa scoperta ha destato grande interesse nel mondo scientifico e tra i biologi marini, poiché il calamaro Magnapinna è uno degli esseri più enigmatici e difficili da studiare; conosciuto per le sue estremità incredibilmente lunghe, può raggiungere dimensioni impressionanti, con i tentacoli che si estendono fino a oltre 8 metri di lunghezza, sebbene il suo corpo sia relativamente piccolo, con una misura stimata tra i 20 e i 30 centimetri, un contrasto tra il corpo e i tentacoli che conferisce alla creatura un aspetto quasi alieno, rendendola ancora più affascinante.
Il video che documenta l’incontro con il calamaro magnapinna, offre un raro scorcio sul comportamento di questa creatura, e si osserva il calamaro che utilizza i suoi lunghi tentacoli per “camminare” sul fondo marino, un comportamento che ha sorpreso gli scienziati, infatti questa modalità di movimento potrebbe essere un adattamento unico per esplorare il fondale oceanico o per cercare cibo, anche se le ragioni precise sono ancora oggetto di studio.
Qui sotto un video di repertorio ripreso nel 2007.
L’ambiente in cui è stato avvistato, la Fossa di Tonga, è uno dei luoghi più profondi e meno esplorati della Terra, qui la pressione e l’oscurità regnano sovrane, creando un habitat estremo dove poche creature riescono a sopravvivere, tuttavia è proprio in questi ambienti che spesso si trovano forme di vita uniche e sorprendenti, come il calamro magnapinna, che sembrano evolute per adattarsi a condizioni di vita proibitive.
Scopriamo di più sul calamaro magnapinna
Il calamaro Magnapinna rappresenta una delle maggiori sfide per la biologia marina, con la sua forma insolita, tentacoli sottili e allungati che possono estendersi per diversi metri, rappresenta una creatura quasi “surreale”, capace di evocare immagini di alieni più che di abitanti degli abissi.
Nonostante la sua apparente delicatezza, il calamaro magnapinna è un sopravvissuto adattato perfettamente a un ambiente estremo nelle profondità in cui vive, le risorse sono scarse, e quindi il suo aspetto e comportamento potrebbero essere il risultato di una lunga evoluzione che lo ha portato a sfruttare ogni possibile vantaggio. La lunghezza dei tentacoli, ad esempio, potrebbe permettergli di setacciare ampie aree del fondale in cerca di cibo, senza doversi muovere troppo, riducendo così il dispendio di energia in un ambiente dove l’energia è preziosa.
Oltre alla questione della sopravvivenza, rimane affascinante il modo in cui queste creature sono rimaste praticamente invisibili all’occhio umano per così tanto tempo, infatti le prime osservazioni del calamaro magnapinna risalgono solo a pochi decenni fa, e la tecnologia avanzata, come le telecamere ad alta profondità e i veicoli subacquei autonomi, ha permesso solo di recente di documentarne meglio la vita e i comportamenti.
L’osservazione del calamaro magnapinna pone anche una sfida per la scienza moderna, molte delle creature che abitano gli abissi non possono essere studiate in cattività a causa delle condizioni ambientali estreme in cui vivono, a causa della pressione incredibilmente alta, le basse temperature e l’assenza di luce rendono quasi impossibile la loro sopravvivenza se portate in superficie, ciò significa che molte delle nostre osservazioni su questi organismi devono essere fatte sul posto, il che comporta limitazioni tecniche e di costo.
Oltre a quanto precedentemente detto, la stessa morfologia del calamaro magnapinna solleva ulteriori domande, infatti non è chiaro se i suoi lunghi tentacoli siano utilizzati principalmente per la caccia o per la locomozione. Alcuni scienziati ipotizzano che i suoi movimenti lenti e deliberati possano essere un modo per catturare prede inconsapevoli, mentre altri credono che questa specie si basi su una strategia più opportunistica, raccogliendo cibo direttamente dal fondale marino.
Un altro aspetto intrigante è il motivo per cui queste creature rimangono così rare da avvistare, nonostante gli sforzi scientifici, si conosce ancora pochissimo della loro popolazione o della loro distribuzione geografica, si potrebbe ipotizzare che il calamaro magnapinna sia diffuso in diverse aree degli oceani profondi, ma il suo habitat è così vasto e inaccessibile che è difficile ottenere dati precisi.
La ricerca sui calamari degli abissi, inclusi il calamaro magnapinna, è essenziale per comprendere meglio le reti alimentari degli oceani profondi, gli animali che vivono a queste profondità estreme hanno un ruolo fondamentale negli ecosistemi marini, contribuendo a regolare la popolazione di altre specie e a mantenere l’equilibrio del ciclo dei nutrienti nell’oceano.
Detto ciò, il loro studio è complicato dal fatto che molti di questi organismi sono altamente specializzati per l’ambiente in cui vivono e quindi estremamente vulnerabili ai cambiamenti climatici o alle attività umane, come la pesca a strascico o l’estrazione di risorse minerarie dai fondali marini.
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