Comunicazione da cervello a cervello (telepatia?)

Tra qualche anno potremmo essere in contatto mentale costante con chiunque vorremo, a prescindere dalla località e dalla distanza.

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Mentre Neuralink di Elon Musk sta sempre più migliorando la sua interfaccia di comunicazione uomo-macchina, un altro ramo di questo ramo di questa complessa scienza sta lavorando a qualcosa che, pur necessitando in ogni caso di una macchina come intermediario, somiglia molto alla telepatia: la comunicazione cervello – cervello.

Esistono numerose forme di comunicazione non verbale in natura. Il linguaggio del corpo, ad esempio, ma è molto limitato nel tipo di messaggi che può trasmettere. I feromoni sono un altro, attraverso cui le grandi “menti dell’alveare” di alcuni insetti sono guidate da queste complesse sostanze chimiche. Anche l’odore semplice fa la sua giusta parte nella “comunicazione” tra alcune specie. Tuttavia, la telepatia – la comunicazione diretta tra i cervelli – è qualcosa di riservato alla fantascienza.

Ma, forse, qualcosa del genere è in via di realizzazione. Cioè, sulla scorta di uno studio di qualche tempo fa, alcuni team di ricercatori stanno lavorando sulla possibilità per gli esseri umani di comunicare via Internet usando solo i segnali del cervello.

Lo studio, pubblicato sulla rivista PLOS One, illustra in dettaglio come due soggetti umani sono stati in grado di comunicare le parole “hola” e “ciao” su una distanza di 7.500 chilometri solo pensandole.

Attenzione, non stiamo parlando della telepatia dei film, roba in cui uno sente qualcun altro parlargli direttamente nel cervello. Sebbene i pensieri siano stati correttamente interpretati dal giusto destinatario, rispettivamente in India e Francia, rispettivamente, il meccanismo di trasmissione del pensiero è un po’ diverso da come potevamo immaginarcelo: i pensieri dei protagonisti dell’esperimento sono stati effettivamente inviati via email e poi interpretati.

Questo obiettivo è stato raggiunto, come hanno spiegato i ricercatori, “sfruttando i percorsi di comunicazione esistenti“.

Uno di questi percorsi è, ovviamente, Internet, quindi la nostra domanda è diventata: ‘Potremmo sviluppare un esperimento che aggiri la parola o la tastiera per comunicare via Internet e stabilire una comunicazione diretta cervello-cervello tra soggetti situati lontano l’uno dall’altro?’“, ha spiegato il coautore Alvaro Pascual-Leone.

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(Foto: 2014 Grau et al./PLOS One)

Secondo quanto spiegato dai ricercatori, ai partecipanti è stato chiesto di concentrarsi sulla parola che desideravano inviare e i segnali cerebrali risultanti sono stati interpretati attraverso un elettroencefalogramma (EEG). A questo punto, il pacchetto finale di dati è stato inviato al destinatario via email.

Il ricevitore ha nuovamente utilizzato un apparecchio EEG provvisto di un’interfaccia computer-cervello (TMS) per tradurre i dati ricevuti, che ha anche utilizzato la tecnologia di stimolazione magnetica transcranica (TMS) per inviare i segnali attraverso il cuoio capelluto. Questi segnali sono apparsi nella visione periferica del destinatario come brillanti lampi di luce che venivano interpretati dal partecipante come un codice Morse mentale.

Come si capisce, tutto questo ha poco a che fare con il concetto tradizionale di telepatia ma Pascual-Leone afferma che il fatto che abbia funzionato è enorme. “Questo di per sé è un passo notevole per la comunicazione umana, ma essere in grado di farlo attraverso una distanza di migliaia di chilometri è una prova di principio di fondamentale importanza per lo sviluppo delle comunicazioni cervello-cervello“, ha spiegato.

Insomma, tra qualche anno, grazie alla connessione globale sempre più capillare e veloce, e all’evoluzione delle tecnologie neurologiche, magari con l’aiuto di un apparecchietto simile ad una cuffia, potremmo essere in contatto mentale costante con chiunque vorremo, a prescindere dalla località e dalla distanza.

Oggi viviamo in un mondo dove moltissime persone passano il loro tempo con il naso piegato verso lo schermo dello smartphone e dove il dialogo verbale è già molto limitato dai sistemi di messaggistica, forse stiamo andando verso un’epoca in cui la parola verbale verrà considerata obsoleta, un mondo su cui potrebbe calare un silenzio inquietante.