L’antico Egitto non aveva solo inestimabili ricchezze, ma anche armi straordinarie, letteralmente “piovute dal cielo” come le armi in possesso del faraone Tutankamon. Tra queste spicca un pugnale rinvenuto da Howard Carter all’interno del sarcofago del faraone bambino vissuto nel XIV secolo aC, nel 1925.
Il pugnale è straordinario perché composto da ferro con una importante percentuale di un’altro metallo, il nichel, che ne faceva un’arma incredibile per la fine dell’età del bronzo e proprio per questo alcuni sospettarono che fosse un falso. Oggi, però, sappiamo quasi con certezza da dove provengono quei metalli: dal cielo.
Il pugnale di Tutankamon
Il pugnale fu ritrovato accanto al gonnellino, lungo la coscia destra. Era inguainato inguainato in uno scarabeo d’oro, con l’elsa d’oro granulato, ornata a intervalli di bande di cristallo di rocca colorato, incastonate di cloisonné [una tecnica di decorazione a smalto visivamente simile a un mosaico].
La caratteristica più sorprendente ed eccezionale di questa bellissima arma era che la sua lama era di ferro, ancora lucida e simile all’acciaio. L’oggetto accompagnava il sovrano come se fosse uno dei suoi beni più preziosi.
Quest’arma eccezionale scoperta nella tomba del giovane faraone faceva il paio con un altro pugnale, quest’ultimo forgiato in oro. Il pugnale con la lama in ferro, che è stata analizzata con tecniche moderne, misura quasi 35 centimetri di lunghezza e, oltre al ferro, contiene l’11% di nichel e lo 0,6% di cobalto, percentuali che dimostrano che il metallo con cui è stato realizzato proviene da un meteorite. L’origine extraterrestre del materiale è stata confermata nel 2016 grazie allo studio della sua composizione chimica, anche se i ricercatori non hanno potuto rispondere a tutte le domande sorte sul suo conto, come per esempio come e dove è stato forgiato.

Extraterrestre ed…”extraegizio”!
Queste risposte sono state fornite da un team di ricercatori del Chiba Institute of Technology in Giappone. Sotto la guida di Takafumi Matsui e in collaborazione con esperti egiziani, il team ha confermato l’origine extraterrestre del famoso pugnale di ferro di Tutankhamon e ha potuto confermare che la lama è stata forgiata fuori dall’Egitto, come già suggerito.
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📘 Leggi la guida su AmazonSecondo lo studio pubblicato sulla rivista Meteorics & Planetary Science, l’analisi della distribuzione del nichel sulla superficie del pugnale, effettuata sparando raggi X non distruttivi sulla lama, ha rivelato che per lavorarlo il metallo era stato riscaldato a bassa temperatura, cioè tra gli 800 e i 950 gradi. Questo dato è stato confermato dalla presenza sul pugnale delle cosiddette “strutture Widmanstatten”, un tipo di cristalli allungati che formano un motivo a punto croce, che compaiono nel nichel presente nel ferro meteorico al raggiungimento di queste temperature e che scompare quando si raggiungono o si superano i mille gradi.
La presenza di questi cristalli suggerisce anche che il meteorite da cui proveniva il metallo con cui è stata forgiata la lama appartenesse a un gruppo di meteoriti ferrose note come ottaedriti. L’analisi ha inoltre documentato la presenza di zolfo, zinco e cloro.
Lo studio del pugnale ha portato anche a un’altra interessante scoperta: la presenza di resti di gesso, impiegato come materiale per fissare gli elementi decorativi dell’elsa, dimostrano che molto probabilmente si tratta di un’arma di origine straniera, visto che questa tecnica era sconosciuta in Egitto ai tempi di Tutankhamon.
Un regalo per il faraone?
Ma se l’arma non fu forgiata in Egitto, da dove proviene? I ricercatori ritengono che l’origine del pugnale possa essere rintracciata attraverso lo studio della corrispondenza diplomatica dell’epoca, nota come “lettere di Amarna“, un fascicolo di tavolette d’argilla rinvenute nell’omonima città, la capitale fondata dal faraone Akhenaton (1353-1336 a.C.). Questa corrispondenza contiene alcune missive inviate da monarchi stranieri vassalli ad Amenhotep III (1390-1353 a.C.) e a suo figlio Akhenaton.
A tal proposito i ricercatori hanno identificato un passo interessante. In una di queste lettere si cita un pugnale in ferro che Amenhotep III, nonno di Tutankhamon, ricevette in dono dal re Tushratta di Mitanni.
È un’informazione preziosa poiché, secondo i ricercatori, «la tecnologia della lavorazione del ferro e l’uso dell’intonaco di calce erano già prevalenti a quel tempo nella regione di Mittanni e nella regione ittita. Le lettere di Amarna potrebbero essere una prova scritta che suggerisce che il pugnale in ferro di Tutankhamon potrebbe provenire dall’esterno dell’Egitto», come evidenzia lo studio. D’altra parte, «l’alta qualità del pugnale indica che la capacità di lavorare il ferro meteoritico era già ben consolidata in quel momento», concludono i ricercatori.
Le analisi chimiche hanno confermato la peculiarità del pugnale di Tutankamon, infatti i ricercatori che le hanno eseguite, nel 2016, hanno scoperto che la lama contiene il 10% di nichel e lo 0,6% di cobalto in concentrazioni proprie delle meteoriti metalliche.
La conferma è arrivata consultando i database dei meteoriti ritrovati e analizzati sul nostro pianeta. I ricercatori hanno avuto la conferma che i livelli dei metalli indicano una probabile origine extraterrestre per il ferro utilizzato nella realizzazione del pugnale.
E’ stato il nichel a suggerire la risposta, perché è quasi del tutto assente nei comuni oggetti di ferro fuso. L’elemento n. 28 della Tavola periodica di Mendelev si trova come costituente nella maggior parte dei meteoriti e spesso viene utilizzato come uno dei criteri per distinguere un meteorite da altri minerali.
Pensare che possa essere il frutto di una lega, in queste concentrazioni, è impossibile, considerando anche il fatto che, come detto prima, la civiltà egizia maneggiava raramente il ferro. L’indagine svolta sul reperto grazie alla fluorescenza a raggi X non è stata invasiva, i dati sono stati poi analizzati in Italia.
L’origine del pugnale
Nel 2008 venne scoperto da Vincenzo De Michele, curatore del Museo Civico di Storia Naturale di Milano, un cratere, che prese il nome di Kamil Crater.
De Michele era intento a studiare la zona su Google Earth, alla ricerca di villaggi neolitici, quando notò questa formazione del tutto simile al cratere prodotto da una bomba di grande potenza. Il cratere poteva infatti anche essere il prodotto di un bombardamento o dell’esplosione di un missile, vista la zona calda dove era stato ritrovato, e per eliminare il dubbio De Michele decise di andare a compiere un sopralluogo di persona.
“Una volta sul posto è stato subito evidente che si trattava un cratere da impatto. La ‘bomba’ era quindi arrivata dallo spazio” – ha detto De Michele in un’intervista rilasciata all’INAF. In seguito il cratere venne confermato come di origine meteoritica nel 2010, con la pubblicazione sulla nota rivista Science.
Si tratta di un «cratere di tipo lunare», molto raro sul nostro pianeta dal momento che l’erosione cancella molto in fretta i segni degli impatti dei meteoriti. Alla spedizione parteciparono gli studiosi di Pisa e dell’osservatorio astronomico di Pino Torinese.
«Quando fu scoperto il cratere, parlammo del mai risolto interrogativo sul pugnale sulla mummia del giovane faraone della diciottesima dinastia, e decidemmo di fare le analisi, superando un po’ di riluttanza delle autorità egiziane, che giustamente custodiscono gelosamente i reperti», ha spiegato Porcelli.
Le analisi successive confermarono la derivazione del metallo del pugnale di Tutankamon dalla meteorite responsabile della formazione del cratere Kamil.