venerdì, Novembre 22, 2024
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Barriere coralline: nuovo sistema di allarme a 5 livelli

Come il riscaldamento globale sta minacciando la vita marina e cosa possiamo fare per proteggerla

Le barriere coralline sono tra gli ecosistemi più belli e diversi del pianeta, ma anche tra i più minacciati dai cambiamenti climatici, basti pensare che lo scorso anno, le temperature in alcune parti del mondo sono diventate così calde da causare in alcune aree dell’oceano temperature da vasca idromassaggio, uccidendo le barriere coralline essenziali.

La situazione era senza precedenti, al punto che i ricercatori hanno dovuto aggiungere tre nuovi livelli al sistema di allarme sullo sbiancamento dei coralli nel tentativo di proteggere meglio la vita marina.

barriere corallinea

Lo sbiancamento dei coralli: cos’è e perché è pericoloso

Lo sbiancamento dei coralli si verifica quando gli animali sono eccessivamente stressati dai cambiamenti di temperatura, luce o sostanze nutritive, quando ciò accade, i coralli espellono le alghe che risiedono nei loro tessuti, lasciandoli di colore bianco o, come dice la NOAA, “sbiancati e vulnerabili”.

I coralli sbiancati non sono necessariamente morti, ma fanno affidamento sulle alghe per procurarsi il cibo, quindi quando le alghe se ne vanno, i coralli sono più suscettibili alla morte.

Secondo la NOAA, “l’aumento della temperatura dell’oceano causato dai cambiamenti climatici è la principale causa dello sbiancamento dei coralli”, a tal proposito le barriere coralline sono molto sensibili alle variazioni di temperatura e possono tollerare solo una gamma limitata di condizioni. Se la temperatura dell’acqua supera o scende al di sotto di questa soglia, i coralli subiscono uno stress termico che li porta a espellere le alghe simbionti.

Le alghe non solo forniscono il cibo ai coralli, ma anche il colore e la protezione dai raggi UV. Senza le alghe, i coralli perdono il loro aspetto vivace e diventano più esposti alle malattie, ai predatori e agli altri fattori di stress ambientali. Inoltre, le alghe contribuiscono alla calcificazione dei coralli, il processo che permette loro di costruire le loro strutture scheletriche, e senza di esse, i coralli crescono più lentamente e diventano più fragili.

Lo sbiancamento dei coralli non è un fenomeno nuovo, ma si sta verificando con maggiore frequenza e intensità a causa del riscaldamento globale. Negli ultimi decenni, si sono verificati diversi episodi di sbiancamento di massa, che hanno colpito vaste aree di barriere coralline in tutto il mondo, con il più grave nel 2016-2017, che ha interessato il 75% delle barriere coralline globali e ha causato la morte di circa il 50% dei coralli della Grande Barriera Corallina, il più grande sistema corallino del mondo.

barriere corallinea

Il nuovo sistema di allarme per le barriere coralline: come funziona e perché è importante

Per monitorare lo stato di salute delle barriere coralline e prevedere il rischio di sbiancamento, la NOAA ha creato il programma Coral Reef Watch, che utilizza satelliti e modelli per raccogliere e analizzare i dati sulla temperatura dell’oceano, l’irradiazione solare, la salinità, il vento e le precipitazioni, e fornisce anche mappe e bollettini che mostrano gli allarmi di stress da calore per le barriere coralline in tutto il mondo.

Il sistema di allarme di sbiancamento è basato su un indicatore chiamato DHW (Degree Heating Weeks), che misura l’accumulo di calore nell’acqua sopra la temperatura massima normale per i coralli. Più alto è il valore di DHW, maggiore è lo stress termico subito dai coralli e maggiore è la probabilità di sbiancamento e mortalità.

Prima dell’aggiornamento, il sistema di allarme di sbiancamento aveva solo due livelli: avviso e allarme. Il livello di avviso indicava che i coralli erano a rischio di sbiancamento, mentre il livello di allarme indicava che lo sbiancamento era in corso o imminente. Tuttavia, questi due livelli non erano sufficienti a riflettere la gravità e la varietà delle condizioni di stress termico che le barriere coralline hanno affrontato negli ultimi anni.

Per questo motivo, il programma Coral Reef Watch ha rinnovato il suo sistema di allarme di sbiancamento “in risposta alle ondate di caldo marino senza precedenti del 2023”. Il sistema rivisto fornisce ulteriori dettagli per aiutare i gestori della barriera corallina a prepararsi e ad agire durante i periodi di stress termico estremo, si legge nel programma sui social media.

Il sistema ora varia dal livello uno, “rischio di sbiancamento dell’intera barriera corallina”, al livello cinque, “rischio di mortalità quasi completa”. Il livello uno indica che i coralli sono esposti a una temperatura dell’acqua superiore alla norma per almeno quattro settimane consecutive, il che può causare lo sbiancamento di alcune specie sensibili.

Il livello due indica che i coralli sono esposti a una temperatura dell’acqua superiore alla norma per almeno otto settimane consecutive, il che può causare lo sbiancamento di molte specie. Il livello tre indica che i coralli sono esposti a una temperatura dell’acqua superiore alla norma per almeno 12 settimane consecutive, il che può causare lo sbiancamento di quasi tutte le specie e la mortalità di alcune specie sensibili.

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Il livello quattro indica che i coralli sono esposti a una temperatura dell’acqua superiore alla norma per almeno 16 settimane consecutive, il che può causare lo sbiancamento di tutte le specie e la mortalità di molte specie. Il livello cinque indica che i coralli sono esposti a una temperatura dell’acqua superiore alla norma per almeno 20 settimane consecutive, il che può causare lo sbiancamento di tutte le specie e la mortalità di quasi tutte le specie.

Il nuovo sistema di allarme è stato implementato a partire da gennaio 2024 e ha mostrato che molte aree del mondo sono state colpite da un notevole stress termico nei primi mesi dell’anno. A partire da giovedì scorso, un’immagine satellitare degli allarmi di stress da calore ha mostrato diffusi casi di sbiancamento dei coralli in atto in tutto il mondo, con diverse aree che hanno sperimentato i livelli di allerta uno e due, e almeno un’area nell’Oceano Pacifico che ha sperimentato i livelli quattro e cinque.

Come già detto, il principale responsabile dello stress termico che affligge le barriere coralline è il riscaldamento globale, causato dall’aumento delle emissioni di gas serra nell’atmosfera. Questi gas, come l’anidride carbonica, il metano e il protossido di azoto, intrappolano il calore del sole e innalzano la temperatura media della Terra, ed una parte di questo calore viene assorbita dagli oceani, che si riscaldano e si espandono, causando l’innalzamento del livello del mare.

Il riscaldamento globale ha anche effetti indiretti sulle barriere coralline, come l’aumento dell’acidità dell’oceano, la riduzione dell’ossigeno disciolto, la maggiore frequenza e intensità dei fenomeni meteorologici estremi, la diffusione di malattie e parassiti, la perdita di habitat e la sovrappesca. Tutti questi fattori contribuiscono a indebolire le barriere coralline e a ridurne la capacità di adattarsi e resistere agli stress ambientali.

Le barriere coralline sono fondamentali per la biodiversità, l’economia e la sicurezza del pianeta.

Ospitano circa il 25% di tutte le specie marine, fornendo cibo, riparo e protezione a milioni di organismi. Sono anche una fonte di reddito e sostentamento per oltre 500 milioni di persone che dipendono dal turismo, dalla pesca e dalla medicina legati alle barriere coralline, inoltre proteggono le coste dall’erosione e dalle onde, mitigando gli impatti dei disastri naturali come gli uragani e i tsunami.

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La perdita delle barriere coralline avrebbe conseguenze devastanti per la salute degli oceani e delle comunità umane che ne dipendono. Secondo uno studio del 2019, il degrado delle barriere coralline potrebbe causare una riduzione del 70% della produzione ittica entro il 2100, mettendo a rischio la sicurezza alimentare di milioni di persone.

Un altro studio del 2018 ha stimato che il valore economico annuale delle barriere coralline è di circa 375 miliardi di dollari, e che la loro scomparsa comporterebbe una perdita di 11,9 trilioni di dollari entro il 2100, a causa della diminuzione del turismo, della pesca e della protezione costiera.

Per salvare le barriere coralline dal riscaldamento globale, è necessario agire su due fronti: ridurre le emissioni di gas serra e aumentare la resilienza delle barriere coralline. Il primo passo è quello di limitare l’aumento della temperatura media globale a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, come previsto dall’Accordo di Parigi sul clima, e questo richiede una rapida transizione verso fonti di energia rinnovabili e pulite, una maggiore efficienza energetica, una riduzione del consumo di carne e una rimozione attiva di carbonio dall’atmosfera.

Il secondo passo è quello di migliorare la capacità delle barriere coralline di adattarsi e sopravvivere agli stress ambientali. Questo richiede una gestione sostenibile delle risorse marine, una protezione delle aree di barriera corallina, una riduzione degli inquinanti e dei nutrienti che danneggiano i coralli, una promozione della biodiversità e della connettività tra le barriere coralline, una restaurazione dei coralli danneggiati o morti e una ricerca e innovazione per sviluppare nuove soluzioni e tecnologie.

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Tra queste, una delle più promettenti è l’uso di coralli resistenti al calore, ottenuti tramite selezione naturale, ibridazione, ingegneria genetica o manipolazione delle alghe simbionti. Questi coralli potrebbero essere usati per ripopolare le barriere coralline degradate o per creare nuove barriere coralline artificiali. Tuttavia, questa strategia presenta anche delle sfide etiche, ecologiche e sociali, che richiedono una valutazione attenta dei rischi e dei benefici.

Le barriere coralline sono un patrimonio naturale di inestimabile valore, che merita di essere salvaguardato e valorizzato, per farlo, è necessario un impegno collettivo e globale, che coinvolga i governi, le organizzazioni internazionali, le comunità locali, i settori privati, le organizzazioni non governative, i ricercatori e i cittadini. Solo così si potrà garantire il futuro delle barriere coralline e di tutti coloro che ne dipendono.

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