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Solstizio d’inverno nelle tradizioni

Il solstizio d’inverno rappresentava occasione di festività di vario genere: il Sol Invictus per i pagani; i Saturnalia nell’antica Roma (dal 17 al 23); il Natale per il cristianesimo.

In Gran Bretagna, a Stonehenge, sopravvivono imponenti ruderi: due cerchi concentrici di monoliti che raggiungono le 50 tonnellate. L’asse del monumento è orientato astronomicamente, con un viale di accesso al cui centro si erge un macigno detto “pietra del calcagno” (Heel Stone, detta anche Fryar’s Heel, cioè “Tallone del frate”). Al solstizio d’estate il Sole si leva al di sopra della Heel Stone. Stonehenge, insomma, sarebbe non solo un tempio, ma anche un calendario.

Tutto il culto degli antichi Egizi è dominato dal sole, chiamato Horus o Kheper al mattino quando si leva, Ra quando è nel fulgore del mezzogiorno e Atum quando tramonta. Eliopoli, la città del Sole, era il luogo sacro all’astro del giorno, il tempio di Abu Simbel, fatto costruire da Ramses II nel XIII secolo a.C. avanti Cristo, era dedicato al culto del Sole.

Secondo la cosmologia egizia il Nilo era il tratto meridionale di un grande fiume che circondava la Terra e che, verso nord, scorreva nella valle di Dait, che raffigurava la notte; su esso viaggiava un’imbarcazione che trasportava il Sole (raffigurato come un disco di fuoco e impersonato nella figura del dio Ra) che nasceva ogni mattino, aveva il culmine a mezzogiorno e al tramonto viaggiava su un’altra imbarcazione che lo riportava a est. Si devono agli Egizi alcune delle prime precise osservazioni astronomiche solari, in base alle quali i sacerdoti del faraone prevedevano le piene del Nilo e programmavano i lavori agricoli. Le piramidi sono disposte secondo orientamenti astronomici, stellari e solari. Gli obelischi erano essenzialmente degli gnomoni, che con la loro ombra scandivano le ore e le stagioni. Gli orologi solari erano ben noti e ne esistevano diversi tipi, alcuni dei quali portatili, a forma di T o di L, chiamati merket: il faraone Thutmosis III, vissuto dal 1501 al 1448 a.C., viaggiava sempre con la sua piccola meridiana, come noi con il nostro orologio da polso. La prima comparsa di Sirio, la stella più luminosa del cielo, all’alba, in estate, era per gli Egizi il punto di riferimento fondamentale del calendario. Il loro anno era di 365 giorni esatti, ma sapevano già che in realtà la sua durata è maggiore di circa sei ore, per cui avevano calcolato che nel corso di 1460 anni la data delle inondazioni del Nilo faceva una completa rotazione del calendario.

Il solstizio d’inverno segna l’inizio della stagione più fredda dell’anno. Si tratta del giorno più breve dal punto di vista delle ore di luce, che da questo momento in poi inizieranno ad aumentare rispetto alle ore di buio.

Il tutto è dovuto all’inclinazione dell’asse terrestre e al movimento della Terra rispetto al sole durante le diverse stagioni. Per quanto riguarda quest’anno, il Solstizio d’inverno cade il 21 dicembre alle 16.28 ora italiana. Il Sole tramonta un po’ più tardi, circa 2 minuti dopo, alle 16.44, ma anche il suo sorgere è ritardato di qualche minuto, alle 7.37.

Dal punto di vista scientifico il solstizio d’inverno segna l’inizio dell’inverno astronomico

Ma l’importanza del solstizio si perde nei secoli. Il solstizio, come si evince dal termine che definisce questo momento dell’anno, è un evento legato al sole e alla luce. Deriva dal latino “sol stat” (il sole si ferma).

Il Solstizio d’inverno nella tradizione popolare

Nella tradizione popolare il solstizio d’inverno segna l’inizio di una stagione che già nasconde dentro di sé i semi di rinascita della primavera. Con l’aumento progressivo delle ore di luce, la natura si prepara al risveglio.

Il solstizio d’inverno cade ogni anno tra il 21 e il 22 dicembre. Il sole nel solstizio tocca il punto più basso dell’orizzonte rispetto alla linea del parallelo locale, poi inizierà a risalire. Dal solstizio in poi il “potere” del sole, rappresentato dalla sua luce, ricomincerà a crescere.

Non tutti sanno che la data del giorno di Natale fu fissata al 25 dicembre da Papa Giulio I proprio per ragioni legate al solstizio, come antica festa pagana del sole. Si trattava probabilmente di sostituire le tradizioni del passato con le celebrazioni cristiane. Nel mondo germanico il solstizio d’inverno corrisponde a Yule, mentre nella tradizione druidica si parla di Alban Arthan, la festa della Luce di Re Artù.

Con il solstizio d’inverno si lasciano alle spalle l’oscurità e il caos dell’anno passatoe ci si prepara ad accogliere un nuovo anno ricco di prosperità. Le feste pagane del solstizio d’inverno richiamavano soprattutto l’importanza della trasformazione e della rinascita. Tra i simboli antichi del solstizio troviamo il vischio, che richiama la vita e la rigenerazione.

In diverse zone d’Italia il solstizio d’inverno è un occasione di ritrovo, di socializzazione, di riflessione o meditazione per iniziare ad accogliere il nuovo anno.

La festa celtica di Yule

Yule è una festa di tradizione celtica che viene celebrata in occasione del solstizio d’inverno. Si tratta di una festa che fa parte della tradizione germanica. Nelle tradizioni germanica e celtica precristiana, Yule era la festa del solstizio d’inverno.

Nel paganesimo e nel neopaganesimo, soprattutto in quello germanico, rappresenta uno degli otto giorni solari, o sabbat; viene celebrata intorno al 21 dicembre nell’emisfero settentrionale e intorno al 21 giugno in quello meridionale.

La parola Yule deriva forse dal norreno Hjól (“ruota”), con riferimento al fatto che, nel solstizio d’inverno, la “ruota dell’anno si trova al suo estremo inferiore e inizia a risalire”.

Nei linguaggi scandinavi, il termine Jul ha entrambi i significati di Yule e di Natale, e viene talvolta usato anche per indicare altre festività di dicembre. Il termine si è diffuso anche nelle lingue finniche per indicare il Natale (in finlandese “Joulu”), sebbene tali lingue non siano di ceppo germanico.

Non si sa molto delle antiche celebrazioni di Yule. Nei Paesi nordici Yule indicava comunque un periodo di danze, riposo e festeggiamenti. In Islanda Yule veniva celebrato secondo la tradizione antica ancora nel Medioevo.

Nel corso del tempo la celebrazione di Yule venne adattata al cristianesimo e trasformata nel Natale come lo conosciamo oggi.

L’albero di Yule è diventato il nostro albero di Natale. L’albero sempreverde, che mantiene le sue foglie tutto l’anno, è un simbolo della persistenza della vita anche attraverso il freddo e l’oscurità dell’inverno. L’albero di Yule rappresentava la fortuna per una famiglia così come un simbolo della fertilità dell’anno che sarebbe arrivato.

I festeggiamenti di Yule permangono nel neopaganesimo della Wicca con la commemorazione della morte dello Holly King (“Re Agrifoglio”) che simboleggia l’anno vecchio ed il sole al declino, per mano del suo successore, Oak King (“Re Quercia”), che simboleggia l’anno nuovo ed il sole che inizia la sua ascesa. In altre tradizioni si celebra la nascita del nuovo dio Sole bambino, (vedi anche l’antica festività Romana del Sol Invictus).

Il rituale tradizionale di Yule è una veglia celebrata dal tramonto all’alba successiva durante la notte più lunga dell’anno in corrispondenza con la notte del 21 dicembre, solstizio di inverno.

È il giorno più corto dell’anno, quello con meno luce di tutti. Durante il Solstizio d’Inverno, infatti, il sole brilla per appena 8 ore e 55 minuti, prima di lasciar posto al buio della notte. È il giorno che sancisce l’inizio dell’inverno astronomico, a differenza del Solstizio di Estate che è invece il giorno più lungo dell’anno e che prelude all’inizio della bella stagione. Tante sono le curiosità legate al solstizio invernale. A cominciare da quella più paradossale: il solstizio non si verifica sempre il 21 dicembre.

1. Quando avviene il Solstizio d’Inverno? – Il 21 dicembre, ma non sempre. Nel 2015, ad esempio, è caduto il 22. Tutta colpa della discrepanza tra il calendario gregoriano (365 giorni tondi tondi) e quello siderale, pari a 365 giorni, 6 ore, 9 minuti e 10 secondi. Una discrepanza che, ogni 4 anni, ci porta ad aggiungere un giorno a febbraio. E che qualche volta fa cambiare la data a solstizi ed equinozi.

2. Solstizio d’Inverno e antica Roma – Dal 17 al 23 dicembre, quindi a cavallo del Solstizio d’Inverno, nell’antica Roma si celebravano i Saturnali, delle feste pagane in onore di Saturno, dio dell’agricoltura, in cui le distinzioni sociali erano abolite e gli schiavi, per gioco, prendevano il posto dei propri padroni. Durante i festeggiamenti, inoltre, si era soliti regalare ad amici e parenti oggetti, libri, giochi, animali ed altri pensierini. Proprio come nel moderno Natale.

3. Sol invictus – Il Solstizio d’Inverno presso gli antichi romani, inoltre, era legato ad un’altra festa molto particolare, simboleggiante la rinascita del Sole. Durante le celebrazioni del «Sol invictus» si inneggiava al ritrovato splendore del Sole, capace di tornare luminoso e invincibile dopo essere precipitato momentaneamente nell’oscurità.

4. Solstizio d’Inverno festa celtica – Anche gli antichi Celti e gli stessi popoli germanici vedevano nel solstizio invernale un momento di rinascita e di progressivo ritorno alla luce. Il Solstizio d’Inverno coincideva dunque con la festa di Yule, in cui si macellavano gli animali e si banchettava insieme gustando le ultime riserve di carne disponibili. Le celebrazioni avvenivano sotto un albero di pino, antesignano dell’attuale albero di Natale.

5. Solstizio d’Inverno a Stonehenge – Chi ha edificato il sito di Stonehenge ha preso come modello di riferimento l’allineamento delle stelle nel Solstizio d’Inverno. I giganteschi monoliti, infatti, sono disposti in un modo che consente di godere al massimo del tramonto in questo giorno così carico di significato per gli antichi.

6. Solstizio d’Inverno e freddo – Nonostante le poche ore di luce, il 21 (o il 22) dicembre non è il giorno più freddo dell’anno. Statisticamente, infatti, i mesi in cui si registrano le temperature più rigide nell’emisfero boreale restano quelli di gennaio e febbraio.

7. Solstizio d’Inverno cinese – Per la tradizione cinese il giorno del Solstizio d’Inverno è quello in cui si raggiunge la massima profondità delle energie Yin ed in cui inizia la loro progressiva trasformazione nel loro opposto, le energie Yang. Nei secoli passati la festa era celebrata ufficialmente in tutto il Paese, anche commemorando gli antenati scomparsi.

8. Solstizio d’Inverno e scienza – Per una curiosa coincidenza, il giorno del 21 dicembre è legato a due eventi epocali per la scienza. Nel 1898, in questo giorno, Marie e Pierre Curie scoprirono il radio, mentre 70 anni dopo, nel 1968, fu lanciato l’Apollo 8, la prima missione lunare con equipaggio umano.

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