La Golden Age della Silicon Valley potrebbe essere in procinto di terminare. Gli elementi che fanno pensare a un simile futuro nero per l’economia dell’area californiana (sita precisamente nella San Francisco Bay Area) sono diversi. Tra questi sono da menzionare l’aumento dei tassi di interesse, il rallentamento della crescita e le mutevoli opinioni del pubblico sulle Big Tech (le più grandi compagnie locali). Tutti fenomeni che estanno facendo riflettere gli esperti.
Silicon Valley: un preoccupante blocco delle assunzioni
La Golden Age della Silicon Valley potrebbe essere giunta al capolinea. A far preoccupare gli esperti sono fenomeni poco rassicuranti quali gli enormi licenziamenti in Snapchat, i drastici cali di valutazione di Meta e Apple e il blocco delle assunzioni in altre società Big Tech. Ma sarà davvero la fine? La risposta è complicata. Il settore tecnologico è in una fase di crescita impressionante da tempo, sostenuta negli ultimi anni da una pandemia che ha costretto la maggior parte del mondo online a darsi da fare sempre di più. Una situazione che ha fatto esplodere la domanda di servizi tecnologici. Quell’esplosione (e gli alti stipendi e i vantaggi che ne sono derivati) sembra però rallentare.
Margaret O’Mara: “Questa festa non potrà continuare per sempre“
Margaret O’Mara è professoressa all’Università di Washington e autrice di The Code: Silicon Valley and the Remaking of America. L’esperta, parlando della presunta fine della Silicon Valley come potenza economica, ha affermato tramite alcune dichiarazioni riportate dal Guardian: “Questa festa non potrà continuare per sempre. In molti modi, stiamo solo tornando alla normalità dopo un’enorme corsa durante la quale tutto è diventato sovradimensionato“. Queste tendenze sono esacerbate da una più ampia recessione globale, a cui il mondo tecnologico non è immune, ha aggiunto. La Federal Reserve ha alzato tre volte i tassi di interesse già nel 2022 e sono previsti ulteriori aumenti.
L’avvento degli “unicorni”
Il precedente contesto di bassi tassi di interesse aveva rafforzato il boom tecnologico, contribuendo a creare una parata di “unicorni” – società le cui valutazioni superano il miliardo di dollari. Esempi degni di nota includono Airbnb e Uber, valutati a 47 miliardi e 82 miliardi di dollari alle rispettive offerte pubbliche. Ma quando i tassi di interesse cambiano, ha detto Margaret O’Mara, ci sono “meno soldi in giro” e gli investitori utilizzeranno contanti “in modo molto più giudizioso“. O’Mara ha spiegato che alcuni investitori avranno ancora accesso a liquidità, tuttavia, nel corso di un crollo come questo della Silicon Valley, il flusso degli accordi andrà a raffreddarsi.
Perché la crescita sta rallentando?
La rapida crescita è stata inoltre mitigata da una serie di eventi preoccupanti per l’economia come il declino di WeWork e il crollo di Theranos, l’azienda di analisi del sangue che è diventata popolare in un ambiente di stampa entusiastica, accumulando infine una valutazione di oltre un bilione di dollari prima che si scoprisse che le sue affermazioni non erano vere. Avvenimenti del genere, insieme a un maggiore controllo sull’industria tecnologica in generale negli ultimi dieci anni, comprese le rivelazioni di informatori contro Facebook e le critiche pubbliche dei dirigenti tecnologici al Congresso, stanno scuotendo l’immagine della Silicon Valley.
Le riconsiderazioni di Obama
Se in un primo momento Barack Obama era un sostenitore delle Big Tech, ora sembra aver riconsiderato questi colossi della Silicon Valley in negativo. L’ex presidente USA utilizzò ampiamente Facebook nella sua campagna del 2008, elogiando l’azienda nel suo discorso sullo stato dell’Unione nel 2011.
Obama ha in seguito condannato il ruolo di Facebook nella diffusione della disinformazione, in particolare intorno alle elezioni, in un recente discorso alla Stanford University. Queste le sue parole in quella particolare occasione: “Uno dei principali motivi dell’indebolimento della democrazia è il profondo cambiamento avvenuto nel modo in cui comunichiamo e consumiamo informazioni“.