Uno studio sta cercando di capire se potrebbe esistere vegetazione nel sistema TRAPPIST-1 e come potremmo fare per individuarla.
Guidato da Tommaso Alberti dall’Università di Reggio Calabria, in Italia, il team ha esaminato quanta terra e acqua sono prevedibili su ciascun pianeta e hanno dedotto che l’eventuale presenza di qualsiasi forma di vegetazione dovrebbe rendere peculiare l’aspetto di ogni mondo.
La ricerca è disponibile su arXiv e sarà pubblicata su The Astrophysical Journal.
TRAPPIST-1 è una stella nana rossa che dista 40 anni luce dalla Terra, balzata agli onori della cronaca all’inizio di quest’anno, quando è stato scoperto che intorno ad essa orbitano 7 pianeti di tipo roccioso, non dissimili dalla Terra, dei quali almeno tre sembrano essere nella zona abitabile della stella, dove le condizioni potrebbero esserci le giuste condizioni acqua liquida e forse la vita.
In questo studio, i ricercatori hanno usato un “modello di equilibrio energetico semplicemente basato sull’equilibrio clima-vegetazione” per studiare il clima di ogni pianeta. TRAPPIST-1d è stato individuato come il mondo dal clima più stabile e simile alla Terra, che, inoltre, orbita nella migliore posizione per mantenere l’acqua liquida. Si tratta di un dato interessante perchè nei precedenti studi i pianeti e, f, g sembravano più adatti..
Noi non possiamo guardare direttamente i pianeti, possiamo però studiare le variazioni della luce della stella attraverso la loro atmosfera. In futuro, potremo vedere anche la luce riflessa dalle loro superfici e questo sarà fondamentale per capire se si tratta di pianeti abitabili.
In questo ultimo studio, i ricercatori hanno affermato che la radiazione in uscita da ciascun pianeta potrebbe dipendere dalla vegetazione e anche dalla composizione atmosferica, per cui ulteriori studi sui pianeti potrebbero rivelare alcune delle loro caratteristiche superficiali.
“Siamo in grado di indagare scenari diversi per il sistema planetario TRAPPIST che va da pianeti rocciosi e sterili a pianeti simili a Terra con condizioni di effetto serra simili e / o diversi che ci permetteranno di individuare il ruolo della vegetazione nella definizione di un particolare clima”, ha detto Alberti alla rivista Seeker.
Ricerche simili erano già state intraprese. Nel febbraio di quest’anno, alcuni scienziati hanno proposto che il tipo di luce riflessa potrebbe dipendere da qualsiasi vegetazione presente. È interessante notare che, visto che questa stella emette luce per lo più nello spettro dell’infrarosso, si sospetta che qualsiasi vegetazione su questi pianeti sarebbe più scura della nostra per poter assorbire più energia.
“Se dovessimo atterrare su uno dei pianeti, non aspettatevi di vedere un’oasi o piante verdi”, ha detto Lisa Kaltenegger, direttore dell’Istituto Carl Sagan di New York. “In realtà si prevede che le piante utilizzino fondamentalmente tutta la luce disponibile, riflettendone il meno possibile per sfruttarne al massimo l’energia. Questo potrebbe rendere la vegetazione locale molto scura“.