La famiglia è in contatto con la direzione sanitaria dell’ospedale pediatrico romano che si è detto pronto ad assistere il piccolo, il Great Ormond Street Hospital di Londra, dove è attualmente ricoverato, si oppone al trasferimento citando ragioni di ordine legale.
La direttrice sanitaria del Bambin Gesù Mariella Enoc, ha confermato di essere in contatto con la famiglia Gard per risolvere il problema del trasferimento del piccolo Charlie, affetto da una rara malattia di origine genetica, presso la struttura romana. Purtroppo, la direzione della struttura sanitaria inglese si sta opponendo al trasferimento del neonato citando problemi di ordine legale, non essendoci nessuna ragione di ordine clinico ad impedirlo.
Gli impedimenti di ordine legale che cita il nosocomia inglese sono probabilmente alla perentoria legge vigente in Gran Bretagna sull’accanimento terapeutico.
Per tentare di sbloccare la situazione si sta muovendo anche il Vaticano. “Superare questi problemi? Se possiamo farlo lo faremo”, ha detto il card. Pietro Parolin riferendosi agli ostacoli di tipo giuridico legati alla legislazione inglese. “Il Bambin Gesù – ha aggiunto – è competente per la parte medica”.
Intanto, secondo il tabloib inglese “Sun”, anche un ospedale americano si sarebbe offerto di aiutare Charlie e la sua famiglia, senza però citare il nome dell’istituto.
L’opinione pubblica internazionale si è mobilitata per intercedere a favore di Charlie e ha già ottenuto il risultato di posporre la data in cui saranno spenti i sostegni tecnologici che tengono in vita il piccolo Charlie, data che era stata fissata per lo scorsa sabato 1° luglio. Pressioni sarebbero in corso sulla premier Theresa May per sbloccare la situazione.
Intanto, complice la pubblicità fatta al caso del piccolo Charlie è comparso sui media un caso “simile”: un bimbo americano di sei anni, Arturo Estopiñan, affetto dalla stessa malattia di Charlie ha ricevuto, da neonato, lo stesso trattamento sperimentale negli Usa che vorrebbero tentare i genitori del piccolo britannico e oggi vive su una sedia a rotelle.
Nella loro campagna per tentare di prolungare la vita di loro figlio i familiari hanno raccolto oltre un milione di sterline che volevano utilizzare per portare Charlie negli Usa e sottoporlo a una terapia sperimentale, nonostante il parere contrario dei medici. Il bambino è affetto da una sindrome da deplezione del Dna mitocondriale. Una malattia rara che causa un progressivo e inesorabile indebolimento muscolare e forte dolore. Per la medicina è incurabile ma i genitori non si sono mai arresi portando la questione in tribunale. Il 12 aprile scorso l’Alta corte inglese ha stabilito che i medici potevano staccare la spina. Da lì il ricorso alla Corte europea, fino al definitivo verdetto di questi giorni.
Reccom Magazine continuerà a seguire la vicenda e ad aggiornare i propri lettori.