di Oliver Melis
Periodicamente, qualche appassionato cacciatore di misteri alieni scopre qualcosa tra le immagini di Marte, riprese dai vari rover che ne calcano la superficie e dalle sonde che ne percorrono l’orbita. Alcuni giorni fa il mondo ufologico ha esultato di fronte alle fotografie pubblicate da Joe Withe un ufologo di 45 anni che passa gran parte del suo tempo libero a studiare le foto di Marte. Le nuove immagini selezionate hanno acceso il genuino entusiasmo dei suoi fans e di tanti appassionati della ricerca di vita aliena.
Prima di esaminare le nuove immagini deiffuse da Withe torniamo un attimo indietro nel tempo: siamo sopra la regione marziana detta Cydonia Mensae, situata alle coordinate 33° Nord e 13° Ovest. Si tratta di un’area della superficie di Marte ben nota agli appassionati. Qui, il 25 luglio del 1976, nel corso della 35ª orbita, la sonda Viking 1 scattò una fotografia, diventata famosa alle cronache come Volto su Marte, ritenuta all’epoca da alcuni ricercatori come una struttura artificiale.
Questa ipotesi fu successivamente smentita dalle fotograie ad alta risoluzione riprese dalle sonde che seguirono alle missioni Viking che dimostrano che la “faccia” in realtà è semplicemente una comune formazione rocciosa e che l’illusione ottica che si trattasse di un enorme viso femminile con un copricapo scolpito su un’alta collina era dovuto all’effetto combinato del gioco di luci ed ombre, favorito dalla bassa risoluzione delle telecamere del Viking.
Ma torniamo al nostro Joe White, il ricercatore indipendente che afferma di aver individuato, in una delle foto inviate a terra dal rover Curiosity, i resti di un antico abitante di Marte.
L’immagine in questione sembrerebbe ritrarre, incastonato nelle rocce, un teschio dalle fattezze apparentemente umane che, a detta di White, misurerebbe circa 60 cm portando ad ipotizzare che l’altezza complessiva del suo proprietario superasse i 4.50 metri.
Le immagini come si può intuire hanno rapidamente fatto il giro della rete e sono diventate virali nei gruppi dedicati allo studio degli alieni sui social e sono tanti coloro che hanno dato credito senza riserve alla teoria di Withe.
L’immagine peròcome al solito, può essere spiegata nel modo più semplice dalla pareidolia perché è noto che l’occhio umano tende a farci vedere delle forme familiari in forme del tutto casuali. Ad esempio, quanti di noi si sono soffermati ad osservare una formazione nuvolosa vedendo il contorno di un volto, un animale o un oggetto noto? Lo stesso discorso vale se si osserva una macchia di inchiostro o di umidità o la corteccia di un albero. Si tratta di pareidolia, la tendenza a osservare forme e oggetti riconoscibili nelle strutture prive di forma che ci circondano.
I cacciatori di alieni, quando non sono in malafede, spesso presentano foto di rocce o ombre dalla forma particolare o semplici giochi di luce dichiarandole come la prova evidente di manufatti o resti di antiche civiltà extraterrestri ormai scomparse.