Il Borealopelta markmitchelli, noto come nodosauro, risale a circa 110 milioni di anni fa, e il suo aspetto era caratterizzato da delle piastre corazzate sulla schiena. I resti di un esemplare sono stati rinvenuti mummificati con al loro interno il suo ultimo pasto, effettuato probabilmente prima di morire.
Gli stomaci dei dinosauri e le prove della loro dieta sono state rinvenute molto di rado, occasionalmente si sono ritrovati semi e ramoscelli nelle viscere dei resti dei dinosauri, ma mai delle prove conclusive sulle piante. Il ritrovamento ha permesso di fare questa incredibile scoperta, consentendo ai ricercatori il rinvenimento dei resti del suo ultimo pasto.
Il dinosauro è stato ritrovato all’interno di un terreno fangoso che ha conservato in maniera ottimale i resti, arrivando a preservare in perfette condizioni anche il contenuto dello stomaco, consentendo ai ricercatori di scoprire che era un animale molto esigente sul cibo.
I dettagli della dieta vegetariana di questo dinosauro sono stati pubblicati sulla rivista Royal Society Open Science.
David Greenwood, coautore dello studio, biologo della Brandon University e professore aggiunto dell’Università del Saskatchewan, ha spiegato che “i frammenti delle foglie e altri fossili di piante sono stati preservati cosi bene, da consentire la visione delle loro cellule”.
Il nodosauro, è stato trovato nel 2011 a nord di Fort McMurray in Alberta, durante delle operazioni di estrazione. I resti del dinosauro dopo la sua morte sono finiti in quello che una volta era un antico mare, posizionandosi sulla schiena nel fondale marino fangoso, e da allora sono rimasti totalmente indisturbati fino al rinvenimento di nove anni fa.Il fossile è stato esposto al Royal Tyrrell Museum of Paleontology in Alberta dal 2017, dopo che il tecnico del museo, Mark Mitchell, ha trascorso sei anni ad analizzare minuziosamente la pelle e le ossa del dinosauro, conservate dalla roccia marina in cui era racchiuso.
Il dinosauro, appartenente al gruppo degli anchilosauri, pesava più di una tonnellata e il suo stomaco aveva le dimensioni di un pallone da calcio. Secondo quanto rinvenuto nello stomaco viveva lontano dalle piante e prediligeva un’alimentazione a base di felci.
Jim Basinger, coautore dello studio e Geologo dell’Università del Saskatchewan, in una dichiarazione ha spiegato che “la scoperta del contenuto dello stomaco del nodosauro mummificato e perfettamente conservato è un fatto estremamente raro, e quello rinvenuto dal team del museo si mostra in perfette condizioni, un evento mai avvenuto fino ad oggi. Quando le persone vedono questo straordinario fossile, siamo in grado di descrivergli il suo ultimo pasto, grazie alle perfette condizioni di conservazione del suo stomaco all’interno dello scheletro. Non solo, possiamo anche spiegare le sue attività quotidiane, dove viveva e qual’era il suo cibo preferito”.
La scoperta è riuscita a far luce definitivamente sull’alimentazione di un grande dinosauro erbivoro, che in questo caso si nutriva di foglie di felce, alcuni steli e ramoscelli. I dettagli delle piante erano cosi ben conservati nello stomaco che si potrebbero paragonarli a dei campioni prelevati oggi sulle piante moderne.
David Greenwood, spiega che “grazie alle analisi del fossile ho potuto vedere i diversi strati di cellule in un frammento fogliare, dove erano presente l’epidermide con i pori, gli stomi, parte con cui le piante assorbono l’anidride carbonica. Siamo riusciti anche a guardare la struttura superficiale delle cellule dell’epidermide, un modello molto simile alle attuali felci viventi”.
Un mangiatore esigente
I ricercatori dichiarano che il rinvenimento di questo fossile ha consentito di conoscere con cosa si nutrivano questi erbivori di grandi dimensioni, e il materiale vegetale ha fatto scoprire le interazioni che il dinosauro aveva con il suo ambiente.
I ricercatori sono riusciti a capire, attraverso il confronto del contenuto dello stomaco con gli studi sulla foglie fossili dello stesso periodo e regione, che era un dinosauro molto esigente. Il nodosauro si nutriva principalmente con le foglie morbide delle felci, trascurando le foglie comuni come le cycad e le conifere. Durante le analisi sono state trovate complessivamente 48 microfossili di polline e spore, tra cui erano presenti il muschio, le felci, due piante da fiore e 13 conifere.
Caleb Marshall Brown, autore dello studio e curatore della sistematica e dell’evoluzione dei dinosauri presso il Royal Tyrrell Museum of Paleoology, ha spiegato che “la mancanza di equiseti e la rarità della presenza delle cicadee e delle conifere è sorprendente, dato che erano tutti vegetali molto comuni nella flora presente nell’habitat del dinosauro. Questa scoperta dimostra anche che il Borealopelta preferiva alcuni tipi di felci, ignorandone altre tipologie”.
La conservazione del materiale vegetale all’interno del suo stomaco suggerisce che il dinosauro morì e fu sepolto subito dopo aver mangiato. I ricercatori, si sono basati sulla base degli anelli di crescita e della maturità di parte del materiale vegetale, per determinare che la morte del dinosauro sia avvenuta probabilmente tra la primavera inoltrata e metà estate.
Una scoperta che ha sorpreso i ricercatori è stata il rinvenimento di carbone all’interno dello stomaco, che potrebbe stare ad indicare che il dinosauro stava pascolando in una zona che era stata colpita da un incendio. I ricercatori sanno molto bene che gli incendi erano situazioni molto comuni durante il primo periodo del Cretaceo, risalente dai 100 ai 145 milioni di anni fa, ma sopratutto che creavano una situazione ottimale per la fioritura delle felci.
Caleb Marshall Brown spiega che “il nodosauro, per la sua conformazione fisica si poteva nutrire solamente vicino al terreno, e la nuova crescita creata dagli incendi produceva piante più appetibili e con un contenuto nutritivo più elevato. Molti grandi mammiferi erbivori che conosciamo di conseguenza si spingevano verso aree bruciate sia nelle praterie che nelle foreste, visto che offrivano un opportunità unica di alimentazione”.
David Greenwood ritiene che gli incendi si siano verificati nell’area in cui viveva e pascolava il nodosauro, nei 6-18 mesi precedenti al suo ultimo pasto. Inoltre, “la scoperta del carbone nello stomaco insieme alle felci, apre molte ricerche sulla biologia di questo grande dinosauro erbivoro corazzato. La paleobotanica, che studia i fossili vegetali, è in grado di fornire informazioni che gli scheletri dei dinosauri non possono dare”.
Anche pietre di ventriglio, molto simili a quelle ingerite dagli uccelli per favorire la digestione, sono state ritrovate all’interno dello stomaco del fossile di dinosauro.
I ricercatori continueranno a analizzare il dinosauro per riuscire a scoprire quali altri segreti potrà svelare, come ad esempio il modo in cui questo nodosauro è stato in grado di prosperare e raggiungere dimensioni così grandi, con cibo di qualità relativamente scarsa.