sabato, Marzo 15, 2025
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Ucraina: ragioni storiche del conflitto con la russia e prospettive immediate

Siccome siamo curiosi, abbiamo deciso di effettuare una ricerca sul rapporto storico tra Ucraina e Russia e di analizzare anche le cause (o incomprensioni) che hanno portato a scatenare la guerra di conquista che Putin sta portando avanti ormai da più di dieci anni nei confronti dell'ex repubblica un tempo aderente all'Unione Sovietica

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Oramai da tre anni storici, analisti di politica internazionale, esperti di cose militari e tuttologi da facebook o You Tube si sbizzarriscono cercando di attribuire a Ucraina o Russia le colpe del conflitto in corso.

Siccome siamo curiosi, abbiamo deciso di effettuare una ricerca sul rapporto storico tra Ucraina e Russia e di analizzare anche le cause (o incomprensioni) che hanno portato a scatenare la guerra di conquista che Putin sta portando avanti ormai da più di dieci anni nei confronti dell’ex repubblica un tempo aderente all’Unione Sovietica.

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Vista la mole di informazioni disponibili abbiamo cercato di presentarle schematicamente, rimandando alle fonti delle informazioni per chi volesse approfondire.

Un’ultima premessa: chi scrive è convinto che le guerre di conquista in un mondo in cui le nazioni hanno fondato l’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) non dovrebbero essere uno strumento utilizzabile, soprattutto se si è una nazione che detiene un seggio permanente nel consiglio di sicurezza e ci si vanta (giustamente) dei milioni di propri cittadini che sono morti nella II guerra mondiale scatenata dal nazismo tedesco.

L’articolo è stato però redatto attenendosi strettamente ai fatti, senza esprimere giudizi. Come già scritto, chi volesse può approfondire per proprio conto utilizzando i link alle fonti utilizzate, suggerirei, inoltre, di ignorare le fonti di parte posteriori al 2014 che sono inevitabilmente inquinate dalla propaganda di ambo le parti.

La Rus’ di Kiev (IX – XIII secolo)

  • Origini: Nel IX secolo, la regione dell’attuale Ucraina era il cuore della Rus’ di Kiev, uno stato medievale fondato da popolazioni slave orientali e variaghe (vichinghi). Kiev ne era la capitale e fu per lungo tempo un importante centro politico e culturale.ilpost.it+3Storicang+3it.wikipedia.org+3

  • Cristianizzazione: Nel 988, il Gran Principe Vladimiro il Grande adottò il cristianesimo ortodosso come religione di stato, influenzando profondamente la cultura e la religione della regione.Storicang

Frammentazione e dominazioni straniere (XIII – XVII secolo)

  • Invasione mongola: Nel XIII secolo, la Rus’ di Kiev fu devastata dall’invasione mongola, che ne provocò la frammentazione in vari principati.Storicang+3it.wikipedia.org+3ilpost.it+3

  • Dominio lituano e polacco: Successivamente, gran parte dei territori ucraini cadde sotto il controllo del Granducato di Lituania e, dopo l’Unione di Lublino del 1569, della Confederazione Polacco-Lituana.

L’Età dei Cosacchi e l’Unione con la Russia (XVII – XVIII secolo)

  • Nascita dei cosacchi: Nel XVI e XVII secolo, i cosacchi zaporoghi emersero come forza militare e politica nella regione, cercando autonomia sia dalla Polonia che dalla Russia.it.wikipedia.org

  • Rivolta di Chmel’nyc’kyj: Nel 1648, Bohdan Chmel’nyc’kyj guidò una rivolta cosacca contro la dominazione polacca, culminata nel 1654 con il Trattato di Perejaslav, che sancì un’alleanza con la Russia. Questo evento è visto come l’inizio dell’influenza russa in Ucraina.

  • Perdita dell’autonomia: Nel corso del XVIII secolo, l’Impero Russo ridusse progressivamente l’autonomia cosacca, integrando completamente l’Ucraina orientale nei suoi domini.

Divisione dell’Ucraina (XVIII – XIX secolo)

  • Partizioni della Polonia: Tra il 1772 e il 1795, le tre partizioni della Polonia portarono alla divisione dell’Ucraina in:

    • Ucraina occidentale: Inclusa nell’Impero Austriaco.
    • Ucraina centrale e orientale: Annessa all’Impero Russo.
  • Russificazione: in quel periodo l’Impero Russo avviò politiche di russificazione, cercando di assimilare culturalmente e linguisticamente la popolazione ucraina.

Breve indipendenza e periodo sovietico (XX secolo)

  • Indipendenza post-bellica: Dopo la Prima Guerra Mondiale e la Rivoluzione Russa del 1917, l’Ucraina dichiarò l’indipendenza, ma al suo interno di scatenarono conflitti tra forze bolsceviche, nazionaliste e straniere.it.wikipedia.org

  • Incorporazione nell’URSS: Entro il 1922, l’Ucraina fu incorporata nell’Unione Sovietica come Repubblica Socialista Sovietica Ucraina.it.wikipedia.org

  • Holodomor: Tra il 1932 e il 1933, una carestia causata dalle politiche di collettivizzazione delle fattorie imposte da Stalin provocò milioni di morti in Ucraina.it.wikipedia.org

  • Seconda Guerra Mondiale: durante la seconda guerra mondiale l’Ucraina fu teatro di pesanti combattimenti e occupazioni sia da parte delle forze naziste che sovietiche con parte della popolazione che si schierò finanche con i nazisti nella speranza di rivendicare la propria indipendenza dall’Unione Sovietica. ​In questo periodo si colloca la figura si Stepan Bandera, un estremista di destra, nazionalista e propugnatore dell’indipendenza dall’Unione Sovietica.

Bisogna ammettere che, pur in seno ad una politica collaborazionista, per Bandera fu imprescindibile l’indipendenza dell’Ucraina, per proclamare la quale parve occasione propizia l’invasione tedesca dell’Unione Sovietica nel 1941.

La Germania nazista risultò invece infastidita dal tentativo di restaurazione, nel territorio appena occupato, di uno Stato ucraino indipendente, anche se dichiaratamente allineato al progetto nazista. Il rapporto con i tedeschi fu perciò complicato e segnato da arresti che costarono a Bandera anche l’internamento nel lager di Sachsenhausen. Nel 1944 fu liberato affinché conducesse azioni di sabotaggio contro l’Armata Rossa.

A guerra finita, riparò in Germania Ovest con moglie e figli, sotto protezione alleata. Fu assassinato a Monaco di Baviera da un agente del KGB nel 1959.

Figura controversa della storia ucraina contemporanea, nell’ovest del paese Bandera è esaltato da alcuni come eroe nazionale, mentre a sud-est, tra la minoranza russa, è ricordato come traditore fascista e alleato di Hitler. Nel 2010, il presidente ucraino Viktor Juščenko gli conferì l’onorificenza postuma di Eroe dell’Ucraina, revocata nel 2011 sulla base di una sentenza della Corte amministrativa distrettuale di Donec’k.

Nonostante si ritenga che, insieme ai suoi seguaci, abbia forti responsabilità nel massacro di civili polacchi e nell’Olocausto in Ucraina, si tratta di una figura centrale del nazionalismo ucraino. La sua famiglia subì pesanti ritorsioni dai sovietici e dai polacchi, oltre che dagli stessi tedeschi.

Dall’indipendenza alla contemporaneità (1991 – oggi)

  • Indipendenza: Con il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, l’Ucraina divenne uno stato indipendente.

  • Tensioni post-sovietiche: Le relazioni con la Russia rimasero complesse, influenzate da questioni energetiche, militari (come la flotta del Mar Nero) e dalla presenza di una significativa popolazione russofona in Ucraina orientale e in Crimea.it.wikipedia.org

  • Crisi del 2014: Le proteste di Euromaidan portarono alla destituzione del presidente filo-russo Viktor Yanukovich. Successivamente, la Russia annesse la Crimea e scoppiò il conflitto nel Donbass tra forze ucraine e separatisti sostenuti dalla Russia.

  • Conflitto attuale: Le tensioni sono culminate nell’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022, portando a un conflitto su larga scala che continua tuttora.

  • 1991: Dissoluzione dell’URSS. Ucraina indipendente, ma con profonde divisioni interne:

    • Parte occidentale filo-europea.
    • Parte orientale più russofona e filo-russa.
    • Crimea storicamente legata alla Russia, con una forte presenza militare russa (base navale di Sebastopoli).
  • Anni ’90 – 2013: alternanza di governi filo-occidentali e filo-russi. Tensioni interne costanti.

2013-2014: EuroMaidan e annessione della Crimea

  • Novembre 2013: il presidente filo-russo Viktor Yanukovich annuncia l’annullamento dell’accordo di associazione con l’Unione Europea sotto pressione della Russia.

  • Violente proteste a Kiev (EuroMaidan), repressione da parte del governo Yanukovich.

  • Febbraio 2014: Yanukovich fugge in Russia, nuovo governo filo-occidentale in Ucraina.

  • Marzo 2014: Russia invade e annette militarmente la Crimea dopo un referendum internazionale non riconosciuto.

  • Contestualmente scoppia un’insurrezione armata nella regione del Donbass (est Ucraina, regioni di Donetsk e Luhansk) appoggiata direttamente dalla Russia.

La questione se Euromaidan sia stato in qualche modo istigato o finanziato direttamente dalla CIA o da altre agenzie statunitensi è oggetto di molte speculazioni, teorie complottistiche, e controversie geopolitiche. Vediamo rapidamente il punto della situazione con chiarezza:

Cosa è certo e provato:

  • Euromaidan (fine 2013-inizio 2014) è stata una protesta popolare nata come risposta spontanea alla decisione del presidente ucraino Viktor Yanukovich di rifiutare l’accordo di associazione con l’Unione Europea, scegliendo invece una più stretta relazione economica e politica con la Russia.
  • Le manifestazioni, inizialmente pacifiche e incentrate sull’integrazione europea e contro la corruzione, diventarono rapidamente molto partecipate e violente, soprattutto in risposta alla brutale repressione da parte delle forze governative ucraine.
  • Sappiamo con certezza che i governi occidentali (USA e UE) appoggiarono apertamente le richieste dei manifestanti, sostenendo moralmente e diplomaticamente la piazza.

Elementi controversi:

La famosa intercettazione telefonica Nuland-Pyatt (febbraio 2014):

  • Nel febbraio 2014 venne pubblicata un’intercettazione telefonica in cui Victoria Nuland (assistente segretario di Stato USA per gli affari europei) e Geoffrey Pyatt (ambasciatore USA in Ucraina) discutevano apertamente dei futuri leader ucraini dopo la caduta di Yanukovich.
  • Questo episodio dimostra chiaramente un tentativo statunitense di influenzare politicamente gli eventi. Tuttavia, non prova che gli USA abbiano istigato o finanziato Euromaidan dall’inizio, ma solo che abbiano cercato di indirizzarne gli esiti politici a loro favore.

Supporto economico e finanziario:

  • È noto che agenzie americane come la National Endowment for Democracy (NED) abbiano finanziato ONG e movimenti democratici e di opposizione in Ucraina, e questo è confermato da documenti ufficiali del governo USA. La NED è formalmente indipendente, ma riceve fondi dal Congresso degli Stati Uniti, ed è spesso vista come un canale per interventi soft-power americani.
  • Tuttavia, i finanziamenti della NED e simili erano pubblici e mirati al sostegno delle organizzazioni per lo sviluppo della società civile, non specificamente alla rivolta di Maidan.

Assenza di prove certe di intervento diretto CIA:

  • Non ci sono, al momento, prove definitive e inoppugnabili di un coinvolgimento diretto e concreto della CIA o di altre agenzie di intelligence statunitensi nell’istigazione delle proteste di Euromaidan.
  • Le accuse che circolano, soprattutto da fonti filo-russe, non sono mai state sostenute da prove convincenti o verificate da fonti indipendenti e affidabili.

Interpretazioni e analisi indipendenti:

  • Molti analisti concordano nel ritenere Euromaidan una protesta fondamentalmente autentica, spontanea e popolare, nata da una forte frustrazione verso la corruzione, l’autoritarismo e la stagnazione economica, ma riconoscono anche che le potenze occidentali (USA ed Europa) hanno chiaramente sostenuto politicamente la protesta una volta che era iniziata, cercando di indirizzarla verso risultati a loro favorevoli (ossia l’avvicinamento dell’Ucraina all’occidente).

  • È altrettanto chiaro che anche la Russia abbia cercato di influenzare gli eventi, sostenendo apertamente Yanukovich e tentando di scoraggiare ogni avvicinamento ucraino all’Europa.

Conclusione finale:

Non esistono prove certe, verificabili, o ampiamente riconosciute di un coinvolgimento diretto della CIA o altre agenzie statunitensi nell’istigazione originaria delle proteste di Euromaidan. Quello che è certo è che gli USA, insieme a molti altri paesi occidentali, hanno sostenuto apertamente e politicamente la protesta, nel tentativo di influenzarne il risultato politico.

In definitiva, la teoria che Euromaidan fosse un complotto della CIA resta allo stato attuale più che altro una narrativa politica utilizzata soprattutto dalla Russia per giustificare le sue azioni successive (annessione della Crimea e guerra in Donbass), piuttosto che una realtà confermata da fatti accertati.

2014-2021: Guerra in Donbass e crisi politica costante

  • Da marzo-aprile 2014 guerra nell’Ucraina orientale tra governo ucraino e separatisti filorussi sostenuti militarmente e politicamente da Mosca.
  • Settembre 2014 e febbraio 2015: accordi di Minsk I e II, che tentano di fermare i combattimenti, mai pienamente rispettati da entrambe le parti.
  • Conflitto “congelato” ma con continue violazioni del cessate il fuoco e oltre 14.000 morti totali da ambo le parti fino al 2021.
  • L’Ucraina cerca avvicinamento a UE e NATO; Mosca la considera una minaccia strategica.

2021: Aumento delle tensioni

  • Fine 2021: Putin accumula circa 100.000 soldati vicino ai confini ucraini con l’accusa che l’Ucraina, supportata da NATO e UE, rappresenti una minaccia alla sicurezza russa.
  • Russia chiede formalmente che l’Ucraina non entri mai nella NATO e l’allontanamento delle forze NATO dai Paesi dell’Europa orientale, richieste rifiutate dall’Occidente.

2022: Invasione su larga scala

  • 24 febbraio 2022: La Russia invade l’Ucraina con un’offensiva militare su vasta scala su più fronti.
  • Obiettivi iniziali: prendere rapidamente Kiev, decapitare il governo ucraino (Zelensky), occupare buona parte del paese.
  • L’attacco viene condannato a livello globale. Occidente compatto con Ucraina: armi, aiuti economici e umanitari, sanzioni pesanti contro Mosca.
  • Kiev resiste eroicamente, costringendo le truppe russe a ritirarsi da Kiev e dall’Ucraina settentrionale ad aprile.

Conseguenze immediate:

  • Massicci sfollamenti di civili: milioni di profughi.
  • Distruzione materiale immensa.
  • Pesanti perdite militari russe e ucraine.

2022-2023: Stallo militare e controffensive ucraine

  • Estate-Autunno 2022: Ucraina avvia controffensive (Kharkiv, Kherson), riconquista ampie zone ma la Russia conserva il controllo del Donbass orientale e della Crimea.

  • Russia mobilita 300.000 riservisti a settembre 2022.

  • Scontri violenti nella zona di Bakhmut, che diventa il simbolo della guerra di attrito.

  • Attacchi russi massicci alle infrastrutture civili (energia elettrica, ospedali, scuole).

  • Occidente intensifica l’aiuto militare (carri armati, artiglieria avanzata, difese aeree Patriot, ecc.).

2023-inizio 2024: Logoramento e tentativi diplomatici

  • Ucraina inizia una difficile controffensiva a Zaporizhzhia e nel sud-est nell’estate 2023, ma non ottiene i risultati decisivi sperati.
  • La Russia fortifica le sue posizioni lungo la “linea del fronte”, rinforzando con mine e trincee.
  • In Russia, Putin consolida potere nonostante tensioni interne, in particolare dopo l’ammutinamento abortito di Yevgeny Prigozhin (Gruppo Wagner) nel giugno 2023 (Prigozhin morirà poi in un misterioso incidente aereo nell’agosto 2023).
  • Zelensky cerca sostegno internazionale per continuare la guerra, mentre alcuni paesi (Cina, Turchia, Africa) cercano di proporre negoziati, finora senza risultati concreti.

Situazione attuale (marzo 2025)

Attualmente (marzo 2025), il conflitto si trova in una fase di guerra di logoramento.

  • Nessuna delle parti è riuscita a prevalere in maniera netta, anche se l’Ucraina continua a resistere grazie al sostegno occidentale.
  • La Russia ha subito forti perdite economiche e umane, ma non mostra segni di voler ritirarsi, mantenendo Crimea e parti del Donbass occupati.
  • Zelensky insiste sul fatto che ogni trattativa è impossibile finché Mosca non si ritira completamente dal territorio ucraino (Crimea compresa).
  • Putin, d’altra parte, ha bisogno di almeno una vittoria simbolica per giustificare il conflflitto agli occhi della sua popolazione.

La diplomazia internazionale prosegue in modo intermittente, ma al momento non c’è una reale prospettiva di pace concreta a breve termine.

Davvero la Russia è minacciata dall’allargamento della NATO ad est?

Le persone dotate di buon senso e di un minimo di analisi critica dovrebbero farsi proprio questa domanda: perché temere la NATO in Ucraina quando USA e Russia hanno già un confine in comune e, in ogni caso, i sottomarini nucleari americani, inglesi e francesi potrebbero lanciare missili dotati di testate nucleari da pochi chilometri al largo di quasiasi costa russa?
Specifichiamo che i russi possono fare altrettanto essendo dotati di una numerosa flotta (ex sovietica) di sottomarini nucleari provvisti di missili a testata multipla.

Perché queste paure possono sembrare irrazionali?

  • Confine diretto Russia-USA: Russia e USA confinano già in maniera diretta nello Stretto di Bering. Certo, non è un confine terrestre particolarmente problematico dal punto di vista militare, data la posizione remota, ma simbolicamente esiste già.
  • Missili nucleari sottomarini: Come già sottolineato, oggi il vero deterrente nucleare non è rappresentato dai missili terrestri piazzati al confine nemico, ma dai sottomarini nucleari, capaci di lanciare testate nucleari da qualsiasi punto degli oceani.
  • Per esempio, i sommergibili americani e britannici operano regolarmente in acque internazionali vicinissime alle coste russe, come i russi operano vicino a quelle occidentali. Da questo punto di vista, l’ingresso dell’Ucraina nella NATO non cambierebbe significativamente gli equilibri nucleari strategici.

Allora perché la Russia teme così tanto la NATO in Ucraina?

La questione è più politica e geopolitica che puramente militare-strategica. Provo a sintetizzarla in alcuni punti fondamentali:

1. Perdita della “zona cuscinetto” (buffer zone)

La Russia storicamente considera fondamentale avere degli stati “cuscinetto” tra sé e l’Occidente, sia per motivi psicologici che strategici. Un’Ucraina neutrale o filo-russa costituisce una barriera contro eventuali pressioni politiche, economiche e militari dirette. Con l’Ucraina nella NATO, questo cuscinetto sparisce e la Russia vede questo come una vulnerabilità geopolitica, anche psicologica.

2. Perdita di influenza storica

L’Ucraina è stata storicamente parte integrante dell’Impero Russo prima, e dell’Unione Sovietica poi. L’uscita definitiva dell’Ucraina dall’orbita russa sarebbe vissuta da Mosca come un ulteriore passo verso la perdita definitiva del suo status di potenza imperiale e regionale.

3. Timore dell’accerchiamento geopolitico

Dal punto di vista russo, l’allargamento della NATO verso est dopo la Guerra Fredda è interpretato come un tentativo deliberato di accerchiamento geopolitico. La NATO si è espansa progressivamente inglobando paesi dell’Europa orientale che erano sotto influenza sovietica (Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, ecc.). L’Ucraina sarebbe l’ultimo e più significativo tassello di questo processo.

4. Paura delle “rivoluzioni colorate” e della destabilizzazione politica interna

Più che l’attacco militare diretto, Mosca teme che l’Ucraina filo-occidentale possa diventare una base logistica e politica per influenzare e destabilizzare la politica interna russa. Le “rivoluzioni colorate” come Euromaidan sono viste da Putin e dall’élite politica russa come minacce dirette al proprio potere interno.

5. Timori strategici convenzionali

Anche se l’argomento nucleare è poco convincente, resta il fatto che l’Ucraina nella NATO potrebbe consentire all’Alleanza Atlantica di piazzare installazioni militari convenzionali avanzate (basi aeree, sistemi anti-missilistici, radar di sorveglianza) a poche centinaia di chilometri da Mosca e dalle principali città russe, riducendo notevolmente i tempi di reazione della Russia in caso di eventuali conflitti futuri. Anche se improbabile, è uno scenario che preoccupa molto i vertici militari russi.

In sintesi:

  • La paura russa dell’allargamento della NATO all’Ucraina non è basata esclusivamente su preoccupazioni strategiche strettamente nucleari (che cambiano poco con o senza Ucraina nella NATO), bensì su una combinazione di percezione politica, geopolitica, storica e psicologica.
  • È vero che, sul piano militare puro, certe paure appaiono poco fondate e persino esagerate. Tuttavia, dal punto di vista della leadership russa, questo timore rappresenta una questione esistenziale, legata alla sopravvivenza del loro sistema politico e del loro ruolo geopolitico.

In definitiva, si tratta soprattutto di un mix tra paranoia politica, mentalità da “guerra fredda” e desiderio russo di mantenere uno spazio geopolitico ben definito, piuttosto che una preoccupazione militare strategica immediata e razionale.

Il possibile “cessate il fuoco”

Al momento, il presidente russo Vladimir Putin ha risposto alla proposta di tregua di 30 giorni avanzata dal presidente statunitense Donald Trump con una posizione cauta e condizionata. Putin ha espresso apertura verso l’idea di un cessate il fuoco, ma ha sottolineato la necessità di affrontare diverse “sfumature” e ha posto condizioni specifiche per la sua attuazione.ansa.it

Tra le principali condizioni menzionate da Putin vi è la situazione nella regione di Kursk, dove le forze russe affermano di aver circondato contingenti ucraini. Putin ha dichiarato che l’Ucraina dovrebbe ordinare ai propri soldati in quella zona di arrendersi per evitare ulteriori spargimenti di sangue.ilfoglio.it tg24.sky.it

Questa condizione appare speciosa a molti osservatori e analisti militari i quali, anche in base alle affermazioni di molti milblogger russi non certo pro Ucraina, pur confermando che l’Ucraina è in ritirata in quel settore, negano che le forze ucraine siano isolate e circondate ma stanno ritirandosi ordinatamente su posizioni meglio difendibili.

Quel che è certo è che i russi hanno ben sfruttato la settimana di oscuramento dell’intelligence satellitare ordinata da Trump, durante la quale gli ucraini non son stati in grado di anticipare i movimenti delle forse russe che, in quel settore, sono rinforzate da oltre 15 mila soldati nordcoreani.

Il presidente russo, inoltree, ha espresso preoccupazioni riguardo al possibile utilizzo della tregua da parte dell’Ucraina per riorganizzarsi e ricevere ulteriori armamenti dall’Occidente. Ha sottolineato che un cessate il fuoco dovrebbe portare a una pace duratura e affrontare le cause profonde del conflitto, piuttosto che rappresentare una pausa temporanea nei combattimenti.ansa.it

Di fronte a queste condizioni, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha criticato la posizione di Putin, definendo le sue richieste come tentativi di sabotare gli sforzi di pace. Zelensky ha affermato che le condizioni poste dalla Russia sono inaccettabili e rappresentano una manipolazione del processo di tregua.

In sintesi, sebbene Putin non abbia respinto categoricamente la proposta di tregua, la sua accettazione è subordinata a condizioni che l’Ucraina considera inaccettabili. Pertanto, la possibilità di una tregua effettiva dipenderà dalla capacità delle parti coinvolte di negoziare compromessi sulle condizioni poste.

Di fatto, Putin applica il vecchio detto “chi la fa, l’aspetti“… In caso di tregua lui sfrutterebbe subito tutto il tempo disponibile per riorganizzare le proprie forze e rinforzare le unità sul terreno, quindi è sicuro che l’Ucraina farebbe altrettanto (e inevitabilmente lo farà in caso di accordo, con o senza la collaborazione USA) e non potrebbe essere biasimata.
Il punto ora è: Trump potrebbe forzare l’Ucraina ad accettare una tregua durante la quale gli aiuti militari occidentali sarebbero interrotti? Mi corrego, gli aiuti militari USA, i paesi cosidetti “volenterosi” capitani da Gran Bretagna e Francia sembrano decisi a sostenere e rinforzare l’Ucraina a prescindere

Il discorso “chi la fa, l’aspetti” vale assolutamente in questo caso. Putin ragiona in modo pragmatico: sa benissimo che una tregua temporanea sarebbe per lui un’opportunità preziosa per riorganizzare truppe, linee di rifornimento e posizioni strategiche. Naturalmente, immagina che anche Zelensky farebbe lo stesso, sfruttando la pausa per rinforzarsi, riorganizzarsi e ricevere ulteriori forniture occidentali.

La domanda cruciale è se Trump potrebbe forzare Zelensky ad accettare una tregua imponendo la sospensione degli aiuti militari americani. È uno scenario ipotizzabile, ma con alcuni fattori importanti da considerare:

1. Potere di pressione degli USA sull’Ucraina

  • Gli Stati Uniti restano il principale sostenitore militare dell’Ucraina. La pressione economica e militare che Trump potrebbe esercitare, se volesse, sarebbe quindi forte.
  • Tuttavia, Zelensky ha dimostrato ripetutamente di saper resistere a pressioni politiche esterne, puntando molto sulla solidarietà europea e occidentale in senso più ampio.
  • Una scelta radicale di Trump, come minacciare di fermare del tutto gli aiuti militari USA, rischierebbe di alienare anche gli alleati europei, creando tensioni interne molto pericolose nella NATO.

2. Posizione europea e degli altri “volenterosi”

  • Ci sono i cosiddetti “volenterosi” (soprattutto Regno Unito, Polonia, Paesi baltici, Scandinavi, Germania, Francia e altri paesi dell’Europa centrale), decisi a continuare ad armare l’Ucraina indipendentemente dalle decisioni americane.
  • La posizione europea potrebbe bilanciare un eventuale “ricatto” americano: se gli USA fermassero temporaneamente gli aiuti, è molto probabile che paesi come UK, Germania e Polonia compenserebbero, almeno parzialmente, continuando a fornire assistenza militare in maniera autonoma.

3. Rischi per Trump in caso di pressioni eccessive

  • Trump potrebbe avere interesse politico personale a ottenere rapidamente un cessate il fuoco, per realizzare la sua promessa elettorale di porre fine alla guerra.
  • Tuttavia, se spingesse troppo contro gli interessi ucraini, Trump rischierebbe pesanti critiche interne bipartisan. Il Congresso americano, anche repubblicano, potrebbe opporsi a una sospensione drastica degli aiuti all’Ucraina.
  • In altre parole, Trump potrebbe provare a forzare la mano, ma avrebbe comunque una strada politica molto accidentata davanti a sé.

4. Reazione di Zelensky e del popolo ucraino

  • Zelensky difficilmente potrebbe accettare una tregua che lo indebolisce drasticamente senza garanzie fortissime di sicurezza e di reale vantaggio politico o militare.
  • Una tregua in cui l’Ucraina non si rifornisce di armi occidentali, mentre la Russia si riorganizza e rinforza, sarebbe percepita come un suicidio politico e militare dal popolo ucraino, mettendo Zelensky stesso in seria difficoltà interna.

Conclusione personale:

È possibile che Trump tenti di esercitare pressione politica su Zelensky per ottenere rapidamente una tregua, magari promettendo garanzie economiche o politiche future, ma è molto improbabile che riesca davvero a forzare una sospensione totale degli aiuti militari senza un enorme contraccolpo internazionale e politico.

Gli altri paesi occidentali (i cosiddetti “volenterosi”) entrerebbero in gioco come “bilanciatori”, mitigando una scelta così radicale di Trump. È dunque probabile che una proposta di tregua sarà fortemente negoziata, ma sarà difficile che Trump possa ottenere unilateralmente tutto ciò che vuole senza provocare enormi problemi politici.

Insomma, Trump potrebbe provarci, ma difficilmente riuscirebbe a bloccare totalmente gli aiuti, specialmente considerando le fortissime resistenze politiche negli Stati Uniti e l’impegno europeo.

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