Il 7 Marzo 1973 venne trasmesso il primo film TV con protagonista l’astronauta Steve Austin, “The Six Million Dollar Man”, mentre la versione italiana, “L’Uomo da sei Milioni di Dollari” venne trasmesso per la prima volta nel 1981. I personaggi ricorrenti della serie sono: Oscar Goldman, direttore delle operazioni dell’OSI, interpretato dall’attore Richard Anderson e amico di Steve Austin, il Dr. Rudy Wells, esperto in bionica, interpretato da Marin Balsam, Alan Opperheimer e Martin E. Brooks, Jamie Sommers (la Donna Bionica) interpretata da Lindsey Wagner.
Nell’apertura del film, venne usato un video della NASA del vero incidente di un prototipo di veicolo spaziale M2-F2, dove Steve Austin (interpretato da Lee Majors) un astronauta con alle spalle tre allunaggi, durante un’esercitazione in volo, subì un grave incidente e ai medici non restò che amputarne il braccio destro ed entrambe le gambe, inoltre lo sfortunato astronauta perse l’uso dell’occhio sinistro. Il Dr. Rudy Wells propose di ricostruire gli arti mancanti dell’astronauta e l’intervento dal costo appunto di “sei milioni di dollari” venne finanziato dall’OSI (Office of Scientific Intelligence), l’organizzazione per la quale l’astronauta lavorò dopo essersi rimesso dall’incidente.
Questa è la fantascienza, ma nella vita di tutti i giorni oggi molti esseri umani fanno uso di arti artificiali e di protesi che sostituiscono organi danneggiati o che vengono persi a causa di un incidente. L’uomo bionico è prossimo a diventare una realtà, magari dotato di organi potenziati come il colonnello Austin.
Alcuni ricercatori infatti, affermano di aver realizzato un occhio bionico che potrebbe superare la sensibilità di un occhio umano.
“In futuro, potremo utilizzarlo per protesi migliori in grado di fornire una visione migliore sia ai pazienti che ne avessero bisogno che nella robotica umanoide“, ha spiegato a Science News il ricercatore Zhiyong Fan, dell’Università di scienza e tecnologia di Hong Kong.
L’occhio, come spiegato in un articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature, è essenzialmente una retina artificiale tridimensionale composta da nanofili ad alta densità estremamente sensibili alla luce. Il team, guidato da Fan, ha rivestito una membrana curva in ossido di alluminio con minuscoli sensori in perovskite, un materiale sensibile alla luce utilizzato anche nelle celle solari. I fili imitano la corteccia visiva del cervello trasmettendo le informazioni visive raccolte dai sensori a un computer che le elabora. I nanofili sono così sensibili da poter superare la gamma di lunghezze d’onda ottica dell’occhio umano, consentendogli di rispondere a lunghezze d’onda di 800 nanometri, la soglia tra luce visibile e la radiazione infrarossa.
Un occhio del genere potrebbe vedere al buio, una cosa che un occhio umano non è in grado di fare.
“Un utente umano che faccia uso dell’occhio artificiale acquisirà la capacità di visione notturna“, ha confermato Fan a Inverse.
I ricercatori affermano, inoltre, che l’occhio artificiale può reagire ai cambiamenti della luce in maniera più efficiente e rapida dell’occhio umano, permettendogli di adattarsi alle mutevoli condizioni in una frazione del tempo che lo stesso occhio umano impiega. Ogni centimetro quadrato della retina artificiale può contenere circa 460 milioni di sensori, facendo apparire una cifra ridicola i 10 milioni di cellule stimate nella retina umana. Questo suggerisce che potrebbe superare la fedeltà visiva dell’occhio umano.
Fan ha spiegato a Inverse che “non abbiamo dimostrato il pieno potenziale in termini di risoluzione in questo momento“, promettendo che alla fine “un utente del nostro occhio artificiale sarà in grado di vedere oggetti più piccoli e una maggiore distanza“.
Altri ricercatori, che non sono stati coinvolti nel progetto, hanno però sottolineato che c’è ancora molto lavoro da fare per riuscire a collegarlo al sistema visivo umano, come riporta Scientific American.
Ma alcuni nutrono molta fiducia.
“Penso che tra circa 10 anni dovremmo vedere alcune applicazioni pratiche molto tangibili di questi occhi bionici“, ha detto a Scientific American Hongrui Jiang, ingegnere elettrico dell’Università del Wisconsin-Madison che non era coinvolto nella ricerca.
Forse in futuro gli esseri umani ricorreranno all’uso di organi bionici cosi perfezionati da superare l’efficienza degli organi che la natura nel corso dell’evoluzione ci ha dato.
Si realizzerà il sogno di molti scrittori di fantascienza che hanno immaginato l’uomo del futuro come un essere superiore in grado di sfidare la morte? Non lo sappiamo, ma aspettiamo fiduciosi.
Fonti:
https://www.sciencealert.com/scientists-reveal-a-marvellous-proof-of-concept-bionic-human-eye;
https://fantascienzaitalia.com/luomo-milioni-dollari-7-marzo-1973/;
https://www.nature.com/;
https://futurism.com/the-byte.
Tra dieci anni avremo un occhio bionico in grado di ridare la vista ai ciechi
Un occhio del genere potrebbe vedere al buio, una cosa che un occhio umano non è in grado di fare.
Indice