La cometa SWAN, verde e proveniente dalla Nube di Oort, si è probabilmente disintegrata al perielio, deludendo le speranze di uno spettacolo celeste a occhio nudo.

La disintegrazione della cometa SWAN
Nelle settimane precedenti il suo passaggio ravvicinato al Sole, la cometa SWAN aveva offerto un’affascinante visione agli osservatori dotati di telescopi e binocoli. La sua caratteristica coda, generata dalla sublimazione dei suoi ghiacci interni a causa del calore solare e spinta via dal vento solare, si estendeva in modo fluente attraverso il cielo notturno, confermando la sua natura di corpo celeste dinamico e in evoluzione. Le osservazioni avevano suscitato un crescente interesse nella comunità astronomica e tra il pubblico, alimentando la speranza che la cometa potesse intensificare la sua luminosità durante il perielio, diventando così un oggetto celeste facilmente visibile a occhio nudo.
Le intense forze mareali e il calore estremo generato dalla vicinanza al Sole si sono rivelati fatali per la fragile struttura della cometa SWAN. Gli esperti del settore astronomico ritengono ormai altamente probabile che il nucleo ghiacciato della cometa non sia sopravvissuto al suo recente e pericoloso viaggio oltre la nostra stella madre. Le osservazioni più recenti indicano un rapido declino della sua luminosità e una dispersione dei suoi materiali, suggerendo un processo di disintegrazione in atto.
L’astrofisico Karl Battams del Laboratorio di ricerca navale statunitense ha espresso un parere definitivo sulla sorte della cometa in una comunicazione via e-mail, affermando con un tono malinconico: “Presto non ci resterà che un cumulo di macerie polverose“. Questa previsione suggerisce che la cometa SWAN, dopo il suo lungo viaggio dalle profondità del sistema solare, è destinata a dissolversi in una nuvola di frammenti sempre più piccoli e diffusi, ponendo fine alle speranze di una sua osservazione a occhio nudo e segnando la conclusione prematura della sua breve apparizione nel cielo terrestre.
Le comete: messaggeri ghiacciati dalle origini del Sistema Solare
Le comete rappresentano affascinanti corpi celesti, spesso descritti come “palle di neve sporca” o “sfere di gas e polvere congelate“, che racchiudono in sé la storia primordiale del nostro sistema solare. La loro composizione fondamentale consiste in un nucleo solido, costituito da un conglomerato di ghiacci d’acqua, anidride carbonica, ammoniaca e metano, mescolati con particelle di polvere rocciosa e metallica.
Questi nuclei cometari sono ciò che rimane dei materiali originari che hanno partecipato alla nebulosa solare primordiale, il disco di gas e polvere da cui si sono aggregati il Sole e tutti i pianeti miliardi di anni fa. Pertanto, le comete possono essere considerate delle vere e proprie capsule del tempo cosmiche, conservando intatte le caratteristiche chimiche e fisiche dell’ambiente in cui si è formato il nostro sistema planetario. Come ha eloquentemente affermato Jason Ybarra, direttore del Planetario e Osservatorio della West Virginia University, “Si tratta di reliquie risalenti all’epoca in cui si formò il sistema solare”, sottolineando il loro valore inestimabile per la comprensione delle condizioni iniziali e dei processi evolutivi che hanno plasmato il nostro vicinato cosmico.
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📘 Leggi la guida su AmazonLa caratteristica distintiva delle comete risiede nelle loro orbite altamente eccentriche, che le portano a trascorrere la maggior parte della loro esistenza nelle regioni più esterne e fredde del sistema solare, ben oltre l’orbita dei pianeti giganti. Tuttavia, a intervalli di tempo variabili, influenzate dalle perturbazioni gravitazionali dei pianeti maggiori o da incontri ravvicinati con altre stelle, alcune comete intraprendono lunghi viaggi che le conducono verso il sistema solare interno, avvicinandosi al Sole.
Durante questi passaggi ravvicinati, il calore solare intenso provoca la sublimazione dei ghiacci presenti nel nucleo cometario, trasformandoli direttamente in gas. Questo processo di sublimazione rilascia anche le particelle di polvere intrappolate nel ghiaccio, dando origine alle spettacolari chiome e code che rendono le comete visibili dalla Terra. La chioma è l’atmosfera diffusa che avvolge il nucleo, mentre la coda, che può estendersi per milioni di chilometri nello spazio, è costituita da gas ionizzati (coda ionica o di plasma) e da polvere (coda di polvere), entrambe spinte via dal vento solare e dalla pressione della radiazione solare, orientandosi tipicamente in direzione opposta al Sole.
La cometa SWAN, protagonista della recente vicenda della sua probabile disintegrazione, è stata scoperta in modo alquanto inatteso da astronomi amatoriali. La loro osservazione non è stata frutto di una tradizionale sessione di osservazione notturna con telescopi terrestri, bensì di un’attenta analisi delle immagini catturate da una telecamera specificamente installata a bordo di una sonda spaziale.
Questa sonda, frutto di una collaborazione tra la NASA (National Aeronautics and Space Administration) degli Stati Uniti e l’ESA (European Space Agency) europea, è stata progettata e lanciata con l’obiettivo primario di studiare il Sole e i suoi complessi fenomeni, come il vento solare e le espulsioni di massa coronale. La telecamera a bordo della sonda, pur non essendo dedicata specificamente alla ricerca di comete, ha catturato fortuitamente le immagini della cometa SWAN mentre questa si avvicinava al Sole.
L’analisi di queste immagini da parte di astrofili attenti e competenti ha permesso di identificare il nuovo oggetto celeste e di segnalarne la presenza alla comunità scientifica, dimostrando ancora una volta il prezioso contributo che gli astronomi amatoriali possono apportare alla scoperta e al monitoraggio di fenomeni astronomici. La scoperta della cometa SWAN tramite una sonda solare evidenzia anche come la ricerca scientifica e l’esplorazione spaziale possano portare a scoperte inaspettate in campi apparentemente distanti.
Un transito lontano dalla Terra
A differenza di alcuni illustri visitatori celesti che hanno solcato i cieli terrestri a distanze relativamente brevi, offrendo spettacoli mozzafiato anche a occhio nudo, la cometa SWAN non si è avvicinata al nostro pianeta in modo significativo durante il suo recente passaggio attraverso il sistema solare interno.
Questa caratteristica orbitale la distingue da eventi come il transito ravvicinato della cometa Tsuchinshan-Atlas, prevista per l’autunno del 2024, che secondo le previsioni degli astronomi potrebbe raggiungere una luminosità tale da essere visibile senza l’ausilio di strumenti ottici. La traiettoria della cometa SWAN, pur avendola portata in prossimità del Sole, non l’ha condotta a un incontro ravvicinato con la Terra, limitando di conseguenza la sua visibilità e la sua spettacolarità dal nostro punto di osservazione privilegiato.
Per comprendere appieno la differenza tra il passaggio discreto della cometa SWAN e le grandi comete del passato, è utile rievocare alcuni sorvoli celesti che hanno lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva degli appassionati di astronomia e del grande pubblico.
Nell’estate del 2020, la cometa C/2020 F3 (Neowise) fece la sua comparsa nei nostri cieli, diventando uno degli oggetti celesti più osservati e fotografati dell’anno. Scoperta dal telescopio spaziale NEOWISE (Near-Earth Object Wide-field Infrared Survey Explorer), questa cometa sviluppò una notevole luminosità dopo il suo passaggio ravvicinato al Sole, diventando facilmente visibile a occhio nudo, soprattutto nell’emisfero boreale, durante le ore serali e le prime ore del mattino.
La sua lunga coda di polvere, ben definita e con una colorazione giallastra, si estendeva per diversi gradi nel cielo notturno, offrendo uno spettacolo indimenticabile a chiunque avesse la possibilità di osservarla. La cometa Neowise, pur non passando particolarmente vicino alla Terra (la sua distanza minima fu di circa 103 milioni di chilometri), la sua intrinseca luminosità e la favorevole angolazione rispetto al Sole e alla Terra la resero una “grande cometa” per gli osservatori del XXI secolo.
Gli anni ’90 del XX secolo furono un’epoca d’oro per gli appassionati di comete, con il passaggio di due comete eccezionalmente brillanti che catturarono l’attenzione del mondo intero: Hale-Bopp e Hyakutake.
Scoperta dall’astronomo amatoriale giapponese Yuji Hyakutake nel gennaio del 1996, la cometa C/1996 B2 (Hyakutake) si distinse per il suo passaggio estremamente ravvicinato alla Terra nel marzo dello stesso anno, raggiungendo una distanza minima di soli 15 milioni di chilometri, uno degli avvicinamenti cometari più prossimi degli ultimi due secoli. Questa vicinanza fece sì che la cometa Hyakutake apparisse particolarmente luminosa e grande nel cielo notturno, con una lunga coda di ioni che si estendeva per decine di gradi, rendendola visibile anche in aree con moderato inquinamento luminoso. Il suo passaggio fu un evento di grande risonanza pubblica, stimolando l’interesse per l’astronomia in milioni di persone in tutto il mondo.
Poco dopo il passaggio di Hyakutake, nel 1997, un’altra cometa straordinaria fece la sua comparsa: la cometa C/1995 O1 (Hale-Bopp). Scoperta indipendentemente dagli astronomi amatoriali Alan Hale e Thomas Bopp nel 1995, quando si trovava ancora a una distanza considerevole dal Sole, Hale-Bopp divenne una delle comete più luminose e più osservate del XX secolo. La sua caratteristica distintiva fu la sua visibilità a occhio nudo per un periodo di tempo eccezionalmente lungo, ben diciotto mesi, quasi il doppio della durata della Grande Cometa del 1811.
Hale-Bopp presentava due code ben distinte: una coda di polvere ampia e giallastra e una coda di ioni bluastra e più sottile, creando uno spettacolo celeste di rara bellezza e durata. La sua elevata luminosità e la sua prolungata visibilità la resero un’icona astronomica degli anni ’90, lasciando un ricordo indelebile in chi ebbe la fortuna di ammirarla.
In conclusione, mentre la cometa SWAN ha rappresentato un interessante oggetto di studio per gli astronomi, il suo passaggio relativamente distante dalla Terra non ha offerto lo spettacolo visivo delle grandi comete del passato come Neowise, Hale-Bopp e Hyakutake, che grazie alla loro luminosità intrinseca e/o alla loro vicinanza al nostro pianeta, hanno saputo catturare l’immaginazione del pubblico e rimanere impresse nella storia dell’astronomia popolare.
Per maggiori informazioni visita il sito ufficiale della NASA.