Stelle dimenticate dal tempo – video

In queste stelle, rilevate nell'ammasso globulare della Fenice, l'indice di metallicità è molto più basso di quanto gli astronomi pesavano possibile

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Gli astronomi hanno scoperto un inaspettato flusso di antiche stelle ai bordi della galassia: la particolarità di queste stelle è che sono così diverse da qualsiasi altra vista in precedenza che potrebbero benissimo essere le ultime del loro genere.

Le stelle “moderne” contengono una quantità molto maggiore di metalli rispetto alle prime stelle dell’universo (in astronomia vengono definiti metalli tutti gli elementi più pesanti di idrogeno ed elio). Ebbene, in queste stelle, rilevate nell’ammasso globulare della Fenice, l’indice di metallicità è molto più basso di quanto gli astronomi pesavano possibile.

Questo flusso proviene da un cluster che, a quanto ci risulta, non dovrebbe esistere“, spiega l’ astronomo Daniel Zucker della Macquarie University in Australia. O almeno, non dovrebbe esistere ora, potrebbe essere un altro modo di dirlo.

Le osservazioni del flusso condotte da un team internazionale di ricercatori nell’ambito di una collaborazione finalizzata ad un sondaggio spettroscopico del flusso stellare meridionale hanno rivelato che la sua “abbondanza di metalli è sostanzialmente al di sotto del piano empirico di metallicità“, spiegano gli autori nel loro nuovo studio pubblicato su Nature.

Fino ad ora, il tasso di metallicità era considerato un modo utile per classificare una costante scientifica vista in tutti i cluster globulari attuali. Probabilmente, però, lo è ancora perché ora si ritiene che il flusso della Fenice non provenga da un cluster globulare “moderno”.



Il team di studiosi ritiene di trovarsi di fronte ad un caso più nico che raro: una reliquia celeste di un’epoca passata dell’universo primordiale, quando le stelle erano molto diverse.

Una possibile spiegazione è che il flusso della Fenice rappresenti l’ultimo del suo genere, il residuo di una popolazione di ammassi globulari nati in ambienti radicalmente diversi da quelli che vediamo oggi“, afferma l’astronomo Ting Li degli osservatori Carnegie di Pasadena.

Rimangono molte domande, ovviamente. Se il flusso della Fenice è un residuo, una reliquia dell’Universo primordiale, è l’unico? Ne esistono anche altri, nascosti nella vastità dell’alone galattico?

In astronomia, quando troviamo un nuovo tipo di oggetto, preferiamo pensare che ce ne siano molti altri là fuori“, afferma l’astronomo Jeffrey Simpson dell’Università del New South Wales (UNSW) in Australia.

Se altri vecchi viaggiatori dell’universo come questi sono ancora in giro, non potremo trovarli per sempre. Come i cluster globulari, i flussi stellari non sono cose immortali. È solo questione di tempo prima che si sciolgano e si disperdano in tutta la galassia.

Chissà quante reliquie come il flusso della Fenice potrebbero nascondersi nell’aureola della Via Lattea?” si chiede l’astronomo tedesco JM Diederik Kruijssen dell’Università di Heidelberg, che non era coinvolto nello studio ma ha scritto un commento al riguardo.

Ora che è stato trovato il primo, la caccia è iniziata“.

I risultati sono riportati in Nature e su ArXiv.

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