Le navi da crociera, a causa della pandemia da Coronavirus, sono rimaste ormeggiate in tutto il mondo.
Molte persone a causa del coronavirus hanno dovuto rinunciare alle vacanze, questo è il caso di David Reece e di sua moglie Carolyn, che, invece di trovarsi a sorseggiare cocktail da qualche parte nell’Oceano Indiano, sono rimasti sulla terra ferma. La loro crociera, come molte altre, è stata annullata a causa della pandemia.
Le navi da crociera, veri e propri hotel galleggianti dotati di ogni comfort, sono state costrette a tornare rapidamente nei porti, e a far scendere i loro passeggeri a causa del dilagare della pandemia in tutto il mondo.
L’industria del turismo delle navi da crociera non è stata semplicemente devastata, ha smesso del tutto di funzionare a causa del coronavirus, che è divenuto per loro la tempesta perfetta. Un settore che guadagnava 46 miliardi di dollari all’anno con una frequenza di 26 milioni di passeggeri all’anno è passato ad un arresto quasi totale in una sola notte, nonostante le compagnie fossero ben preparata ad eventuali malattie a bordo delle sue navi, come è accaduto altre volte, ad esempio nel caso del norovirus.
Tuttavia, come spiega Christopher Muller, “la cosa peggiore che si può fare se scoppia un epidemia su una nave e far rimanere le persone a bordo, la prassi prevede che si debba andare al porto più vicino e far scendere i passeggeri, per poi procedere alla sanificazione. Successivamente, dopo aver seguito tutte le procedure la nave è pronta per ricominciare a navigare nel giro di poche settimane, ma non questa volta. Infatti, i governi hanno costretto le compagnie di navi da crociera a tenere i passeggeri a bordo. Non è colpa del settore, normalmente non è questa la procedura da seguire”.
Il problema del contagio è stato amplificato dal fatto che molte navi da crociera moderne hanno le cabine relativamente piccole per rientrare nel modello economico, così da poter imbarcare il maggior numero possibile di passeggeri che poi spenderanno i soldi nella spa, nei ristoranti, nei bar e nei negozi presenti sulla nave.
La situazione che stanno vivendo le compagnie da navi da crociera avrà ripercussioni in futuro? Il settore sicuramente avrà molti problemi, rischiando di soffrire molto di più rispetto ad altri settori legati al turismo, come le compagnie aeree. La maggior parte delle navi da crociera non sono registrate dove operano, come negli Stati Uniti o in Europa, bensì in posti come Panama e le Bahamas.
L’Industria ha ritenuto giusta questa scelta per due motivi: Per il risparmio di denaro in termini fiscali e per non dover seguire le leggi riguardanti il lavoro dell’America o dell’Europa. Ciò consente alle compagnie di poter assumere lavoratori a basso costo dei paesi in via di sviluppo, pagarli poco e farli lavorare più ore.
Al momento questo tipo di politica sembra gli si stia ripercuotendo contro. L’industria delle crociere non è specificatamente rientrata nei piani di salvataggio adottati dagli Stati Uniti, mettendola così in gravi difficoltà finanziarie.
La prof.ssa Sheela Agarwal, del dipartimento del turismo e dell’ospitalità dell’Università di Plymouth spiega che “Molte destinazioni delle navi da crociera non sono poi così dispiaciute e le compagnie si ritrovano cosi a non aver nessuno disposto a salvarle a causa delle loro elusioni fiscali, ma anche a causa degli impatti negativi che hanno sulle loro destinazioni, inoltre contribuiscono molto poco alle economie locali”.
Le navi da crociera fanno viaggiare migliaia di turisti, affollando le città dove ormeggiano e secondo quanto afferma il prof. Agarwal “I turisti trascorrono dalle cinque alle sei ore sulla terra ferma portandosi con loro un pranzo al sacco per poi tornare a bordo all’ora di cena”.
Il prof. Agarwal paragona la situazione attuale delle navi da crociera a quella di un attacco terroristico in una città, come accaduto a Parigi e Bruxelles “tempo tre mesi, in cui avviene un calo di visitatori, e poi si ritorna alla normalità”.
Inoltre, per far riprendere velocemente l’industria della navi da crociera basterà che, una volta finita l’emergenza sanitaria, le compagnie lancino un’enorme campagna pubblicitaria e riducano i prezzi per riavviare il lavoro, sebbene, come afferma il Prof. Muller, la scelta non sarà indolore, le navi dovranno essere piene per poter avere un profitto, almeno da riuscire a far fronte ai costi fissi.