Un meteorite trovato nel deserto algerino nel 1990 sta fornendo nuovi indizi sulla formazione del sistema solare. Una nuova analisi del meteorite Acfer 094 ha rivelato minuscoli pori distribuiti in tutta la roccia, si tratta di antichi fori fossili in cui un tempo vi erano cristalli di ghiaccio.
Non sappiamo quando Acfer 094 cadde sulla Terra, ma sappiamo quanti anni ha. Precedenti analisi suggeriscono che l’antico frammento di roccia abbia circa 4,6 miliardi di anni, all’incirca la stessa età del sistema solare.
Ciò significa che è come una capsula del tempo, un oggetto primitivo formatosi nel disco di accrescimento che ha formato i pianeti ed i corpi solidi del sistema solare. Questo significa che contiene molte interessanti informazioni geologiche su come il nostro Sistema Solare mentre si è formato.
Come ci si potrebbe aspettare, Acfer 094 ha subito un bel po’ di analisi nei tre decenni dalla sua scoperta. Ora, però, un team di ricercatori guidato dal planetologo Megumi Matsumoto dell’Università di Kyoto ha esaminato la roccia spaziale in un modo completamente nuovo, combinando sistematicamente una serie di metodi di campionamento, microscopia e spettroscopia.
Insieme, queste tecniche ad alta risoluzione hanno rivelato nella roccia una struttura precedentemente non identificata, una struttura altamente porosa ampiamente distribuita su Acfer 094. È un po’ come una spugna, punteggiati da piccoli pori di circa 11 micrometri di diametro.
Il team ha concluso, dopo avere scoperto tracce di interazioni tra acqua ed i minerali che compongono il meteorite, che questi piccoli pori contenevano una volta cristalli di ghiaccio.
Le tracce minerali rilevate erano, però, più abbondanti del previsto per la quantità di ghiaccio che una volta avrebbe riempito i pori, spingendo il team a cercare una fonte aggiuntiva di questi minerali.
Per fare questo, hanno modellato una ricostruzione del corpo genitore del meteorite, pensato per essere un planetesimale, o il ‘seme’ di un pianeta. Determinare come e dove si è formato ha permesso di ricostruire la provenienza del ghiaccio nell’oggetto e su come è scomparso.
Secondo il loro modello, il planetesimale si è formato nel sistema solare esterno da polvere “soffice”. Nel nucleo, questo consisteva in granuli di silicato ricoperti di ghiaccio d’acqua. Man mano che l’asteroide è cresciuto, accumulando polvere soffice senza ghiaccio, si è ottenuto come risultato che il planetesimale aveva un nucleo ricco di ghiaccio e un mantello povero di ghiaccio.
Nei suoi spostamenti, il planetesimale ha raggiunto la linea della neve, la regione del Sistema Solare in cui il ghiaccio inizia a sublimare a causa del calore del Sole. Qui, i grani di silice ricoperti di ghiaccio sublimano, diventando frammenti di polvere incorporati nel ghiaccio.
Quindi, quando l’asteroide ha attraversato la linea della neve, il ghiaccio si sarebbe sublimato, in particolare nel nucleo. Ciò avrebbe alterato la struttura dell’asteroide, lasciando indietro i pori vuoti e le tracce minerali delle interazioni dell’acqua.
Dopo questo punto, per qualche ragione, forse proprio la sublimazione del ghiaccio, l’asteroide si spezzò e il frammento di Acfer 094 finì per cadere nel deserto algerino.
“Presentiamo qui un nuovo modello per il corpo genitore di Acfer 094, apparentemente un planetesimale, formato da un agglomerato di polveri ghiacciate nel primo sistema solare“, hanno scritto i ricercatori nel loro articolo.
“Il presente scenario è un modello pratico per fornire nuove informazioni sulla formazione degli asteroidi combinando sia i risultati analitici dei materiali extraterrestri che i modelli teorici della formazione planetaria“.
La ricerca è stata pubblicata su Science Advances.