Un gruppo di archeologi ha scoperto uno scheletro quasi completo di un enorme elefante, ora estinto, che ha vissuto circa 300.000 anni fa a Schöningen, in Bassa Sassonia (Germania settentrionale).
Sebbene questo elefante – il Palaeoloxodon antiquus, il pachiderma eurasiatico dalle zanne dritte – sia presumibilmente morto di vecchiaia, alcuni predatori ne divorarono subito la carcassa. Segni di morsi sulle ossa suggeriscono che diversi carnivori abbiano banchettato con la bestia morta, e schegge di selce e utensili di osso trovati vicino all’elefante indicano che esseri umani utilizzarono poi quello che restava della carcassa divorata, precisano i ricercatori.
“Nell’Età della Pietra i cacciatori probabilmente tagliavano carne, tendini e grasso proprio dalle carcasse“, scrive uno dei ricercatori del progetto, Jordi Serangeli, a capo degli scavi a Schöningen.
L’elefante morì lungo il lato occidentale di un vasto lago di quei tempi, un indizio sulla causa naturale della morte. “Gli elefanti restano spesso vicino all’acqua quando sono malati o molto anziani“, precisa Ivo Verheijen in una ricerca svolta in qualità di studente di dottorato in archeozoologia e paleontologia all’Università di Tubinga, nel Baden-Württemberg (Germania meridionale).
Inoltre, l’elefante, una femmina, aveva i denti consumati, a testimonianza dell’età anziana al momento della morte, aggiunge Verheijen.
A Schöningen negli anni scorsi, gli studiosi hanno trovato i resti di almeno 10 elefanti del periodo del Basso Paleolitico, conosciuto anche come l’Età Antica della Pietra (compresa tra i 3 milioni e i 300.000 anni fa). Ma questo ritrovamento è di gran lunga il più completo. I resti, infatti, includono zanne da 2,3 metri, che sono più lunghe del 125% di quelle mediamente di 1,8 metri degli attuali elefanti africani.
I ricercatori hanno trovato anche una mandibola completa, numerose vertebre e costole, le grandi ossa di tre delle quattro zampe e tutti e cinque gli ossi ioidi che aiutano tutti i movimenti della lingua e della bocca, compresi quelli per emettere suoni.
Questo antico pachiderma aveva un’altezza alle spalle pari a circa 3,2 metri e avrebbe dovuto pesare intorno alle 7,5 tonnellate. “Pertanto era più grande degli attuali elefanti africani“, sostiene Verheijen.
Vicino a questi resti gli studiosi hanno rinvenuto 30 piccole schegge di selce e due lunghi pezzi di utensili fatti con ossa. Le micro schegge infilate in questi utensili ossei suggeriscono che gli antichi esseri umani che si servirono dei resti di questo elefante e usarono le ossa per affilare quegli strumenti direttamente lì sul sito, per produrre delle armi taglienti (chiamate knapping in inglese), come ha precisato una delle ricercatrici del progetto, Bárbara Rodríguez Álvarez, un’archeologa dell’ateneo di Tubinga.
È importante sottolineare che, presumibilmente, gli antichi umani che fecero questo non erano Homo sapiens. La più antica prova di un H. sapiens in Europa risale a circa 45.000 anni fa, secondo gli scavi effettuati in Bulgaria, come riportato anche da Nature Ecology and Evolution nel maggio del 2020. Diversamente, questi uomini che operarono sulle ossa dell’elefante trovato a Schöningen appartenevano presumibilmente allo H. heidelbergensis, un ominide estinto che visse tra i 700.000 e i 200.000 anni fa, sostengono i ricercatori tedeschi.
La vita animale attorno a quell’antico lago
Il lago fu un posto molto frequentato dagli elefanti, come dimostrano le diverse impronte preservate e rinvenute a circa 100 metri dal sito del ritrovamento dello scheletro della femmina. “Un piccolo branco di adulti e animali più giovani deve essere passato di là“, scrive Flavio Altamura, un ricercatore del Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’Università La Sapienza di Roma. “I pachidermi camminavano paralleli alle sponde del lago e le loro zampe sono affondate nel fango, lasciandosi dietro delle impronte circolari“.
Questi elefanti dovrebbero aver vissuto in un clima confortevole, paragonabile a quello odierno; circa 300.000 anni fa l’Europa era nella fase interglaciale Reinsdorf, un periodo più caldo in mezzo a due glaciazioni (o a due periodi più freddi).
Anche altri animali prosperarono in quel tempo in quell’area. Secondo gli scavi, circa 20 tipi di grandi animali vissero attorno a quel lago, compresi leoni, orsi, tigri dai denti a sciabola, rinoceronti, cavalli selvaggi, cervi e bovini di grossa taglia. “Quella zona in quel tempo doveva essere rigogliosa come gli ambienti africani di oggi“, aggiunge Serangeli.
Tutti questi animali attrassero anche gli umani del periodo dediti alla caccia. Gli archeologi hanno rinvenuto i resti di 10 lance di legno e di 1 bastone da lancio (tipo il boomerang australiano) risalenti a circa 300.000 anni fa, come pubblicato ad aprile del 2020 da Nature Ecology and Evolution.
I nuovi ritrovamenti sono stati svelati grazie alla cooperazione tra il Centro Senckenberg per l’Evoluzione Umana e il Paleoambiente dell’Università di Tubinga e l’Ufficio Statale del Patrimonio Culturale della Bassa Sassonia ad Hannover. La ricerca è stata presentata il 19 maggio 2020 nel corso di una conferenza stampa organizzata dalla rivista Archäologie in Deutschland a Schöningen.
Fonte: Live Science