Quel fatale 1866

Il 1866 è l'anno in cui, probabilmente, si sente maggiormente la scomparsa prematura di Cavour e il Regno d'Italia si trova a combattere un'altra guerra a cui giungerà totalmente impreparato

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Intorno alla metà del Diciannovesimo secolo il grande impero multietnico austro-ungarico che si estendeva dal Mar Baltico all’Adriatico si trovava minacciato dalle aspirazioni irredentiste a nord del piccolo e bellicoso stato prussiano ed a sud, dal Piemonte che rivendicava lembi non marginali del territorio italiano sotto dominazione austriaca.
Questa comunanza di interessi aveva spinto Cavour ad un cauto avvicinamento alla Prussia. Purtroppo l’improvvisa scomparsa del “grande tessitore” e la mancanza di una personalità di alto profilo che potesse raccogliere la sua eredità aveva impantanato la ricerca di una possibile alleanza.
La Prussia era guidata da un’altra figura leggendaria dell’epoca, il cancelliere Otto von Bismarck: statista cinico, astuto e spregiudicato stava preparando la guerra contro l’Austria per far risorgere il Secondo ReichNel 1865 invia a Firenze un suo emissario il barone von Bernhardi con il compito di riallacciare i negoziati con il Regno d’Italia al fine di giungere ad un’alleanza anti austriaca.
L’emissario di Bismarck ottiene un incontro riservato con l’allora Presidente del Consiglio Alfonso La Marmora ed espone senza peli sulla lingua gli intendimenti prussiani e la proposta di un’alleanza militare. Durante le tre ore di durata del colloquio emergono tutti i limiti di un generale prestato alla politica che fanno scrivere a von Bernhardi al suo Cancelliere “che il generale La Marmora non sia all’altezza del suo compito“.
Il Presidente del Consiglio italiano aveva tergiversato affermando che in linea di principio la cosa si poteva fare, ma prima era necessario consultare Napoleone III! Questa sudditanza verso la Francia irritò ed insospettì Bismarck raffreddando il suo interesse verso un’alleanza italo-prussiana. In realtà sotto questa risposta di La Marmora non c’era nessun doppio gioco ma soltanto un assurdo tentativo di ottenere il Veneto senza ricorrere all’uso delle armi.
Infatti attraverso propri emissari, La Marmora aveva proposto all’Austria di “acquistare” il Veneto per un miliardo di lire! La proposta era stata sdegnosamente respinta, ovviamente. Ottenuto il placet di Napoleone III, l’alleanza con la Prussia veniva siglata l’8 aprile 1866. Il patto doveva essere segreto ma il via vai diplomatico tra Berlino e Firenze aveva allarmato lo spionaggio austriaco.
Fortemente preoccupata l’Austria si rivolge a Napoleone III e promette che se scoppierà una guerra contro la Prussia e la Francia riuscirà a tenere fuori dal conflitto l’Italia, il Veneto passerà alla Francia che poi ricalcando lo schema della seconda guerra d’indipendenza, lo “girerà” all’Italia. La Marmora, militare vecchio stampo, si rifiuta di “disonorare” la parola data alla Prussia e respinge la mediazione di Napoleone III.
Non che il Veneto fosse pervaso da chissà quale fermento patriottico, gli entusiasmi del 1848 sembravano totalmente evaporati e le popolazioni venete non anelavano particolarmente a passare da un “padrone all’altro”. L’Austria d’altro canto nell’ultimo decennio aveva cambiato registro nel governo di questa provincia meridionale del suo impero: meno repressione, maggiori investimenti, più autonomia. Insomma Vienna cercava di accalappiare la benevolenza dei veneti.
Neppure i sudditi del neo regno d’Italia erano particolarmente entusiasti di un’alleanza con la Prussia, dopotutto anche essi erano “tedeschi” nell’immaginario collettivo del paese, il “nemico secolare“. Come se non bastasse il Regno d’Italia era largamente impreparato per condurre l’ennesima guerra.
Al contrario la Prussia possedeva un esercito ben addestrato e comandato dal più grande stratega dell’epoca Helmuth Karl Bernhard Graf von Moltke, il sessantaseienne Capo di Stato Maggiore. Quel fatale 1866 sfociò pertanto nella guerra austro-prussiana che per la parte che ci riguardava la storiografia ribattezzò come la Terza Guerra d’Indipendenza.
Sullo svolgimento e l’esito di quest’ultimo , brevissimo conflitto risorgimentale ci soffermeremo in un prossimo articolo.