La mattina del 21 aprile 2025, il cardinale Pietro Parolin ha pronunciato con la voce rotta dalla commozione e da secoli di protocolli un annuncio che, come da tradizione, ha congelato il tempo nei corridoi vaticani. Poche parole che hanno attraversato il mondo in un lampo: “Con profondo dolore annunciamo che il Santo Padre è tornato alla Casa del Padre”. Una frase solenne, pronunciata con la voce rotta dalla commozione e da secoli di protocolli. Da quel momento, il Vaticano si è trasformato in un epicentro silenzioso ma carico di significati, dove si attivano antichi meccanismi, liturgie codificate e complesse dinamiche interne.
Quando muore un Papa: cosa succede davvero nei corridoi del Vaticano
Curiosamente, la notizia è arrivata proprio nel giorno in cui si festeggia il Natale di Roma, il 21 aprile: la data simbolica della fondazione dell’Urbe. mentre nella capitale italiana si preparavano celebrazioni, rievocazioni storiche con legionari, senatori e gladiatori, pochi chilometri più in là, nella Città del Vaticano, oltretevere dicono i romani, si spegneva una delle voci più potenti della Chiesa cattolica. Due simboli si intrecciavano: la Roma dei Cesari e la Roma dei Papi.
La morte di un Papa non è mai solo un evento religioso. È un terremoto istituzionale che smuove secoli di tradizione, liturgia, diplomazia e… strategia. Perché dietro l’immagine della Chiesa come entità spirituale, c’è anche uno degli apparati organizzativi più antichi e sofisticati del mondo, dietro il quale si intrecciano giochi di potere e veri e propri complotti.
La conferma ufficiale: “Il Papa è morto”
La comunicazione della morte del Pontefice spetta al Camerlengo, una delle figure più misteriose e fondamentali della Curia. È lui a verificare la morte (un tempo toccando la fronte del Papa con un piccolo martelletto d’argento e chiamandolo tre volte per nome), a dichiarare la Sede Vacante e a prendere temporaneamente le redini dell’amministrazione vaticana.
Il periodo della Sede Vacante
Durante il periodo della sede apostolica vacante, che può durare fino a 20 giorni, si bloccano tutte le funzioni decisionali della Chiesa. Durante questa fase, la diocesi di Roma resta senza vescovo, ossia il Papa della Chiesa cattolica.
In mancanza di un Papa, il governo della Chiesa è affidato al collegio dei cardinali, i quali in maniera del tutto consultiva suppliscono all’autorità papale; si tratta fondamentalmente della gestione degli affari pubblici della Chiesa, ad esempio preparare i funerali del pontefice e stabilire la data di inizio conclave, ma nulla di ciò che spetta esclusivamente al pontefice può essere discusso né tanto meno deciso. Durante questo periodo di sede apostolica vacante, una figura di grande rilievo è il cardinale camerlengo, il quale assume di fatto le funzioni del governo ordinario della Chiesa.
Le procedure adottate durante la sede apostolica vacante sono dettate dalla costituzione apostolica Universi Dominici Gregis, promulgata da papa Giovanni Paolo II il 22 febbraio 1996.
Si sospendono gli incarichi, si sigilla l’appartamento papale e si disattivano gli anelli ufficiali del Pontefice per evitare falsificazioni di documenti.
I riti funebri
Il corpo del Papa viene esposto nella Basilica di San Pietro, dove i fedeli possono rendergli omaggio. Si celebrano nove giorni di messe, chiamate novendiali, culminando con il funerale solenne. La sepoltura avviene nelle Grotte Vaticane, vicino alle tombe dei suoi predecessori o in una nuova cripta.
Il conclave
Dopo i funerali, comincia la fase più attesa: il conclave. I cardinali elettori (individuabili in tutti quelli sotto gli 80 anni) si riuniscono nella Cappella Sistina, che viene chiusa al mondo esterno. Nessun contatto con l’esterno, nessun cellulare, nessuna comunicazione. Le votazioni avvengono due volte al giorno. La famosa fumata nera segnala un voto non conclusivo. Quella bianca, l’elezione.

Il dietro le quinte
Dietro il protocollo formale, si agitano le correnti della Curia: conservatori, progressisti, geopolitici. C’è chi tratta, chi manovra, chi aspetta il momento giusto. Si ordiscono trame e complotti. L’elezione di un Papa è sempre il frutto di un equilibrio spesso precario tra fazioni, culture e visioni diverse della Chiesa.
Un evento globale e mediatico
La morte di un Papa è anche un evento planetario. I media di tutto il mondo si mobilitano. In Italia, RAI e testate principali stazionano con i propri inviati e telecamere in Piazza San Pietro e trasmettono in diretta 24 ore su 24 cercando di carpire anticipazioni o di spiegare le varie correnti politiche interne del vaticano, spesso sbilanciandosi in pronostici che, tuttavia, non sono mai facili, tantomeno questa volta, in particolare, l’80% dei cardinali elettori è stato nominato da Papa Bergoglio. Provengono da moltissime nazioni diverse, ma in molti casi non si conoscono tra loro.
I social esplodono, si moltiplicano le analisi, i meme, le speculazioni. La narrazione oscilla tra sacralità e spettacolarizzazione. Ma è così che la Chiesa, come sempre, attraversa i secoli: tra rito, potere e comunicazione.