Un pericoloso superbatterio che miete centinaia di migliaia di vite ogni anno si sta diffondendo negli ospedali, e gli scienziati hanno fatto una scoperta sorprendente sul suo nutrimento. Secondo un nuovo studio condotto dai ricercatori della Brunel University di Londra, il batterio Pseudomonas aeruginosa sembra avere la capacità di “digerire” la plastica medica.

Pseudomonas aeruginosa: il superbatterio pericoloso che si nutre di plastica
Questo batterio, associato a oltre 559.000 decessi all’anno a livello globale, è noto per la sua resistenza ai farmaci e, secondo il Center for Disease Control and Prevention, è causa di gravi malattie come la polmonite e le infezioni del tratto urinario. Spesso le infezioni da Pseudomonas aeruginosa si manifestano in seguito a interventi chirurgici, ma fino a questo studio, la sua capacità di vivere o nutrirsi di plastica medica era sconosciuta ai ricercatori.
Analizzando un ceppo di batteri prelevato dal tampone di una ferita di paziente, i microbiologi hanno scoperto che la Pseudomonas aeruginosa sembra sopravvivere più a lungo sul policaprolattone. Questa plastica è ampiamente utilizzata in una vasta gamma di applicazioni mediche, dalle suture, agli stent e alle reti chirurgiche, fino alle medicazioni per ferite, ai cerotti per la somministrazione di farmaci e agli impianti. Questa rivelazione solleva serie preoccupazioni sulla potenziale contaminazione degli strumenti e dei dispositivi medici e sulla necessità di sviluppare nuove strategie per combattere la diffusione di questo superbatterio all’interno degli ambienti ospedalieri.
Dispositivi medici e degradazione batterica: un rischio inatteso
La recente scoperta, definita “prima al mondo” in un comunicato stampa della Brunel University, ha profonde implicazioni per le pratiche sanitarie. Ronan McCarthy, responsabile dello studio, ha dichiarato che questa rivelazione suggerisce un’urgente necessità per i professionisti del settore medico di riconsiderare le modalità di diffusione dei batteri negli ospedali e in altre strutture sanitarie. McCarthy ha affermato che la plastica, incluse le superfici plastiche, potrebbe potenzialmente fungere da nutrimento per questi batteri. Questa capacità permetterebbe ai patogeni, come la Pseudomonas aeruginosa, di sopravvivere più a lungo nell’ambiente ospedaliero, aumentando il rischio di infezioni nosocomiali.
Lo studio evidenzia inoltre che qualsiasi dispositivo o trattamento medico che contenga plastica – e questo include strumenti vitali come i ventilatori per i pazienti affetti da polmonite o i cateteri necessari per le infezioni del tratto urinario – potrebbe essere soggetto a degradazione batterica. Questo significa che non solo i batteri possono proliferare sulla plastica, ma potrebbero anche comprometterne l’integrità strutturale, potenzialmente portando a malfunzionamenti o a una ridotta efficacia dei dispositivi stessi.
Oltre alla sorprendente capacità di scomporre materiali plastici, i ricercatori hanno fatto un’altra scoperta allarmante: l’enzima isolato dal batterio sembra sviluppare biofilm più resistenti dopo aver digerito la plastica. I biofilm sono strati esterni protettivi che aiutano i batteri a resistere agli antibiotici, rendendo le infezioni più difficili da trattare e aumentando il rischio di esiti negativi per i pazienti. Questa capacità aggiunge un ulteriore livello di complessità alla lotta contro i superbatteri, rendendo ancora più impellente la ricerca di nuove soluzioni per la prevenzione e il trattamento delle infezioni ospedaliere.
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Saranno certamente necessari ulteriori studi per comprendere appieno come contrastare efficacemente questa nuova minaccia batterica che si nutre di plastica. Tuttavia, è fondamentale riconoscere che Pseudomonas aeruginosa vanta una storia di adattamento patogeno lunga 200 anni, un fattore che suggerisce la sua potenziale capacità di eludere le future misure di contenimento. Questa tenacia rende la sfida ancora più ardua, poiché il batterio ha dimostrato una notevole abilità nell’evolversi e nell’adattarsi a nuovi ambienti e trattamenti.
Nonostante le difficoltà, il ricercatore Ronan McCarthy ha enfaticamente sottolineato l’importanza di comprendere l’impatto di questa scoperta sulla sicurezza dei pazienti. Come ha ribadito: “La plastica è onnipresente nella medicina moderna, e a quanto pare alcuni agenti patogeni si sono adattati per degradarla“.
Questa constatazione impone una revisione critica delle procedure e dei materiali utilizzati in ambito sanitario. La ubiquità della plastica nei dispositivi medici e nelle superfici ospedaliere, combinata con la nuova consapevolezza che i batteri possono utilizzarla come risorsa, rende urgente lo sviluppo di nuove strategie. Queste potrebbero includere la ricerca di materiali alternativi più resistenti alla degradazione batterica, l’implementazione di protocolli di sterilizzazione più rigorosi e l’esplorazione di nuove terapie per combattere le infezioni causate da questi superbatteri plastico-fagi.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Cell.