di Oliver Melis
I pianeti extrasolari potrebbero essere più ricchi d’acqua rispetto a quanto si era finora creduto, soprattutto quelli che sono dalle 2 alle 4 volte più grandi della Terra: il 35% di essi sarebbe per metà costituito da acqua. Lo indicherebbe un modello elaborato tenendo conto dei dati raccolti dal telescopio spaziale della NASA Kepler e dal satellite Gaia dell’Esa.
I risultati, che fanno ben sperare chi cerca la vita al di fuori del sistema solare, sono stati presentati alla conferenza Goldschmidt di Boston da un gruppo internazionale guidato da Li Zeng dell’Università di Harvard, a cui hanno collaborato anche gli italiani Mario Damasso e Aldo Bonomo che lavorano all’Osservatorio Astrofisico di Torino dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). I risultati dello studio sono stati pubblicati su Oxford Academic.
“Sapevamo già che l’acqua è una delle molecole più abbondanti nell’Universo, ma quello che è davvero sorprendente è la percentuale con cui si ritiene possa essere presente su questi esopianeti“, ha spiegato Damasso all’ANSA. “Secondo il modello elaborato da Li Zeng, in accordo con i dati osservativi accumulati finora, questi esopianeti sarebbero nati per accumulo e accrescimento di particelle di acqua ghiacciata che, a causa della successiva migrazione verso la stella madre, sarebbero vaporizzate formando uno spesso strato di vapore acqueo intorno al nucleo del pianeta“.
Nel lontano 1995 furono individuati per la prima volta pianeti orbitanti attorno a stelle lontane e da allora sono stati scoperti qualcosa come 3600 pianeti extrasolari e circa 2800 sistemi planetari. Oggi, grazie a nuovi e potenti sistemi di osservazione si cerca di trovare quelli più adatti a sostenere la vita. Nonostante la presenza di acqua liquida sia ritenuta di fondamentale importanza per lo sviluppo della vita, almeno come noi la conosciamo, secondo recenti ricerche troppa acqua sarebbe associata alla mancanza di nutrienti fondamentali, come il fosforo. I pianeti definiti di tipo acquatico secondo uno studio potrebbero essere tra i posti peggiori dove cercare tracce di vita, in quanto privi di fosforo, una sostanza fondamentale per la vita di tipo terrestre. Altri studi avrebebro determinato che un pianeta sommerso da mari troppo profondi sarebbe geologicamente morto.
Insomma, l’acqua è certamente fondamentale per la nascita e lo sviluppo della vita ma, come dice l’antico adagio che il troppo stroppia, troppa acqua porebbe addirittura essere un veleno.