In un sito australiano è stato rinvenuto un particolare pesce predatore, l’Harajicadectes zhumini, vissuto 380 milioni di anni fa in un’epoca in cui, nel Devoniano medio, la Terra ha subito una diminuzione dell’ossigeno atmosferico, il che potrebbe anche spiegare perché questa specie potesse respirare aria oltre a usare la respirazione branchiale.
Harajicadectes zhumini: il pesce predatore che respirava aria
Si tratta di un pesce predatore caratterizzato da pinne lobate armato di grandi zanne e scaglie ossee. La specie nuova per la scienza è stata trovata nel fiume Finke (Larapinta) di Alice Spring, considerato uno dei fiumi più antichi del mondo. Pur essendo uno dei siti fossili più difficili da raggiungere nel continente, è già stato dimostrato che un tempo ha ospitato diverse specie particolari.
Chiamato Harajicadectes zhumini, il pesce predatore è stato studiato da un team internazionale di ricercatori guidati dal paleontologo della Flinders University, il dottor Brian Choo. Il nome deriva dal sito in cui sono stati trovati i fossili fondamentali nel membro dell’arenaria di Harajica e dall’antico greco dēktēs (mordatore) dovuto alla sua anatomia dentale.
“Abbiamo trovato i resti del pesce predatore con pinne lobate in uno dei siti fossili più remoti di tutta l’Australia, l’Harajica Sandstone Member nel Territorio del Nord, quasi 200 km a ovest di Alice Springs, risalente al Medio-tardo devoniano, circa 380 milioni di anni”, ha spiegato il coautore dello studio e Professore di Flinders John Long, uno dei principali esperti australiani di pesci fossili.
Il nome della specie è in onore del professor Min Zhu dell’Accademia cinese delle scienze di Pechino, a cui l’istituzione attribuisce il merito di aver “dato contributi unici ed eccezionali agli studi sulla morfologia, istologia, filogenesi, biogeografia e storia evolutiva del pianeta, molti dei primi gruppi di vertebrati”.
Oltre alle sue zanne e alle scaglie corazzate, il pesce predatore Harajicadectes è noto per la sua insolita combinazione di apparati respiratori. Non contento della respirazione branchiale che più tipicamente associamo ai pesci, si è scoperto anche che aveva grandi aperture sulla parte superiore del cranio che lo avrebbero reso anche un respiratore d’aria.
Pesce predatore: un esempio di evoluzione convergente
“Si ritiene che queste strutture spiracolari facilitino la respirazione dell’aria in superficie, mentre i moderni pesci bichir africani hanno strutture simili per assorbire l’aria sulla superficie dell’acqua“, ha spiegato Choo: “Questa caratteristica appare in più lignaggi Tetrapomodorf all’incirca nello stesso periodo durante il Devoniano medio-tardo”.
“Oltre agli Harajicadectes dell’Australia centrale, grandi spiracoli sono apparsi anche nei Gogonasus dell’Australia occidentale e negli elpistostegaliani come Tiktaalik, i parenti più stretti dei tetrapodi dotati di arti. Inoltre sono presenti anche nel Pickeringius, un pesce con le pinne raggiate dell’Australia occidentale, descritto per la prima volta nel 2018”.
Si pensa che un calo dell’ossigeno atmosferico durante il Devoniano medio potrebbe spiegare perché alcuni pesci, come il pesce predatore rinvenuto in Australia, si sono evoluti per integrare la respirazione branchiale con la respirazione aerea. Il fatto che diversi pesci provenienti da rami ampiamente separati di tetrapodomorfi mostrino questo tratto di doppia respirazione è, quindi, un esempio di evoluzione convergente, in cui specie lontanamente imparentate evolvono indipendentemente gli stessi adattamenti.
I tentativi di studiare questi fossili si sono rivelati problematici finché la spedizione della Flinders University del 2016 non ha trovato un esemplare quasi completo: “Questo fossile ha dimostrato che tutti i frammenti isolati raccolti nel corso degli anni sono appartenuti a un unico esemplare di pesce predatore“, ha aggiunto il dottor Choo, del College of Science and Engineering di Flinders.
È difficile individuare esattamente dove si trova questa nuova specie di pesce predatore in ambito nell’ittiologico, ma rimane comunque una scoperta importante che fornisce nuove e significative informazioni sull’evoluzione convergente.