La navicella spaziale Orion della NASA, il nucleo della missione Artemis I, sta preparandosi all’ultimo avvicinamento alla Luna prima di tornare a casa sulla Terra.
La capsula Orion, che si è adddentrata nello spazio profondo più di quanto abbiano mai fatto le capsule del programma Apollo, ha inviato uno scatto della Luna vista dal lato lontano e della Terra, prima di accendere il suo motore di bordo per circa un minuto e 45 secondi per uscire dal suo percorso orbitale.
Orion dovrebbe ora compiere un altro giro intorno alla luna. Il passaggio finale porterà ancora una volta Orion a 128,7 chilometri sopra la superficie lunare il 5 dicembre. Il flyby offrirà viste di importanti siti lunari, compresi i letti di lava che gli astronauti esplorarono durante l’era Apollo. Da lì, la capsula riaccenderà i suoi motori per riprendere la rotta verso la Terra.
La navicella spaziale atterrerà nell’Oceano Pacifico al largo di San Diego l’11 dicembre. Ciò segnerà la fine della missione Artemis I, iniziata il 16 novembre. Dopo aver raggiunto lo spazio e essersi separata dal razzo SLS, la capsula Orion ha raggiunto un’orbita lunare lontana che le ha permesso di andare 64.374 chilometri oltre il lato più lontano della Luna, più lontano di quanto qualsiasi veicolo spaziale progettato per trasportare esseri umani sia mai andato.
La navicella spaziale, tuttavia, vola vuota per questa missione, ad eccezione di alcuni manichini – e peliche Snoopy – progettati per raccogliere dati e informazioni circa le condizioni del volo.
L’obiettivo generale di Artemis I – la prima di una serie di missioni volte a rimandare gli esseri umani sulla superficie lunare – è testare il veicolo spaziale fino ai suoi limiti, raccogliendo preziose informazioni per la NASA.
Finora, la navicella spaziale Orion ha completato diversi traguardi chiave e ha superato le aspettative, ma finché la capsula rimane nello spazio, c’è sempre un rischio, come ha detto ai giornalisti Michael Sarafin, responsabile della missione Artemis I, durante una conferenza stampa. Ha notato che il rischio di colpire detriti orbitali è costantemente incombente. E il rientro della capsula nell’atmosfera terrestre sarà tra le parti più faticose e insidiose del volo.
“Il più grande test dopo il lancio è il rientro perché vogliamo verificare come resisterà lo scudo termico a circa 2.760 gradi Celsius, quasi la metà della temperatura del Sole, raggiungendo 32 volte la velocità del suono (quasi 40.000 chilometri all’ora)”, ha detto l‘amministratore della NASA Bill Nelson.
Dopo essere rientrata nell’atmosfera, la capsula Orion dovrà schierare i paracadute in sicurezza e rallentare la sua discesa prima di effettuare il suo ammaraggio mirato. La NASA avrà una flotta di veicoli di recupero in attesa nelle vicinanze, una nave, due elicotteri, quattro gommoni e un aereo, ha spiegato Sarafin durante una conferenza stampa.
“La squadra che sta eseguendo le operazioni di recupero è in mare in questo momento per eseguire un addestramento just-in-time“, ha aggiunto Sarafin.
Se la missione Artemis I avrà successo, la NASA sceglierà un equipaggio per la missione Artemis II, che potrebbe decollare entro il 2024. Artemis II mirerà a inviare astronauti su una traiettoria simile a quella di Artemis I, orbitando intorno alla Luna ma senza effettuare un atterraggio sulla sua superficie.
La missione Artemis III, il cui lancio attualmente è previsto per il 2025, dovrebbe riportare esseri umani sulla Luna.