A Milano i primi tre casi di contagio uomo-uomo avvenuti in Italia. Il paziente zero sarebbe un uomo tornato dalla Cina verso fine gennaio, rimasto asintomatico e negativo al test, che avrebbe contagiato un uomo di 38 anni con cui ha cenato ad inizio febbraio. Quest’ultimo, che vive a Castiglione d’Adda nei pressi di Lodi, si è presentato in pronto soccorso con febbre molto alta il 16 febbraio, dimesso con una terapia, vi è tornato il 19 manifestando sintomi di grave difficoltà respiratorie. Questa volta è stato eseguito il test che è risultato positivo. L’uomo è ora ricoverato in gravi condizioni in terapia intensiva.
Ricoverata anche la moglie dell’uomo, un’insegnate che lavora in un liceo di Codogno, e uno stretto conoscente, risultati positivi al virus.
Si sta tentando di individuare tutte le persone con cui il trentottenne è stato in contatto negli ultimi venti giorni mentre le autorità hanno invitato gli abitanti di Castiglione d’Adda e Codogno a restare in casa.
Sono state avviate le procedure di quarantena per i familiari dell’uomo e tutti i medici e gli infermieri che sono entrati a contatto con lui. L’uomo lavora alla Unilever di Casalpusterlengo, dove oggi i sanitari sono già arrivati per fare i tamponi a tutti i suoi colleghi.
Sono già un centinaio le persone sotto controllo ma si cerca di ricostruire i movimenti dell’uomo dagli ultimi giorni di gennaio a oggi in quanto potrebbe avere incontrato moltissime persone.
Se fosse confermato che il vettore del virus è stato l’amico con cui ha cenato, rimasto asintomatico e negativo al test, si confermerebbero i timori più volte espressi dal virologo professor Burioni che, da giorni, ha più volte esortato le autorità a non abbassare la guardia e ad isolare chiunque sia tornato dalla Cina di recente in quanto il virus sarebbe trasmissibile pure in assenza di sintomi e con un periodo di incubazione vicino alle tre settimane.
Da tempo è diffusa l’idea che il virus abbia due settimane di incubazione e sia trasmissibile solo da persone che manifestano sintomi.
Nella giornata di ieri si è registrato un calo notevole dei contagi confermati in Cina, poco più di 300, ma probabilmente ciò è dipeso dall’ennesima decisione delle autorità cinesi di cambiare nuovamente la definizione di “casi confermati” che ora considera affetti solo i casi sintomatici.
Come numeri assoluti, per quello che valgono vista la confusione che arriva dalla Cina, a ieri sera i casi confermati in tutto il mondo sono 76.627, con 2.247 deceduti e 18.562 pazienti dichiarati guariti.
Intanto giunge dalla Cina alcune voci, per ora non confermate dalle autorità sanitarie, sostengono che, un medico, rimasto anonimo, che opera in uno degli ospedali di Wuhan, avrebbe affermato che si sono verificati casi di reinfezione che si sono dimostrati molto più gravi dei casi di prima infezione.
Da Hong Kong giunge la notizia che il virus si sarebbe infiltrato anche nelle strutture carcerarie cinesi con oltre 500 casi di infezione confermati.
Intanto, il numero di casi in Corea del Sud è aumentato vertiginosamente, dai 28 di una settimana fa sono saliti ad almeno 204 a partire da venerdì pomeriggio. Lo scoppio è incentrato sulla città meridionale di Daegu. Tra i nuovi casi, la maggior parte sono collegati al gruppo Shincheonji. Giovedì le autorità sudcoreane hanno cercato di interrogare più di 1.000 membri del gruppo religioso che hanno partecipato a un servizio con uno dei casi recentemente confermati.
Una persona in Corea del Sud è morta a causa del virus.