Missione Beyond: non solo Marte ma anche studi sull’Alzheimer e sul Parkinson

La Stazione Spaziale Internazionale non è solo sede di missioni che mirano alla conquista del pianeta rosso, ma offre nuovi spunti per la ricerca contro le patologie neurodegenerative. Il comandante Parmitano racconta cosa si è fatto durante la sua ultima missione.

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Luca Parmitano, colonnello dell’Aeronautica Italiana e astronauta, è stato impegnato nella missione Beyond che l’ha visto in orbita sull’Iss dal luglio del 2019 sino a febbraio 2020 e, come ha raccontato da Houston, tutti gli esperimenti svolti durante la missione stessa hanno interessato anche patologie importanti che riguardano tutta l’umanità.

Parmitano ha anche compiuto quattro Eva, attività extraveicolari molto complesse e impegnative per riabilitare il cacciatore di particelle cosmiche Ams-02.

Il collegamento in diretta da Houston con l’Agenzia Spaziale Italiana, ha regalato l’occasione di poter parlare della missione Beyond e in modo particolare di tutti i risultati ottenuti con gli esperimenti praticati dal colonnello durante la sua permanenza sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS): Durante la missione Beyond abbiamo battuto ogni record di attività extraveicolari (Eva) sulla Stazione Spaziale Internazionale, ne abbiamo realizzate ben 4 e non era mai accaduto”, ha dichiarato l’astronauta.

Queste“, ha spiegato Parmitano: “sono state necessarie per le nuove batterie al litio, una per riparare un sistema elettrico andato in avaria e per riparare Ams (il cacciatore di materia oscura) e tutte queste Eva rappresentano un record assoluto e sarà difficile da battere“. Il pilota ha anche raccontato che: “Le ore dedicate alla scienza sulla Iss, agli esperimenti scientifici, sono state superate durante la missione e abbiamo battuto anche il record che era stato determinato nella missione precedente alla nostra“.

Tra le diverse curiosità non poteva certo mancare un accenno alle missioni su Marte che stanno coinvolgendo diverse nazioni nel mondo: “La strada che porterà l’uomo su Marte è assolutamente una scelta di politica e di policy delle grandi agenzie spaziali tra cui c’è l’Agenzia Spaziale Italiana. le Agenzie spaziali devono assolutamente mettersi d’accordo per decidere quando arrivare su Marte, pianeta mille volte più lontano della Luna, quindi si incrementa il peso del progetto. Si tratta di creare la base per una aggregazione globale che porti nelle prossime decadi su Marte. Se riusciremo in questi dieci anni a tornare sulla Luna, allora arriveremo anche su Marte“, ha chiarito Parmitano.

Riguardo una sua possibile partecipazione ad una missione sul Pianeta Rosso, il colonnello ha dichiarato con la grinta che lo contraddistingue: “Io faccio l’astronauta di professione ed il sogno di un astronauta è di volare nello spazio. Ogni missione ha il suo valore, un suo appeal innegabile. Il mio compito non è dire se sarò io ad andare su Marte, ma dire se sono la persona giusta. Qualsiasi sarà il mio futuro come astronauta lo affronterò con entusiasmo“.

Sull’ISS sono stati condotti anche centinaia di esperimenti scientifici: si tratta di Amyloid aggregation, Nutriss e Acoustic Diagnostics: “Nutriss e Acoustic Diagnostics fanno una ricerca di tipo fisiologico. Si va ad analizzare come reagisce il corpo umano in assenza di gravità e nell’ambiente della Stazione spaziale, che è più soggetto a radiazioni cosmiche. Nutriss utilizza uno strumento in grado di analizzare il rapporto tra massa grassa e massa magra nel corpo umano. Si va quindi a valutare la quantità di grasso durante la missione: sono stati effettuate sei sessioni sperimentali utili per valutare l’eventuale variazione della dieta. Acoustic diagnostics è un esperimento sempre di fisiologia umana. Lo scopo è capire se l’ambiente della Iss possa alterare l’udito degli astronauti: si è misurato con una tecnica usata anche a terra la performance dell’apparato uditivo dell’astronauta. Entrambi gli esperimenti prevedono sessioni pre volo e post volo. Amyloid aggregation ha analizzato peptidi beta-amiloidi, placche che possono portare a malattie neurodegenerative, per valutare se questi fenomeni in assenza di gravità avvengono più rapidamente”. 

Infine, sono stati praticati degli esperimenti che hanno interessato patologie degenerative come l’Alzheimer e il Parkinson: lo studio ha riguardato la formazione di fibrille amiloidi potenzialmente distruttive, simili a quelle trovate nei tessuti cerebrali di pazienti che combattono contro patologie neurodegenerative.

Le normali funzioni cerebrali possono essere compromesse da queste fibrille amiloidi: si tratta di particolari proteine che possono denaturarsi, accumulandosi nel tempo in sede extracellulare e interrompere la sana funzionalità dei tessuti e degli organi umani.

Per quanto riguarda l’Alzheimer, tale degenerazione può arrivare ad essere fatale, secondo gli esperti della Nasa: “Questo progetto è un ottimo esempio delle incredibili scoperte e progressi possibili con la collaborazione tra Agenzia Spaziale Americana, ricerca e industria”, ha dichiarato Jan Hess, presidente di Teledyne Brown, il gruppo di ricerca protagonista degli esperimenti. “La nostra speranza è che questi test nello spazio avvicinino la comunità scientifica a svelare i misteri di queste malattie che colpiscono così tante persone in tutto il mondo ogni giorno”.

La sperimentazione in microgravità offre l’opportunità di studiare la formazione di fibrille amiloidi in condizioni che eliminano effetti indesiderati e che possono influenzare i risultati dei normali esperimenti di laboratorio“, ha affermato Kevin Depew, ricercatore presso l’ufficio progetti dell’ISS. “Il team sta lavorando molto duramente e ci aspettiamo che possa reperire informazioni importanti“, ha aggiunto. Gli studi sull’ISS sono iniziati a settembre 2019 e si prevede che lo studio continuerà per almeno due anni.