Manned Venus Fly-by

Il programma Manned Venus Fly-by faceva parte dell'Apollo Applications Program e l'AAP venne chiuso il 16 agosto 1968, quando la Camera dei Rappresentanti votò per tagliare i finanziamenti da 455 milioni di dollari portandoli a 122 milioni di dollari.

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I racconti fantascientifici dei primi del XX secolo illustravano Venere come un pianeta meraviglioso con temperature calde, foreste, paludi e persino dinosauri. Nel 1950, il Planetario Hayden dell’American Natural History Museum chiedeva a gran voce l’avvio di missioni turistiche molto prima di Blue Origins, SpaceX e Virgin Galactic.
Oggi sappiamo che Venere non è una destinazione da sogno per aspiranti turisti spaziali. Come rivelato da numerose missioni negli ultimi decenni, Venere non è un pianeta paradisiaco, caldo e rigoglioso, ma un luogo infernale con un’atmosfera tossica corrosiva e dalla pressione schiacciante, come scoprirono all’inizio degli anni Sessanta le sonde Mariner e Venera. Temperature oltre i 400°C e venti a 360 km/h rendono impensabile uno sbarco umano.
Nonostante Venere si fosse dimostrato un pianeta infernale, la NASA lo aveva scelto come destinazione per il primo viaggio interplanetario umano scartando Marte, infatti in termini di propulsione, Venere è più facile da raggiungere rispetto al pianeta rosso.
La NASA calcolò una traiettoria ottimale che avrebbe permesso di usare un unico vettore Saturn V, per effettuare il sorvolo inaugurale senza inserimento in orbita (flyby) e con ritorno spontaneo verso la Terra (free return), ma anche per compiere una successiva missione con inserimento in orbita di parcheggio intorno a Venere.
In pratica, un volo umano verso Venere era fattibile negli anni Sessanta e Settanta semplicemente utilizzando i vettori esistenti, senza dover affrontare la progettazione di un nuovo vettore che avrebbe richiesto tempi lunghi e spese extra.
A metà degli anni ’60, la NASA già sapeva che se avesse portato a termine con successo gli sbarchi sulla Luna con le missioni Apollo, avrebbe probabilmente dovuto affrontare un grave declino del budget per il programma spaziale di esplorazione umana.
Nella speranza di dimostrarne l’affidabilità, svilupparono alcune proposte post-Apollo usando versioni avanzate dell’hardware Apollo, inclusi i piani per una base lunare con equipaggio, stazioni spaziali ed esplorazione interplanetaria. Gli ultimi due obiettivi furono inizialmente raggruppati sotto il nome di Apollo X, divennero l’Apollo Applications Program (AAP).
La missione più ambiziosa del programma AAP divenne il sorvolo del pianeta Venere con equipaggio. Dopo due missioni preliminari nell’orbita terrestre per testare la tecnologia, un lancio del Saturno V avrebbe portato in orbita un modulo di comando Apollo. Come in una tipica missione lunare, i primi due stadi del vettore sarebbero stati abbandonati. Tuttavia, lo stadio superiore, un Saturn IVB, una volta svuotato del propellente sarebbe stato ricondizionato grazie alle attrezzature immagazzinate nella stiva di carico del LEM e trasformato in un modulo abitabile.
Il veicolo spaziale risultante sarebbe stato lungo 33 metri e avrebbe lasciato l’orbita terrestre il 31 ottobre 1973 e avrebbe viaggiato verso Venere per 123 giorni. Il sorvolo di Venere sarebbe avvenuto il 3 marzo 1974 a una distanza di 6200 Km dalla superficie a una velocità di 16.500 chilometri all’ora. Il veicolo, dotato di radar avrebbe mappato la superficie oggetto del sorvolo e gli astronauti avrebbero eseguito studi spettroscopici e fotografici.
La missione avrebbe sganciato alcune sonde e un orbiter che avrebbe funzionato come ponte radio con la Terra, raccogliendo i dati delle sonde per rinviarli al centro di controllo missione.

La chiusura e le critiche al programma

Il programma Manned Venus Fly-by faceva parte dell’Apollo Applications Program e l’AAP venne chiuso il 16 agosto 1968, quando la Camera dei Rappresentanti votò per tagliare i finanziamenti da 455 milioni di dollari portandoli a 122 milioni di dollari.
Il presidente Johnson lo accettò come parte di un accordo di bilancio più ampio che teneva al sicuro gli obiettivi a breve termine della NASA, anche se l’intero budget dell’agenzia era sceso del 18% tra il 1968 e il 1969.
L’unica missione AAP che sopravvisse fu il programma Skylab. Una missione del genere era all’epoca difficile e l’invio di un equipaggio  non presentava molti vantaggi  poiché missioni simili erano già praticate mediante sonde automatiche. Il Mariner 5 aveva già visitato Venere nel 1967 e la NASA inviò un orbiter come parte della missione Pioneer 12 nel 1978, pochi anni dopo che la missione MVF avrebbe dovuto avere luogo.
Le molte sonde che il programma MVF avrebbe lanciato potevano arrivare su Venere con una spesa minore rispetto a una missione umana attraverso un sistema automatico. Non sarebbe servito nessun supporto vitale, cibo o acqua o spazio extra per l’equipaggio. Inoltre a differenza della missione con equipaggio, non sarebbe stato necessario riportare sulla Terra il sistema di invio, riducendo notevolmente le difficoltà della missione.
Una missione umana avrebbe consentito di studiare gli effetti di un anno di microgravità, ma gli stessi effetti potevano essere facilmente determinati usando una stazione spaziale in orbita terrestre bassa.
Infine, va sottolineato che, indipendentemente dal lancio del MVF, la natura stessa poteva dare la spiegazione alla chiusura della missione. All’epoca non si aveva una buona comprensione del Sole, avendo studiato un solo ciclo solare  quando fu proposto il flyby nel 1967.
Mentre la finestra di lancio fu deliberatamente scelta per essere vicina al minimo solare, e il veicolo flyby doveva avere un compartimento schermato capace di proteggere l’equipaggio dalle radiazioni. Tuttavia la missione si poteva imbattere in un evento naturale imprevisto durante il viaggio di ritorno sulla Terra.
Il 5-6 luglio 1974 la Terra fu colpita da una grande espulsione di massa coronale, una tempesta di elettroni e protoni espulsi dal Sole. Sulla Terra non si corse nessun pericolo, ma eventuali astronauti di ritorno da Venere non sarebbero stati così fortunati. Diversamente dalla Terra gli astronauti non avevano nessun campo magnetico che li difendesse dalle radiazioni che li avrebbe investiti nella fase di ritorno da Venere, esponendoli a una dose di radiazioni elevatissima e potenzialmente mortale.
Alla fine il sorvolo umano di Venere rimase sulla carta, non solo per i motivi storici e politici ma per via del grande progresso avvenuto negli anni successivi nella progettazione di sonde automatiche, versatili e flessibili, i cui costi furono di gran lunga inferiori a quelli stimati di una missione con equipaggio.
Fonti:
https://falsesteps.wordpress.com/2012/07/21/manned-venus-flyby/; https://theconversation.com/nasa-wants-to-send-humans-to-venus-heres-why-thats-a-brilliant-idea-104961; https://www.wired.com/2012/03/apollotovenusandmars/; https://attivissimo.blogspot.com/2019/09/1973-missione-impossibile-un-equipaggio.html