La malattia parodontale, o Parodontite (ex Piorrea) nota anche come malattia delle gengive, è una grave infezione che colpisce quasi il 50% degli americani di età pari o superiore ai 30 anni. Mentre In Italia, la malattia parodontale interessa all’incirca il 60% della popolazione. Nello specifico: il 10% che manifesta forme avanzate e particolarmente colpite, sono la fascia di età compresa tra i 35 ed i 44 anni.
Inoltre, già intorno ai 3-4 anni di età, circa il 4%degli individui presenta tartaro; mentre il 48%, in un’età compresa tra gli 11-12 anni, appare sano; ma di contro un buon 28% circa riscontra tartaro. Un 23% circa sanguinamento a stimolazione.
Se non è controllata, la malattia parodontale può distruggere l’osso mascellare e portare alla perdita dei denti. La patologia è anche associata a un maggiore rischio di diabete e malattie cardiovascolari.
Inoltre, raggruppa gengiviti e parodontiti di varia entità, disturbi che riconoscono un’eziologia multifattoriale essenzialmente batterica con l’interazione di tre cofattori:
- Sensibilità dell’individuo;
- Elementi ambientali;
- Fattori comportamentali.
Tuttavia, è opportuno rilevare che, per quanto ovvio, le gengiviti interessano le gengive e dunque, la parte più vicina al dente; si riconoscono per arrossamenti nei bordi, sanguinamento se stimolate, edema ed ancora rigonfiamento del tessuto.Un quadro clinico curabile con la giusta terapia.
Mentre la parodontite, è una patologia che porta alla distruzione del sistema a sostegno del dente; nella fattispecie si riscontrano recessioni della gengiva, perdita di attacco e di osso, sempre precedute da gengiviti che appunto, se mal curate, conducono ad un insieme di patologie più serie.
La caratteristica preoccupante delle parodontiti è la formazione della tasca parodontale, cioè la manifestazione dello stato infiammatorio parodontale, associata a mobilità dentaria. Questo accade perché i tessuti di sostegno, vanno lentamente a distruggersi e, nella maggior parte dei casi, a diventare fenomeno irreversibile.
Malattia Parodontale: nelle piastre di Petri la rigenerazione delle cellule staminali
Il trattamento attuale per la malattia parodontale prevede l’apertura dei lembi gengivali infetti e l’aggiunta d’innesti ossei per rafforzare i denti.
Ma in una nuova ricerca pubblicata recentemente sulla rivista Frontiers in Immunology, gli scienziati del Forsyth Institute hanno scoperto che un tipo specifico di molecola può stimolare le cellule staminali a rigenerarsi, invertendo l’infiammazione causata dalla malattia parodontale.
Questa scoperta potrebbe portare allo sviluppo di nuove terapie per il trattamento di una varietà di malattie sistemiche che sono caratterizzate da infiammazione nel corpo.
Per lo studio, il dottor Alpdogan Kantarci, il suo dottor. Emmanuel Albuquerque e il loro team hanno rimosso le cellule staminali dai denti del giudizio precedentemente estratti e le hanno posizionate su capsula di Petri.
I ricercatori hanno poi creato nelle piastre di Petri un ambiente di malattia parodontale infiammatoria simulata. Successivamente, hanno aggiunto due tipi specifici di molecole di sintesi chiamate Maresin-1 e Resolvin-E1, entrambi specializzati in mediatori lipidici pro-risolutivi da acidi grassi omega-3. Gli scienziati hanno scoperto che Mar1 e RvE1 stimolavano le cellule staminali a rigenerarsi anche in condizioni infiammatorie.
“Sia Maresin-1 che Resolvin-1 hanno riprogrammato il fenotipo cellulare delle cellule staminali umane, dimostrando che anche in risposta all’infiammazione, è possibile aumentare la capacità delle cellule staminali in modo che possano diventare rigenerative”, ha detto il Dr. Kantarci, membro associato del personale del Forsyth Institute.
Questa scoperta è importante perché permette agli scienziati di identificare i percorsi proteici specifici coinvolti nell’infiammazione. Questi stessi percorsi proteici sono coerenti con molte malattie sistemiche, tra cui le malattie parodontali, il diabete, le malattie cardiache, la demenza e l’obesità.
Conclusioni
“Ora che abbiamo capito come queste molecole stimolano la differenziazione delle cellule staminali in diversi tessuti e invertono l’infiammazione in un punto critico del tempo, il meccanismo che abbiamo identificato potrebbe un giorno essere utilizzato per la costruzione di organi complessi”; ha detto il dottor Kantarci. “C’è un potenziale entusiasmante per la riprogrammazione delle cellule staminali per concentrarsi sulla costruzione dei tessuti”.