Una compagnia biotecnologica con sede a Dallas, la Colossal Biosciences, ha recentemente rilasciato un’affermazione che ha suscitato tanto entusiasmo quanto scetticismo nella comunità scientifica e nel pubblico generale.
L’azienda sostiene di aver riportato in vita la specie preistorica del terribile lupo enocione ( Aenocyon dirus ), un iconico predatore dell’era glaciale, attraverso la nascita di tre cuccioli di lupo grigio geneticamente modificati, battezzati Romolo, Remo e Khaleesi.

Una vera de-estinzione del lupo enocione o un lupo grigio rielaborato?
Il comunicato stampa ufficiale di Colossal Biosciences ha toni enfatici, dichiarando che il 1° ottobre 2024 ha segnato una pietra miliare nella storia dell’umanità, con la prima riuscita “resurrezione” di una specie estinta come il lupo enocione grazie alle avanzate frontiere della scienza della de-estinzione. L’azienda attribuisce questo risultato senza precedenti alle proprie innovazioni scientifiche, tecnologiche e di conservazione, affermando di aver reso possibile la rinascita di una specie da una popolazione originaria pari a zero.
Le prime immagini dei cuccioli di lupo enocione, caratterizzati da una folta pelliccia bianca, un tratto distintivo assente nei lupi grigi moderni, potrebbero facilmente ingannare l’osservatore, suggerendo la comparsa di una nuova e singolare forma di canide. Tuttavia, come ammoniva il celebre astronomo e divulgatore scientifico Carl Sagan, “Affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie”.
Allo stato attuale, i dettagli specifici della ricerca condotta da Colossal Biosciences rimangono confinati all’interno dell’azienda, non essendo stati ancora sottoposti al rigoroso processo di revisione paritaria da parte della comunità scientifica indipendente. Di conseguenza, il pubblico e gli esperti possono fare affidamento unicamente sulle immagini del presunto lupo enocione e sulle dichiarazioni fornite dalla stessa Colossal.
In questo contesto di informazioni limitate, le prime reazioni da parte di scienziati esperti nel campo della genetica evolutiva e della paleontologia sono state improntate a una cautela critica. Jeremy Austin, direttore dell’Australian Centre for Ancient DNA, ha espresso un parere tranchant, suggerendo che Colossal Biosciences potrebbe aver semplicemente creato una linea di lupi grigi geneticamente modificati che presentano alcune caratteristiche morfologiche ritenute simili a quelle del lupo enocione.
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📘 Leggi la guida su AmazonE anche questa somiglianza è oggetto di dibattito, data la generale similarità morfologica tra i diversi membri della famiglia dei canidi, il che rende particolarmente arduo ricostruire con certezza l’aspetto esatto di una specie estinta come il lupo enocione basandosi unicamente sui frammentari resti fossili.
A complicare ulteriormente il quadro, la biologa evoluzionista Beth Shapiro, che collabora con Colossal Biosciences, ha fornito una definizione di “specie” di lupo enocione che Austin considera fuorviante e eccessivamente permissiva. Shapiro ha argomentato che il concetto di specie è in fondo un sistema di classificazione creato dall’uomo, e che diverse interpretazioni possono coesistere, ognuna con una sua validità.
La sua definizione operativa di “resurrezione” di una specie si basa su tre criteri principali: somiglianza morfologica, comportamento simile e capacità di svolgere un ruolo ecologico analogo a quello della specie estinta. “Penso che la migliore definizione di una specie sia questa: se assomiglia a quella specie, se si comporta come quella specie, se svolge il ruolo di quella specie, allora ce l’hai fatta“, ha affermato Shapiro.
La critica di Austin si concentra proprio sulla potenziale superficialità di una definizione basata primariamente sull’apparenza e sul comportamento osservato. Egli sottolinea come l’aspetto esteriore non sia l’unico criterio per definire la specie del lupo enocione. Il mondo naturale è ricco di esempi di “specie criptiche“, ovvero organismi che appaiono morfologicamente quasi identici ma che sono geneticamente distinti e, crucialmente, non si riproducono tra loro.
Austin paragona la definizione “indulgente” proposta da Shapiro alla celebre fiaba letteraria “I vestiti nuovi dell’imperatore“, suggerendo che se un’affermazione viene ripetuta con sufficiente convinzione e un numero adeguato di persone la accetta, allora, per alcuni, essa diventa realtà, indipendentemente dalle evidenze scientifiche sottostanti. “Se dici di aver fatto qualcosa e abbastanza persone ti credono, allora, beh, l’hai fatta“, ha ironizzato Austin.
La sua preoccupazione, condivisa da molti scienziati, è che l’annuncio di Colossal Biosciences possa essere interpretato come una vera e propria de-estinzione del lupo enocione quando, in realtà, ciò che è stato ottenuto potrebbe essere semplicemente la creazione di un lupo grigio con alcune caratteristiche fenotipiche selezionate.
“Mentre penso che molti scienziati si gratteranno la testa, dicendo: ‘Guardate, abbiamo un lupo bianco e grigio’. Non è un lupo cattivo secondo nessuna definizione di specie… Non credo che questo rappresenti una de-estinzione in alcun modo, forma o aspetto“, ha concluso Austin, esprimendo un diffuso scetticismo all’interno della comunità scientifica sulla validità delle affermazioni di Colossal Biosciences. La questione se Romolo, Remo e Khaleesi rappresentino una vera resurrezione di una specie estinta o piuttosto un affascinante esperimento di ingegneria genetica su un lupo moderno rimane, per ora, un acceso dibattito scientifico in attesa di prove più solide e di una rigorosa valutazione da parte dei pari
Un’analisi genomica distanziante
Studi approfonditi sul genoma del lupo enocione hanno rivelato che questa specie si è separata dalle linee evolutive ancestrali che hanno portato ai lupi grigi moderni circa 5,7 milioni di anni fa. Questo distacco evolutivo, avvenuto in un’epoca geologica remota, è significativo e non mostra alcuna traccia di successivo scambio genico con le popolazioni di lupi grigi che si sono evolute in Nord America. Questa marcata distanza genetica suggerisce che, nonostante alcune somiglianze morfologiche superficiali, i terribili lupi rappresentavano una linea evolutiva distinta e indipendente all’interno della famiglia dei canidi.
Per creare i tre cuccioli bianchi, gli scienziati di Colossal Biosciences hanno fatto ricorso a precedenti studi di sequenziamento genetico del terribile lupo. Sulla base di queste informazioni, hanno apportato un numero limitato di modifiche genetiche di precisione – solamente 20 – all’interno del vastissimo genoma del lupo grigio, composto da circa 2,5 miliardi di coppie di basi nelle cellule germinali. Successivamente, questi embrioni geneticamente modificati sono stati impiantati in madri surrogate canine, che hanno portato a termine le gravidanze e dato alla luce i cuccioli.
È importante notare che Colossal Biosciences non ha mai dichiarato esplicitamente di voler creare un clone geneticamente identico di un lupo enocione. Tuttavia, anche ipotizzando che l’obiettivo fosse quello di generare un lupo che somigliasse all’aspetto e al comportamento che l’azienda immagina avesse un terribile lupo, Jeremy Austin ritiene che un tale risultato richiederebbe un intervento genetico di scala enormemente superiore.
A suo parere, sarebbero necessarie decine di migliaia, se non addirittura centinaia di migliaia, di modifiche genetiche critiche per ricreare fedelmente le complesse caratteristiche di una specie estinta. È significativo che, delle sole 20 modifiche genetiche apportate ai lupi grigi, ben cinque fossero apparentemente associate esclusivamente alla determinazione del colore chiaro del mantello.
Nonostante la complessità genetica sottostante, Matt James, responsabile della gestione degli animali presso Colossal e supervisore delle gravidanze e delle nascite, ha dichiarato di aver percepito il “successo” del progetto sul lupo enocione nel momento stesso in cui ha notato il caratteristico mantello bianco dei cuccioli appena nati. Questa enfasi su una singola caratteristica fenotipica, pur essendo visivamente distintiva, solleva ulteriori dubbi nella comunità scientifica riguardo alla reale portata della “de-estinzione”.
Lo stesso Jeremy Austin riconosce il valore intrinseco della ricerca condotta da Colossal Biosciences, sottolineando le sue potenziali applicazioni concrete nei campi della conservazione, della genetica e della comprensione dello sviluppo evolutivo di diversi organismi. Tuttavia, egli critica fermamente l’interpretazione dei risultati come una vera e propria “resurrezione” di una specie estinta.
A suo parere, per un biologo esperto in lupi, un tassonomista specializzato in canidi o un biologo evoluzionista dei lupi, affermare categoricamente di aver creato un lupo enocione basandosi unicamente sul colore del mantello bianco rappresenta una “scorciatoia” scientificamente inaccettabile e rischia di screditare l’intera questione della resurrezione di animali estinti. Le sue parole riflettono un diffuso scetticismo all’interno della comunità accademica, che invita a una maggiore cautela e rigore scientifico nell’interpretazione di risultati così complessi e potenzialmente fuorvianti.
Un giusto posto nell’ecosistema
Le dichiarazioni di Colossal Biosciences esprimono un’evidente fierezza per aver presumibilmente restituito al terribile lupo il suo “giusto posto nell’ecosistema“. Tuttavia, questa affermazione solleva interrogativi cruciali e potenzialmente inquietanti riguardo alle reali implicazioni ecologiche di questa “resurrezione“.
Ci si domanda legittimamente se l’introduzione di questi lupi grigi geneticamente modificati, pur con alcune caratteristiche fenotipiche del loro antenato estinto lupo enocione, possa effettivamente trovare un “giusto posto” negli ecosistemi moderni, o se, al contrario, la loro presenza possa rappresentare una minaccia per altre specie animali che sono sopravvissute all’estinzione. La dinamica degli ecosistemi è intrinsecamente complessa e delicata, e l’introduzione di un nuovo predatore, anche se geneticamente imparentato a una specie un tempo dominante, potrebbe innescare squilibri imprevisti e potenzialmente dannosi per la biodiversità esistente.
Un’ulteriore questione di fondamentale importanza riguarda la persistenza degli ecosistemi in cui i terribili lupi prosperavano durante il Pleistocene. Il paesaggio ecologico del Nord America di decine di migliaia di anni fa era significativamente diverso da quello attuale, con una diversa composizione di specie di prede e predatori, nonché condizioni climatiche e ambientali distinte.
Jeremy Austin solleva un interrogativo cruciale a questo proposito: “C’è un posto ecologico per i lupi terribili nel mondo moderno?”. La risposta a questa domanda è tutt’altro che scontata. È plausibile che gli habitat adatti a sostenere una popolazione di grandi predatori come il lupo enocione siano oggi frammentati o alterati in modo tale da non poter più supportarli adeguatamente. In questo scenario, i lupi “resuscitati” potrebbero trovarsi a competere per risorse limitate con specie già esistenti, con potenziali conseguenze negative per entrambe.
La prospettiva di Austin dipinge un quadro in cui questi animali geneticamente modificati potrebbero finire per diventare poco più che attrazioni da zoo, esibiti per la curiosità del pubblico. Egli immagina scenari in cui i visitatori pagano per osservare questi lupi bianchi, credendo di aver assistito al ritorno di una leggenda preistorica, mentre lo stesso Austin, sullo sfondo, esprimerebbe il suo scetticismo, correggendo l’errata percezione e sottolineando la loro vera natura di lupi grigi modificati.
La sua analogia con la vicenda dello zoo cinese che dipingeva cani come panda è particolarmente incisiva, suggerendo una potenziale manipolazione della percezione pubblica e una spettacolarizzazione a scapito della rigorosità scientifica. Questa comparazione evidenzia il rischio che l’entusiasmo per la “de-estinzione” del lupo enocione possa oscurare le reali implicazioni scientifiche ed ecologiche dell’iniziativa di Colossal Biosciences, trasformando un complesso esperimento genetico in una mera attrazione da circo.
Per maggiori informazioni, consulta il comunicato stampa rilasciato dalla Colossal.